NAGASAKI (A. T., 101-102)
Città dell'isola di Kyūshū (v.), nel Giappone meridionale, capoluogo della provincia omonima. La storia di Nagasaki è intimamente connessa con quella delle prime relazioni degli Europei col Giappone. La città sorse e si sviluppò da un villaggio di pescatori, noto nell'antichità coi nomi di Fukaeno-ura, Tama-no-ura o Nigitatsu, che, dal sec. XIII al XVI, appartenne ai feudi della famiglia Nagasaki, dalla quale tolse, poi, il nome attuale. Circa il 1400 l'intera regione passò alla famiglia Ōmura, e appunto Ōmura Sumitada (1532-1587,), il primo dai'myō cristiano, aprì il porto di Fukae-no-ura, nel 1568, ai commercianti portoghesi, i quali, stabilitisi fino dal 1550 nell'isola di Hirado, cercavano un migliore approdo. Da quest'epoca ha inizio la trasformazione del villaggio primitivo in un grosso centro commerciale, dove subito affluirono popolazioni di altre provincie e dove trovarono anche rifugio, più tardi, prima delle persecuzioni cristiane e della chiusura del paese, gl'indigeni cristiani esuli per essere stati banditi dalle provincie di origine. Solo 19 anni dopo, nel 1587, Nagasaki aveva raggiunto tale grado di prosperità da indurre Hideyoshi a staccarla dal feudo degli Ōmura e farne una città imperiale e Ieyasu, nel 1603 v'istituiva un governatore (bugyö) in rappresentanza dello shōgun. Nel 1604, la sua popolazione veniva già stimata a 25 mila ab., in gran parte cristiani. Nagasaki fu negli anni migliori il vero centro del cristianesimo giapponese e in quelli tristi il teatro dove si svolsero gli atti più importanti dell'immane tragedia della sua estirpazione, tragedia che si doveva conchiudere, nel 1638, col massacro di Shimabara. Chiuso (1624) íl paese a ogni contatto con l'estero, la fattoria olandese di Deshima, un isolotto del porto della città sul quale dal 1641 venne concesso agli Olandesi il privilegio di stabilirsi e d'esercitare la mercatura, sotto la più stretta e umiliante sorveglianza, rimase il solo, tenuissimo filo di congiunzione fra il Giappone e il resto del mondo. E in tale situazione stazionaria, che ne arrestò ogni progresso, la città rimase fino al 1857, anno in cui venne compresa fra i primi porti aperti agli stranieri e dal quale ha inizio il suo sviluppo moderno.
Posta all'estremità interna di una baia che porta il suo nome, lunga circa 4 km., in una conca limitata intorno da colline di natura andesitica, traversata in più direzioni da piccoìi corsi d'acqua (Urakami-gawa, Dōza-gawa, Ōura-gawa, ecc.) e ben protetta dai venti, la città si estende ad anfiteatro quasi tutta sul lato orientale della baia t. omonima. L'antico nucleo, formato dai quartieri indigeni, oggi con belle strade asfaltate o lastricate, sempre pulite e con frequenti tratti a gradinate o a terrazzi, ha subito notevole incremento, specialmente lungo e verso il mare. Uno dei quartieri così aggiunti è quello straniero di Ōura, dove è concentrata la massima parte degli edifizî di stile europeo. Caratteristico è anche il quartiere cinese di Shinchi-machi, con le sue abitazioni, le sue botteghe e la sua popolazione di commercianti, originarî, in gran parte, di Canton, di Ning-po e di Chi-fu.
L'importanza del suo porto, uno di quelli aperti al commercio con l'estero, è assai inferiore a quanto la sua storia autorizzerebbe a ritenere, poiché condizioni geografiche e locali impedirono la rinascita di Nagasaki a grande emporio commerciale, come per il passato. Da un lato la poca profondità delle acque del suo porto (10-20 m.), inaccessibile perciò ai grandi tonnellaggi odierni; dall'altro la mancanza di retroterra e la posizione isolata, fecero preferire altri approdi (Yokohama, Kōbe, Moji, ecc.), talché la città andò gradualmente assumendo l'attuale carattere di porto di transito, con traffico in prevalenza di viaggiatori, che a lei deriva dalla vicinanza alla Cina e ai mari del sud. Per le comunicazioni rapide con la Cina, specialmente Shang hai, Nagasaki è capolinea o porto di passaggio, e numerose altre linee la collegano alla Corea, a Dairen, a Formosa, all'Australia, alle Americhe.
Le sue risorse economiche sono concentrate, per il resto, nella pesca (Nagasaki è uno dei maggiori mercati di pesce del mondo e la sua provincia ha, da sola, ben 88 porti per quest'attività) e in alcune grosse imprese industriali, quali, ad es., i cotonifici e, soprattutto, i famosi cantieri navali Mitsubishi, che occupano tutta la zona costiera occidentale della baia e che, costruiti nel 1884, dànno oggi lavoro a ben 11.000 operai. Nel complesso Nagasaki è, dunque, centro di consumo con scarse attività economiche. Il valore globale delle merci importate ed esportate dal suo porto ammonta, in media, a 35.700.000 yen l'anno. La sua popolazione, di 204.179 anime nel 1930, la pone al 9° posto fra le città dell'impero. Fra le sue cose notevoli è interessante, per l'Europeo, il parco di Suwa per i monumenti commemorativi a E. Kaempfer (1651-1716) e a Ph. F. v. Siebold (1796-1866), i due nomi più fulgidi nella storia delle conoscenze dell'Occidente sul Giappone. Nagasaki è sede di Corte d'appello e di varie istituzioni culturali, fra cui una università di medicina e un istituto superiore di commercio. La sua provincia ha 1.283.812 ab. (1930) su una superficie di 4119 kmq. e comprende varie isole, fra cui le più importanti sono i gruppi delle Gotō (v.), di Iki (133, 10 kmq.) e di Tsushima (773,03 kmq.). Amministrativamente abbraccia 12 machi (città piccole), 178 villaggi e 2 shi (città con popolazione superiore alle 30.000 anime). Di queste ultime una è Nagasaki, l'altra è Sasebo (133.172 ab. nel 1930), in posizione ben protetta, che in origine semplice villaggio di pescatori deve vita e sviluppo alla base navale creatavi nel 1886. L'ammiragliato e la direzione d'ingegneria navale, l'arsenale, i cantieri, la fabbrica d'armi dànno lavoro alla maggior parte della sua popolazione.