NAMUR (A. T., 44)
Città del Belgio, posta alla confluenza della Sambra nella Mosa, a 85 m. s. m., si è sviluppata lungo la Sambra a pié della terrazza collinosa che sulla riva destra in posizione dominante reġgeva una cittadella, demolita nel 1866; sulla Sambra sono gettati parecchi ponti, mentre un ponte-viadotto ferroviario oltrepassa la Mosa. La posizione di confluenza spiega il convergere in questo punto di un attivo traffico fluviale e di numerose linee ferroviarie, che congiungono Namur con Parigi, Bruxelles, Liegi, Aquisgrana; ma l'importanza odierna della città deriva principalmente dallo sviluppo commerciale e industriale della regione circostante, ricca di grandi giacimenti carboniferi. Città borghese, ricchissima di traffici, ha i caratteri soprattutto dei secoli XVII e XVIII. È capoluogo della provincia omonima e sede vescovile; vi fioriscono numerose industrie (coltellerie, ecc.). Gli abitanti vi sono in numero di 31.347 (nel 1930), ai quali andrebbero aggiunti altri 20.000 delle agglomerazioni immediatamente adiacenti. La parlata locale è il vallone.
Monumenti. - La cattedrale, chiesa di stile classico a cupola, (1751-1767), con portico del Pizzoni e con campanile isolato del sec. XV, conserva nel tesoro molte oreficerie (corona, del sec. XIII; statua d'argento di S. Biagio, del sec. XV; altare portatile con avorî, del sec. XI) e ha sculture di L. Del Vaux (sec. XVIII). Saint-Loup, chiesa barocca, del padre Huyssens (1621-1645) ha l'interno decorato riccamente. Il museo diocesano raccoglie oggetti d'arte religiosa. Il Museo archeologico (con biblioteca), situato nella pittoresca Vieille Boucherie (1588), è celebre per la sua collezione d'antichità preistoriche e gallo-romane della provincia (musaici, bronzi smaltati, oggetti dell'epoca franca, ecc.); possiede due rari quadri di Henri de Blès. Nel monastero delle suore di Notre-Dame sono custodite preziose oreficerie di fra Hugo d'Oignies: reliquiario di S. Pietro (1228); coperta d'evangeliario e calice di Gilles de Walcourt (opere firmate del 1230); grande reliquiario in forma di croce; 5 filatterî, ecc. Degli altri edifici ricordiamo il campanile gotico (1388), le chiese di S. Giovanni Battista; di S. Nicola; di Saint-Gilles; di S. Giuseppe; di Notre-Dame. Notevoli anche l'antico palazzo episcopale (1726-1740), l'Ateneo reale, il seminario che conserva quadri e manoscritti dal sec. VIII al XV. E sono da osservare la statua di Leopoldo I, opera di Geefs (1869), e la cittadella con gli avanzi del castello dei conti di Namur.
Storia. - La città di Namur trae direttamente le origini da un vicus romano sviluppatosi ai piedi dello sprone che separa la Sambre dalla Mosa prima della loro confluenza. Il castrum che coronava questo sprone e che occupava certamente il luogo dell'oppidum degli Aduatici ai tempi di Cesare era, nel sec. X, in possesso dei conti di Lomme e presto diede il proprio nome a tutta la contea, detta appunto contea di Namur. La valle della Mosa sentì fortemente la rinascita commerciale del sec. X e l'antico vicus s'animò mutandosi in un nucleo commerciale, grazie alla navigazione fluviale e all'industria dell'ottone, esercitata nei dintorni e presto poi anche nella città stessa. Fino dal sec. XI l'abitato di Namur si estese anche sulla riva sinistra della Sambre e venne nel secolo medesimo recinto di mura. Certamente prima del 1102 la popolazione ottenne delle franchige. L'importanza della città aumentò a tale punto, che prima del 1188 il forte aumento della superficie occupata indusse a costruire un nuovo recinto di mura.
Ma lo spostarsi delle correnti commerciali verso l'asse Bruges-Bruxelles-Colonia arrestò lo sviluppo di Namur; il suo commercio e la sua industria dell'ottone decaddero e la tessitura vi raggiunse solo un'importanza mediocre. Quando, alla fine del secolo XIV e del XV, si costruì il terzo recinto di mura, quasi tutto il territorio tra questo e il recinto precedente rimase vuoto per parecchi secoli.
