Loy, Nanni (propr. Giovanni)
Regista cinematografico, nato a Cagliari il 23 ottobre 1925 e morto a Fregene (Roma) il 21 agosto 1995. Saldamente ancorato a una poetica antiideologica e antiretorica, privilegiò l'elemento individuale nella sua immediatezza sia in opere d'impegno politico e civile, come quelle incentrate sulla Resistenza, sia nelle commedie di stampo popolaresco, arrivando così a tracciare, nell'arco della sua produzione, un ritratto inedito e spesso pungente del costume italiano del suo tempo. Vivace protagonista di una stagione culturalmente ricca di fermenti, L. partecipò alla fondazione dell'Associazione autori cinematografici italiani (staccatasi dall'ANAC), di cui rivestì la carica di presidente, e conquistò il consenso del pubblico televisivo con programmi maliziosamente innovativi. Con Le quattro giornate di Napoli (1962) ottenne il Nastro d'argento per la regia e la sceneggiatura, e una candidatura all'Oscar per il soggetto e la sceneggiatura. Vinse ancora per due volte il Nastro d'argento con Café express (1980) per il soggetto e con Mi manda Picone (1984) per la sceneggiatura.
Laureatosi in giurisprudenza, s'iscrisse al Centro sperimentale di cinematografia dove conseguì il diploma in regia. Dopo aver diretto alcuni documentari ed essere stato aiuto regista di Luigi Zampa e Augusto Genina, firmò insieme a Gianni Puccini i suoi primi due film, le piacevoli commedie Parola di ladro (1957) e Il marito (1958). Nel 1959 realizzò l'ambizioso Audace colpo dei soliti ignoti, che pur non uguagliando il famoso I soliti ignoti (1958) di Mario Monicelli, di cui costituisce il seguito, non deluse sul piano spettacolare. In Un giorno da leoni (1961) si affaccia il tema della Resistenza che L. affronta attraverso il racconto di esperienze reali: la presa di coscienza di tre giovani imbelli e politicamente demotivati che dopo l'8 settembre 1943 si trasformano in eroici combattenti. Allo stesso momento storico s'ispira Le quattro giornate di Napoli, sull'insurrezione del popolo partenopeo (28 settembre-1° ottobre 1943) contro l'occupazione tedesca, pregevole soprattutto per l'impostazione corale della narrazione.
Dopo una prolungata esperienza televisiva con la trasmissione Specchio segreto, applaudito esperimento di candid camera, L. tornò al cinema con un film a episodi, Made in Italy (1965), intelligente e arguto collage di storie in cui risulta esaltata la tendenza del regista a ritrarre frammenti di vita quotidiana (meno acuto, anche se non privo di vivaci venature satiriche, fu l'altro suo film a episodi, Testa o croce del 1982). Con Il padre di famiglia (1967), descrizione della società italiana dell'immediato dopoguerra L., pur nei modi della commedia, pose l'accento sulla crisi della famiglia nel periodo del boom economico. Ancora nell'ambito della commedia all'italiana, prove più impegnative furono Rosolino Paternò, soldato (1970) e Sistemo l'America e torno (1973). Tra i due si colloca il drammatico Detenuto in attesa di giudizio (1971), denuncia del sistema giudiziario italiano, con un ottimo Alberto Sordi nel ruolo del protagonista. Girò poi Café express, scritto con Elvio Porta e incentrato sulla figura di un venditore abusivo di caffè e panini sui treni (Nino Manfredi): spaccato di vita meridionale, la commedia presenta risvolti patetici, temperati però da elementi macchiettistici. Sempre in collaborazione con Porta, realizzò Mi manda Picone, in cui viene affrontato il tema della camorra a Napoli attraverso la storia di un piccolo malavitoso (Giancarlo Giannini). Deludente fu invece Amici miei atto III (1985), terza puntata della serie inaugurata nel 1975 da Mario Monicelli. Nel 1989 diresse Scugnizzi, sui ragazzini dei vicoli napoletani, sorta di 'musical neorealista' con attori in parte presi dalla strada. L. realizzò in seguito la commedia Pacco, doppio pacco e contropaccotto (1993) e A che punto è la notte (1995), suo ultimo film. Pubblicò anche due libri: Quale cinema per gli anni Ottanta? (1977) e Specchio segreto (1981). *
G. Rondolino, Loy, in Venti anni di cinema italiano nei saggi di ventotto autori, a cura del Sindacato nazionale dei giornalisti cinematografici italiani, Roma 1965; L. Quaglietti, Nanni Loy, Reggio Emilia 1981; Nanni Loy una monografia, a cura di L. Tamagnini, Reggio Emilia 1981.