MONALDESCHI, Napoleone
MONALDESCHI, Napoleone. – Nacque a Orvieto, da Pietro Novello di Monaldo, intorno agli anni Settanta del secolo XIII.
La famiglia Monaldeschi aveva consolidato una primazia assoluta sulla città da diversi decenni, in seguito al declino della parte ghibellina. Il padre del M. ebbe più volte responsabilità di primo piano nelle scelte assunte dal Comune di Orvieto, specie in campo militare, accanto ai tradizionali alleati fiorentini.
Seguendo l'esempio paterno, il M. prese parte fin dal 1314 a varie spedizioni, sia oltre il territorio orvietano – nel 1323, per esempio, guidò con il conte Lionello di Farolfo Montemarte 50 cavalieri contro Spoleto –, sia per il controllo di centri del contado come Bolsena, Montemerano, Bagnoregio, Santa Fiora. Con tali missioni arrivò a conquistare un ruolo di primo piano nella città, tanto che alcune fonti cronachistiche, sebbene da prendere con prudenza perché fortemente di parte, arrivano a definirlo «maggior cittadino» e signore di Orvieto. Se tali definizioni possono essere appunto viziate da partigianeria, certamente il M. fu colui il quale maggiormente contrastò l’affermazione di Ermanno di Corrado, l’esponente di un altro ramo dei Monaldeschi che finì per divenire effettivamente signore della città.
L’ascesa del M. si costruì soprattutto sul successo di diverse campagne militari nel territorio e soprattutto di quella contro Chiusi.
All’inizio del Trecento Chiusi attraversava un periodo di declino pur rimanendo un importante luogo strategico in quanto posta all’incrocio tra direttrici nord-sud, lungo il fiume Chiana, ed est-ovest, tra Perugia e il mare. Per tale collocazione la città interessava sia a Orvieto, quale punta avanzata del suo territorio verso nord, sia a Perugia, alla quale offriva un punto d’appoggio lungo la strada verso il mare. Quando i Chiusini cercarono di volgere a proprio favore questa rivalità e di ottenere maggiore autonomia, una spedizione punitiva orvietana troncò tali speranze per quasi un decennio.
Nel 1327 Perugia tornò a prevalere su Chiusi, ma la reazione orvietana non si fece attendere: proprio con il M. alla guida, gli Orvietani si impadronirono di nuovo della città invocando anche il potere papale quale garante dei diritti pregressi. Sul finire del 1332, allorché si temette un nuovo colpo di mano perugino, il M. decise autonomamente di allestire una spedizione per andare in difesa di Chiusi contro Perugia. Con tale gesto il M. cercava anche di consolidare il proprio prestigio personale e per questo la missione trovò un forte contrasto in esponenti di altri rami dei Monaldeschi, in particolare Ermanno di Corrado e Buonconte di Ugolino. Mentre il primo era un avversario storico del M., Buonconte, fino a pochi anni prima, aveva parteggiato per il ramo della famiglia al quale apparteneva il M. e per i Montemarte, suoi sostenitori in una vasta alleanza tra diverse famiglie orvietane che, seppure tendenzialmente guelfe, raccoglievano però l’appoggio anche di alcuni ceppi ghibellini.
La rottura di tale fronte da parte di Buonconte si consumò per ragioni personali, cioè per l’aggressione subita nell’aprile del 1324 da uno dei suoi figli, Ugolino, e dal cognato di questo, il viterbese Giovanni Gatti, mediante la quale due esponenti dei Montemarte avevani inteso vendicare la morte di un altro membro della famiglia ucciso dieci anni prima dal padre di Giovanni, Silvestro, nel corso della battaglia di Montefiascone tra Viterbesi e Orvietani.
A questo episodio seguirono altri scontri, in ragione dei quali il Comune nel 1325 costrinse alcuni Monaldeschi dei diversi rami in contesa e vari esponenti dei Montemarte a vivere confinati nei propri palazzi. Il M., i suoi fratelli e Ugolino vennero anche multati.
In realtà, però, con lo spostamento del ramo di Buonconte per il M. erano diminuite le possibilità di soddisfare le proprie ambizioni mentre per Ermanno si apriva una congiuntura favorevole. Sui due si polarizzarono gli opposti schieramenti interni ed è in tale clima che il M. ideò la sua missione su Chiusi, dove egli rivestì anche la carica di podestà. Nel 1333 uno dei principali alleati di Ermanno Monaldeschi, Ugolino Della Greca, fu ucciso da un seguace del M., Vanne de’ Mazzocchi; a tale fase vanno anche riferite condanne contro lo stesso M., Ermanno e loro alleati per rissa e per porto illegale d’armi.
La situazione precipitò rapidamente e il 20 apr. 1334 la spirale di violenze sfociò nell’assassinio dello stesso M., nel quale furono coinvolti numerosi alleati e parenti di Ermanno: in particolare, un figlio di questo, Corrado, e il nipote Ugolino. Gli assassini furono però condannati solo al pagamento di una pena di 1500 fiorini. Evidentemente, il potere di Ermanno era ormai enorme e si sperava di contenerne in qualche modo le ambizioni con una condanna tanto moderata. Il 6 maggio aveva luogo la presa di servizio del nuovo capitano, Giacomo dei Bardi di Firenze. Il Consiglio del Popolo decise che i responsabili dell’assassinio del M. fossero condannati all’esilio ma includeva nella condanna anche altri esponenti di entrambi gli schieramenti, tra cui due fratelli del Monaldeschi.
Fonti e Bibl.: Annales Urbevetani, a cura di L. Fumi, in Rer. Ital. Script., 2a ed., XV, 5, p. 192; Luca di Domenico Manenti, Cronaca, ibid., pp. 379, 382; C. Manenti, Historie, ibid., pp. 430-433; A. Ceccarelli, Dell’historia di casa Monaldesca, Ascoli 1580, p. 41; G. Pardi, La signoria di Ermanno Monaldeschi in Orvieto, Roma 1895, pp. 25-28, 30; Id., Comune e Signoria a Orvieto, Todi s.d., pp. 57, 64-68, 77, 79, 104; D. Waley, Medieval Orvieto. The political history of an Italian city-State, 1157-1344, Cambridge 1952, pp. 107, 123, 130-134, 138, 141.