NĀBULUS (Naplusa)
Città della Palestina, capoluogo della Samaria, situata a circa 520 m. di altezza presso l'estremità nordovest di una pianura (circa 500 m. s. m.) insinuata tra il M. Ebal (M. delle Maledizioni, 938 m.) e il M. Garizim (M. delle Benedizioni, 868 m.). La pianura, detta Piana di Balata e conosciuta in passato col nome di Campo di Giacobbe, è la più vasta della Samaria e si trova in posizione favorevole nella zona spartiacque fra il Mar di Levante e il Mar Morto, sulla quale corre l'unica strada che unisce Gerusalemme alla Palestina settentrionale, e in un punto dove con questa s'incrocia un'altra strada, meno agevole, ma pure molto antica, che risalendo dal Mar di Levante scende al Mar Morto per la valle del W. Farah. Da ciò l'importanza di Nābulus che domina questo incrocio. La città odierna consta di un quartiere vecchio a oriente, con strade strette e tortuose, con parecchie moschee, tra le quali la maggiore (Giama-el-Kebir) fu costruita sopra la chiesa di S. Giovanni, o della Resurrezione, elevata nel 1167 dai canonici del S. Sepolcro; poi di un quartiere nuovo, presso la stazione ferroviaria, con edifici di tipo europeo, ville, ecc. La popolazione (20.700 ab. nel 1911; 15.947 nel 1921; 17.204 nel 1931) è composta per più del 97% di musulmani, che hanno fama di turbolenti e fanatici. Vi è una piccola colonia greca e vi risiede poi l'ultimo superstite nucleo di Samaritani (meno di 150), per i quali il M. Garizim è tuttora il monte sacro; essi abitano un piccolo quartiere a SO., dove hanno una propria sinagoga (v. samaritani). In città sono attive l'industria dell'olio, che si raccoglie nei dintorni (fabbriche di sapone), e quella della lana. Alle comunicazioni, più che il breve tronco ferroviario che si dirama dalla Haifa-Tiberiade ad Affule, provvede la bella strada automobilistica che proviene da Gerusalemme e scende verso la piana di Iezreel.
A E. di Nābulus, presso il piccolo villaggio di Askar (l'antica Sychar), è la "tomba di Giuseppe", ricoperta da un insignificante monumento restaurato nel 1868, luogo assai venerato dagli ebrei, e anche da cristiani e musulmani, sulla fede di una tradizione secondo la quale le ossa di Giuseppe sarebbero state tumulate presso Sichem. Alquanto più a sud, proprio sulla strada per Gerusalemme e presso il sobborgo di Balata, si trova il "pozzo di Giacobbe", per cui v. sichem.
Storia. - Mentre il sobborgo di Balata (Sichem) risale alla più remota antichità, Nābulus è di fondazione tardiva. Il suo odierno nome arabo non è che la trasformazione dell'antico Neapolis, mentre l'appellativo completo della città era Flavia Neapolis. Il primo di questi due nomi le fu dato in onore dell'imperatore Flavio Vespasiano, al cui figlio Tito si deve la fondazione del primo nucleo dell'odierna città in sostituzione e alquanto più a occidente dell'anteriore, Sichem; il che avvenne poco dopo la distruzione di Gerusalemme fatta da Tito nel 70 d. C. La nuova città, popolata in massima parte da veterani romani, presto raggiunse un alto grado di prosperità, e fino dai primi tempi vi si diffuse il cristianesimo. Era nativo di Nābulus l'apologista S. Giustino martire. Fu sede vescovile già dal sec. IV. Con la conquista araba (636) la città decadde; riprese importanza con le crociate, avendola conquistata Tancredi d'Altavilla poco dopo la presa di Gerusalemme, e vi fu tenuto un sinodo nel 1120 a cui assistette Baldovino II. Nel 1187 ricadde in potere degli Arabi, per rimanervi definitivamente dopo il 1242, allorché transitoriamente fu in potere dei Latini. Fu teatro di un'importante battaglia nel 1834, fra Ibrāhīm pascià di Gerusalemme e il governatore di Nābulus, che si era ribellato; quest'ultimo fu vinto e ucciso, e la città fu saccheggiata dai Turchi. Da allora, grazie specialmente alla sua posizione stradale, la città si è sempre più estesa. Il 21 settembre 1918 fu conquistata, dopo qualche resistenza, dalla cavalleria francese. Dopo il terremoto dell'11 luglio 1927, da cui la città ebbe molto a soffrire, ne è stato decretato il rinnovamento edilizio in corso di attuazione.