Napoléon vu par Abel Gance
(Francia 1925-26, 1927, colorato, 333m a 20 fps); regia: Abel Gance; produzione: Consortium Westi/Wengeroff/Pathé/ Films Abel Gance/Sgf; sceneggiatura: Abel Gance; fotografia: Jules Kruger, Joseph-Louis Mundviller, Léonce-Henry Burel; montaggio : Marguerite Beaugé; scenografia: Alexandre Benois, Pierre Schildknecht, Georges Jacouty, Vladimir Meinhardt, Pimenoff; costumi: Georges Charmy, Alphonse Sauvageau, Madame Angris, Madame Neminsky, Jeanne Lanvin; musica: Arthur Honegger.
La vita di Napoleone Bonaparte rievocata da alcuni dei suoi sodali. L'infanzia nel collegio militare di Brienne: una battaglia a palle di neve strategica e vittoriosa, l'ira per la sparizione dell'aquila preferita, la lite fomentata tra i compagni di dormitorio. Nel 1789, al Club des Cordeliers, il giovane Bonaparte ascolta l'ufficiale Rouget de Lisle insegnare la Marsigliese ai rivoluzionari. Il popolo marcia sulle Tuileries, si proclama la Repubblica, Bonaparte fugge in Corsica: ricercato, farà ritorno in Francia su un fragile vascello che ha per vela la bandiera tricolore. Nel 1793 Napoleone è ufficiale maggiore durante l'assedio di Tolone, conquistata nel corso di una torrenziale tempesta; una ragazza, Violine, s'innamora di lui. Intanto, a Parigi, "si vedono i dittatori popolari trasformarsi in fornitori di teste per la ghigliottina" (Léon Moussinac): Marat viene ucciso, Danton giustiziato, Saint-Just aspira il profumo d'una rosa ogni volta che cala la mannaia. Nei giorni confusi e oscuri di Termidoro, Bonaparte soffoca l'insurrezione dei monarchici contro la Convenzione, e resta folgorato da Joséphine Beauharnais. La sposa, quindi prende il comando dell'armata d'Italia e varca la frontiera.
La storia della realizzazione di Napoléon vu par Abel Gance ha assunto nel tempo toni leggendari. Il primo progetto, che risalirebbe a un incontro del 1921 tra Abel Gance e David W. Griffith, prevedeva un'epopea in otto episodi, ma i costi altissimi permisero di realizzare solo il primo: dall'infanzia di Napoleone a Brienne fino alla campagna d'Italia. Le riprese cominciarono il 15 gennaio del 1925 e furono ultimate nell'agosto dell'anno successivo, quando Gance poté iniziare a montare i 450.000 metri di pellicola impressionati da ben diciotto macchine da presa. Il film venne presentato il 7 aprile del 1927 all'Opéra di Parigi. Se da più parti si levarono forti critiche contro la tesi politica che lo animava (la Rivoluzione Francese, riletta da Gance in chiave critica, era rappresentata sotto forma di disordine e d'anarchia), unanime fu invece l'elogio per la perfezione tecnica al servizio di un'alta qualità spettacolare. Una qualità che Gance aveva fortemente cercato, come indica una nota a margine della prima sceneggiatura: "Faire du spectateur un acteur, le mêler à l'action, l'emporter dans le rythme des images". A tal fine Gance ricorse all'impiego e persino all'invenzione di apposite tecniche di ripresa: il grandangolo Branchyscope, la lente iridescente Wollensak, un 'ascensore di ripresa' direttamente ispirato dalla struttura della ghigliottina, il 'pendolo parallelogrammico' per sbilanciare i movimenti di macchina. Alle nuove tecnologie s'accompagnò l'audacia nel loro uso: per l'iniziale episodio d'infanzia Gance fece montare la macchina da presa su una slitta, nella scena al Club des Cordeliers la sospese a fili metallici per farla scorrere sopra la testa delle comparse che cantavano l'inno francese. Delle invenzioni in fase di montaggio sono perfetti esempi lo splendido incipit del film, con la battaglia a palle di neve, e la sequenza della 'doppia tempesta': nel montaggio parallelo, la tempesta che deve affrontare Bonaparte in fuga dalla Corsica si alterna all'altra tempesta, questa di carattere politico, che i Girondini combattono contro la Convenzione.