Le libertà che la città aveva ottenuto servirono alla loro volta di modello per le franchige che nei secoli XII e XIII furono concesse ad altre località minori della contea. Namur ebbe magistrati proprî: un sindaco, sei scabini, quattro giurati, tutti nominati dal conte. Nonostante una serie di sollevazioni (1253, 1293, 1313, ecc.), la città rimase sempre fortemente sottoposta al principe. Tutti i magistrati suddetti venivano reclutati tra il patriziato: una sollevazione degli artigiani nel 1351 non poté mutare nulla al carattere aristocratico del governo cittadino.
Nell'epoca moderna Namur ha avuto soprattutto importanza militare. Nuove fortificazioni furono costruite in basso sulla sponda della Mosa opposta a quella del castello medievale.
Durante le guerre del sec. XVI tra Spagna e Francia, vi lavorarono ingegneri militari italiani, come Scipione Campi (1525-1573) e il marchese Federico Ghislieri (1550-1619), che prese viva parte all'assedio del 1582 sotto Alessandro Farnese. Nel 1692 vi si trovarono di fronte due famosi fortificatori: il Vauban, che dirigeva, agli ordini di Luigi XIV, l'attacco; e il barone di Coehoorn, che era alla difesa e che si dovette arrendere. Nel 1695 Namur fu ripresa dagli Olandesi, che di nuovo la perdettero nel 1701. Assediata dagl'imperiali e presa, nel 1708 vi fu governatore il conte Alessandro Maffei, veronese, maresciallo dell'impero; egli ne riordinò e restaurò le fortificazioni in modo tale da esser dichiarato dal Vauban vero maestro nell'arte. Nel 1870-88 il Brialmont la trasformò in grandioso campo trincerato, che nella guerra del 1914-18 fu violentemente bombardato e quasi distrutto dai Tedeschi nella loro grande avanzata verso Parigi nell'agosto del 1914 (v. guerra mondiale). Il campo trincerato è oggi pressoché inutilizzato.
La provincia di Namur. - Provincia del Belgio, compresa tra la Francia a S. e le provincie di Brabante a N., di Liegi a NE., di Lussemburgo a E., di Hainaut a O., con una superficie di 36.660 kmq. La popolazione, quasi totalmente di parlata vallone, da 348.338 abitanti nel 1920, è salita a 355.965 nel 1931; essa è distribuita in 366 comuni costituenti tre arrondissements: Namur, Dinant e Phílippeville, con capoluogo Namur.
Il territorio della provincia di Namur è vario, e dalle aspre colline ardennesi, in cui il punto più elevato (502 m. s. m.) è la Croix-Scaille a O. di Gedinne, digrada all'altipiano dell'Hesbaye a 60-70 m. s. m. Questa zona, che si continua più a sud con la Marlagne, è la più fertile, sia per il clima mite, sia anche per la natura del terreno, piuttosto omogeneo, e costituito di sabbia silicea con quantità variabile di argilla e calcare: è perciò la zona più intensamente coltivata a barbabietola da zucchero e a frumento, con alberi da frutta nella Marlagne.
Nel resto del territorio, i terreni del Devonico e del Carbonico, con le loro arenarie e i loro scisti nella zona tra Sambre e Mosa, nel Condroz, nella Famenne e nell'ingrata zona delle Fagnes, limitano fortemente l'attività agricola alla coltura dei boschi, dei prati per l'allevamento del bestiame che assume grande importanza, e del farro o spelta.
La provincia di Namur ha un discreto commercio di prodotti agricoli, favorito anche dalle buone comunicazioni ferroviarie; le industrie principali, oltre quella zootecnica, sono le estrattive, le minerarie, l'industria delle vetrerie, delle raffinerie di zucchero, delle ceramiche, del carbone di legna. Importante è anche l'industria turistica che ogni anno conta migliaia di viaggiatori.
