NANNI d'Antonio di Banco
Scultore fiorentino, morto nel 1421. Nel 1406 è matricolato nell'arte dei maestri di pietra e legname. Il suo nome compare assieme a quello del padre, scultore pure lui, in documenti dell'opera del Duomo del 1407 e del 1408 relativi ai lavori per l'arco della porta della Mandorla. Insieme col padre ebbe allogazione, nel 1408, per la facciata di Santa Maria del Fiore, di una figura del profeta Isaia; da solo quella del S. Luca terminato nel 1413 (ora nell'interno del Duomo). Nel 1414 gli fu commesso il frontone della porta della Mandorla, per cui abbiamo notizie di pagamenti del 1415, 1417, 1418, 1419, 1420; l'ultimo pagamento del 1422 viene effettuato agli eredi dell'artista. L'anonimo Gaddiano assegna a N., oltre il S. Luca del Duomo e l'Assunzione della porta della Mandorla (egli lasciò non del tutto finito il frontone), all'esterno di Orsanmichele, nel S. Filippo, scolpito per l'arte dei calzolai, il S. Eligio, dell'arte dei maniscalchi, e i Quattro Santi dell'arte dei maestri di pietre e legnami. A queste opere la critica, dopo molte controversie, ha aggiunto il gruppo dell'Annunciazione nel Museo dell'opera del Duomo.
Cronologicamente si possono distinguere nell'attività di N. due periodi: al primo che dal principio del sec. XV va fin verso il 1407-1408 appartengono una formella con mezza figuretta di profeta all'esterno di Orsanmichele, le statue del tabernacolo dei Quattro Santi, i Quattro Santi e il San Filippo, l'Annunciazione del Museo dell'opera, una parte dello sguancio di sinistra della porta della Mandorla (i due angeli in basso e l'angelo in alto con tratti di fregio). Il secondo periodo, che s'inizia nel 1413 all'incirca, comprende il San Luca, il S. Eligio e, della Porta della Mandorla, il compasso centrale con la Pietà per l'arco della porta stessa.
Le opere giovanili, come ad es. i Quattro Santi e S. Filippo, dagli atteggiamenti impalati, dalle vesti grevi, con le teste dall'espressione immobile, palesano lo studio della statuaria classica, ma non l'assimilazione intima e commossa dello spirito classico, che fu in Donatello. Nelle sculture più tarde quella rigidità derivata da una troppo scrupolosa osservanza degli schemi classici si discioglie. E N. crea il suo capolavoro, il S. Luca del Duomo, seduto in positura solenne, avvolto in panneggi ampî e morbidi, con lo sguardo pensoso. Nell'Assunzione della porta della Mandorla, che il Vasari attribuiva a Iacopo della Quercia, si accentuano le movenze vivaci dei corpi e delle pieghe. (V. tav. XXIII).
V. bottega, VII, pag. 582, fig. 12.
Bibl.: F. Knapp, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, II, Lipsia 1908 (con bibl.); G. Pachaly, N. di A. di B., Heidelberg 1907; A. Venturi, Storia dell'arte ital., II, Milano 1908, pp. 198, 202, 212; O. Wulff, G. d'A. di B. und die Anfänge d. Renaissanceplastik in Florenz, in Jahrb. d. preuss. Kunsts., XXXIV (1913), pp. 99-164; G. Brunetti, Un'opera sconosciuta di N. d. B. e nuovi documenti relativi all'artista, in Riv. d'arte, XII (1931), pp. 229-37.