NAMIBIA.
– Demografia e geografia economica. Storia
Demografia e geografia economica di Lina Maria Calandra. – Stato dell’Africa sud-occidentale. Con una crescita annua dell’1,9% (2010-15), la popolazione (2.347.988 abitanti, secondo una stima UNDESA, United Nations De partment of Economic and Social Affairs, del 2014), all’89% alfabetizzata (fonte governativa, aprile 2014), gode di un PIL pro capite a parità di poteri d’acquisto (PPA) medio-alto (10.764 $) e occupa il 127° posto nell’Indice di sviluppo umano. Tra le città, solo la capitale, Windhoek (325.858 ab.), raggiunge una certa dimensione. Permangono, però, disoccupazione, disuguaglianza (il 42% degli abitanti è in stato di povertà) e diffusione dell’AIDS/HIV (Acquired Immune DeficiencySyndrome/Human Immunodeficiency Virus), con 250.000 persone affette, che pesa sulla speranza di vita (64,5 anni, 2013). Con una struttura produttiva rimasta invariata negli ultimi decenni, il PIL (+5% in media dalla crisi del 2009) si basa sulle risorse minerarie (diamanti, uranio), sul turismo e sulla pesca; importanti sono anche gli investimenti pubblici. Per il 40% degli abitanti, l’agricoltura rappresenta la principale fonte di reddito.
Storia di Paola Salvatori. – A vent’anni dall’indipendenza (raggiunta nel 1990) la N. presentava un quadro caratterizzato da forti contraddizioni. Nonostante la sostenuta crescita economica, alimentata dalle ingenti risorse minerarie e dallo sfruttamento turistico delle bellezze paesaggistiche, larghe fasce della popolazione continuavano a trovarsi in condizioni di estrema povertà, prive di mezzi di sussistenza e di servizi. L’estrazione dei minerali e dei diamanti non aveva infatti generato lo sviluppo di un’industria locale di trasformazione dal momento che le compagnie straniere che gestivano le miniere esportavano il prodotto per la lavorazione. Di fatto la disuguaglianza tra la minoranza dei ricchi e la maggioranza dei poveri continuò a crescere facendo della N. uno dei Paesi africani con il più alto indice di sperequazione sociale. Anche la redistribuzione della terra rimase un problema sostanzialmente irrisolto nonostante l’avvio nel 2005 di una riforma agraria che prevedeva veri e propri espropri in favore dei contadini poveri.
Il governo continuò a essere monopolizzato dalla South West African people’s organization (SWAPO), il partito di ispirazione socialista che si era fatto interprete delle istanze indipendentiste e che era al governo dal 1990. Nelle elezioni generali del 2009 il presidente Hifikepunye Pohamba fu rieletto per un secondo mandato con il 76,4% dei voti e la SWAPO conservò la maggioranza di due terzi dei seggi in Parlamento. I risultati furono contestati dalle opposizioni, ma considerati sostanzialmente regolari dagli osservatori internazionali. Negli anni seguenti il governo cercò di promuovere lo sviluppo delle aree più depresse e prese accordi con alcune compagnie minerarie perché vendessero parte dei prodotti a prezzi di favore alle aziende locali. Nel novembre 2014 le nuove elezioni generali confermarono gli equilibri esistenti: Hage Geingob, candidato della SWAPO, venne eletto presidente con circa l’87% dei voti mentre il partito conquistò ancora una volta ampiamente la maggioranza assoluta in Parlamento.