NĂDIR SHĀH
. Sovrano di Persia dal 1147 (1736) al 1160 (1747). Il suo nome originario era Nadhr Qūlī; nato di umile origine nel 1100 (1688), spiegò il suo talento guerresco nella campagna di riscossa contro gli Afghāni che nel 1721-22 avevano invasa la Persia, e riportò una serie di brillanti vittorie in nome del restaurato sovrano ṣafawide Ṭahmāsp II (1729-32); nel 1732 però Nādir non esitò a deporlo, sostituendogli sul trono il figlio fanciullo (‛Abbās III), finché nel 1736 non assunse egli stesso la corona e il nome di Shāh. Proseguite con energia le campagne contro gli Afghāni e annesso senz'altro il territorio afghāno alla Persìa, Nādir procedette all'invasione dell'India, disfece a Karnāl l'esercito del Gran Mogul, ed entrò in Delhi (1739), dove fece enorme preda. Altre fortunate campagne contro i khān di Bukhārā e di Khīva, e contro i Turchi, gli assicurarono il dominio incontrastato di un territorio che andava dalla linea Caspio-Oxo-Indo sino all'Eufrate. Ma la rude energia, degenerata in crudeltà e sanguinose rappresaglie contro i suoi stessi più intimi (il figlio medesimo, il valoroso Riẓà Qulī, fu da lui fatto accecare, perché sospetto di avere attentato alla sua vita) e la pretesa di reintrodurre violentemente nella Persia sciita l'ortodossia sunnita, gli alienarono l'animo dei sudditi e dei capi militari che lo avevano seguito nelle sue spedizioni vittoriose. Il 20 giugno 1747 Nādir fu assassinato dai suoi ufficiali; al trono salì il nipote di lui, che prese il nome di ‛Ādil Shāh, ma le conquiste dell'Afghānistān e di tutti i territorî sino all'Indo andarono di nuovo e per sempre perdute.
Bibl.: W. Jones, Histoire de Nader Chah, Londra 1770; P. M. Sykes, History of Persia, II, Londra 1915, pp. 339-369; V. Minorsky, in Encycl. de L'Islām, III, pp. 865-870; S. Ikbal Ali Shah, Nadir Shah, Londra 1934.