La contea di Namur. - La contea di Namur è diretta continuazione del comitatus Lomacensis carolingio, fortemente smembrato dal sec. X per opera degl'imperatori a beneficio dei vescovi imperiali di Liegi. Nel sec. XI l'antica contea perdette la parte sud-occidentale a favore del Hainaut. La casa comitale aveva per antenato il conte Berengario (menzionato nel 908), discendente di Everardo del Friuli e imparentato, per mezzo della moglie, con la famiglia dei Regnier di Lotaringia. Il più illustre della dinastia fu il conte Alberto III (morto nel 1102), il più potente principe laico della Bassa Lotaringia. Alla contea di Namur e a quella di Durbuy, acquistata da suo padre Alberto II (morto verso il 1064), egli aggiunse la contea di Laroche, estendendo di molto il proprio territorio verso oriente. Suo nipote Enrico il Cieco (nato verso il 1113 e morto nel 1196) ereditò inoltre dalla propria madre il Lussemburgo.
Il suo regno segnò la decadenza della contea di Namur. Battuto nel 1151 a Andenne da Enrico di Leez, vescovo di Liegi, il conte vide nettamente arrestata l'estensione dei proprî territorî verso est. D'altra parte, nel 1188 il conte di Hainaut, Balduino V, s'impossessò di Namur e alla dieta di Schwäbisch-Hall l'imperatore Enrico VI eresse in suo favore le contee di Namur, Durbuy e Laroche in marchesato e principato dell'impero. A Balduino, morto nel 1195, succedette il suo secondogenito, Filippo I il Nobile, con l'incarico di tenere in feudo il marchesato del conte di Hainaut suo fratello. Col trattato di Dinant (1199), egli cedette al conte dí Lussemburgo Durbuy, Laroche e una parte della regione di Namur sulla riva destra della Mosa.
Nel 1212 il marchesato passò alla casa di Courtenay che fu in guerra continua col Lussemburgo. A essa nel 1212 succedette per acquisto la casa di Fiandra. Il regno del conte Guy de Dampierre e quello di suo figlio Giovanni I furono caratterizzati da un rafforzamento delle istituzioni centrali, sul modello fiammingo. Guglielmo I (1337-1391), marito di Caterina di Savoia, riuscì a ricuperare una parte dei territorî perduti nel 1199 e a ristabilire la dipendenza diretta dall'impero. Nel 1429 l'ultimo conte della casa di Fiandra, Giovanni III, vendette la regione di Namur al duca di Borgogna, Filippo il Buono (v. paesi bassi).
La contea di Namur non ha avuto mai proprie istituzioni centrali. Guy de Dampierre mise a capo dell'amministrazione un balio, divenuto nel 1386 "gran balio" e più tardi "sovrano balio". In quanto al consiglio di Namur, che sino alla fine dell'antico regime rimase la suprema corte di giustizia, dovette la propria origine all'antica corte comitale riorganizzata sotto Filippo il Buono. Gli stati provinciali, organi degli "ordini" della popolazione, esistevano nel 1421, e da quell'epoca assunsero carattere regolare.
Bibl.: F. D. Doyen, Bibliographie namuroise, Namur 1884-90, voll. 2; J. Borgnet, Promenades dans Namur, I, Namur 1851-59; id., De l'origine du Conseil provincial de Namur, in Annales soc. archéol. de Namur, X (1868-1869); J. Borgnet e S. Bormans, Cartulaire de la Commune de Namur, I: Introduction, Namur 1876; J. Borgnet, Histoire de la Commune de Namur au XIVe et au XVe siècle, Namur 1877; F. Kekeljan, Namur au temps passé, Namur 1905; D. Brouwers, L'administration et les finances du comté de Namur du XIIIe au XVe siècle, voll. 3, Namur 1910-1926; F. Rousseau, Henri l'Aveugle, Liegi 1921; E. Michel, Abbayes et monastères de Belgique, Bruxelles-Parigi 1923; E. Godenne e H. G. van Elven, La province de Namur pittoresque, monumentale, artistique et historique, Namur 1930; F. Rousseau, La Meuse et le pays mosan en Belgique, Namur 1930; Guide de Namur sur Meuse et de la province de Namur, ed. dalla rivista di archeol. Namurcum, Namur 1932; Mémorial de l'exposition des trésors d'art de Namur, Namur 1932; L. Van-der-Kindere, Hist. de la formation territoriale des principautés belges, Bruxelles 1889 segg. V. belgio.