Ma l'elemento di maggior attrazione spettacolare fu (ed è ancora oggi) la sperimentazione della polivisione o 'triplo schermo': le scene girate con tre macchine da presa sincronizzate e orientate al fine di ottenere tre immagini giustapposte venivano poi proiettate su tre schermi affiancati. Gance realizzò con questa tecnica solo l'episodio della campagna d'Italia, ma in fase di montaggio impiegò il nuovo sistema anche per la sequenza della 'doppia tempesta'. Il triplo schermo permetteva due tipologie d'impiego: le tre immagini potevano raccordarsi sugli schermi (immagine a mosaico) o essere impiegate separatamente (su ogni schermo venivano proiettate scene diverse). La sequenza della campagna d'Italia, unico trittico oggi sopravvissuto, permette di ammirare le capacità espressive e spettacolari della polivisione: sui tre schermi vediamo ora un'immagine 'unica' dell'esercito napoleonico schierato e pronto a combattere, ora il primo piano di Bonaparte a cavallo che occupa la posizione centrale, mentre nei due schermi laterali scorrono le immagini dell'esercito in marcia.
Napoléon vu par Abel Gance, film-limite che nella sua visione 'parossistica' coniuga lo sperimentalismo più radicale (in particolare la lezione del cubismo) con la grande vocazione narrativa, rappresenta un caso estremo nel campo della filologia cinematografica. Proiettato per la prima volta in una versione 'condensata' che misurava 5.200 metri e comprendeva le sequenze pensate per il triplo schermo, venne successivamente proposto alla stampa parigina in una versione di 13.000 metri, divisa in sei periodi e senza alcuna sequenza in polivisione. Per l'uscita nelle sale, si montò una versione intermedia che comprendeva la sequenza finale in triplo schermo. Seguiranno negli anni altre versioni: nel 1934 un Napoléon vu… et entendu par Abel Gance (sonorizzato, doppiato e con l'aggiunta di nuove sequenze); nel 1971 Bonaparte et la Révolution (il triplo schermo è assente, episodi interi sono scomparsi, è presente una voce off che commenta alcune sequenze). Particolarmente complesso dunque il lavoro di ricostruzione del film, curato dallo storico e pioniere del restauro cinematografico Kevin Brownlow. Cercando negli archivi di tutto il mondo copie sopravvissute del film di Gance, Brownlow ha tra l'altro ritrovato l'episodio, considerato perduto, dell'infanzia di Napoleone a Brienne. Nel 1979 è stato presentato al Festival di Telluride il primo risultato concreto del lavoro di restauro, una versione di cinque ore composta esclusivamente con materiale delle versioni del 1927; il secondo restauro di Napoléon, che misura 7.500 metri è stato eseguito sulla base di tutto il nuovo materiale che la Cinémathèque française ha fornito a Brownlow, è stato presentato nel 2000 al 56° congresso internazionale della Fédération International des Archives du Film.
Interpreti e personaggi: Albert Dieudonné (Napoleone Bonaparte), Wladimir Roudenko (Napoleone Bonaparte ragazzo), Nicolas Koline (Tristan Fleuri), Roblin (Picot de Peccaduc), Vidal (Phélipeaux), Robert Vidalin (Camille Desmoulins), Françine Mussey (Lucile Desmoulins), Harry-Krimer (Rouget de Lisle), Alexandre Koubitzky (Danton), Antonin Artaud (Marat), Edmond van Daele (Maximilien Robespierre), Maryse Damia (la 'Marseillaise'), Gina Manès (Joséphine de Beauharnais), Max Maxudian (Barras), Andrée Standard (Thérèse Cabarrus/Madame Tallien), Suzy Vernon (Madame Récamier), Marguerite Gance (Charlotte Corday), Abel Gance (Louis de Saint-Just).
J. Arroy, En tournant 'Napoléon' avec Abel Gance, Paris 1927.
W.K. Everson, The many lives of 'Napoleon', in "Film comment", n. 1, January-February 1981.
R. Abel, Charge and Counter-Charge: coherence and incoherence in Gance's 'Napoleon', in "Film quarterly", n. 3, Spring 1982.
K. Brownlow, 'Napoleon'. Abel Gance's Classic Film, New York 1983 (trad. it. Milano 2002).
R. Icart, La représentation de Napoléon Bonaparte dans l'oeuvre d'Abel Gance, in "Cahiers de la cinémathèque", n. 35-36, automne 1983.
R. Philpott, Whose 'Napoleon', in "Framework", n. 20, 1983.
G. Leblanc, Gance dans le regard de l'aigle, in "Cinéthique", n. 35, mai 1984.
C. Lafaye, Gance et 'son' Napoléon, in "Cahiers de la cinémathèque", n. 53, décembre 1989.
E. Comuzio, La musica dell'Imperatore salvata dal diluvio, in "Cineforum"; n. 294, maggio 1990.
J. Gerstenkorn, L'empire de l'analogie, in "Vertigo", n. 6-7, 1991.
Sceneggiatura: Napoléon, Paris 1990.