MORIANI, Napoleone
MORIANI, Napoleone. – Figlio di Carlo, nacque a Firenze il 10 marzo 1808.
Di famiglia benestante, prima d’intraprendere la carriera di cantante come tenore fu avviato dal padre agli studi giuridici e, dopo l’apprendistato ginnasiale, si iscrisse alla facoltà di lettere nell’Università di Pisa (Appolonia, 1998, p. 16). Qui fu in stretto rapporto d’amicizia con il poeta Giuseppe Giusti; nella saffica Per un reuma d’un cantante (1840) questi fa allusione satirica alla passata familiarità e all’invidiabile carriera dell’amico («V’è tal che mentre canti, e in bella guisa / lodi e monete accatastando vai, / rammenta i dolci che non tornan mai / tempi di Pisa, / quando di notte per la via maestra, / il duo teco vociando e la romanza, / prendea diletto di chiamar la ganza / alla finestra»).
Il talento di Moriani come cantante fu scoperto da Carlo Ruga, che «gli si offerse a maestro, a guida, a fratello, dimanieraché, vinto il padre dal ragionare e dall’autorità di lui, accondiscese che il figlio studiasse la musica» (Regli, 1860, p. 249); come Moriani stesso ricorda, Ruga educò la sua voce con «severi studii [...] in modo [...] da toglierle tutti i difetti naturali» (cit. in Neretti, 1937, p. 61). Soggiunge Moriani: «si è sempre detto che il timbro della mia voce era dapprima tutto gutturale e senza metallo; da un lungo e faticoso studio, unito a molte mie lacrime di scoraggiamento e con la pazienza del Maestro, si ottenne una voce non brutta, ferma ed argentina. Cosicché al Maestro Carlo Ruga io vado debitore di tutto, della voce e del metodo» (ibid.).
Nel 1832 Moriani meritò «clamorosi applausi » (Regli, 1860, p. 249) debuttando nel teatro alla Scala di Milano, in un’accademia per il Pio Istituto teatrale. L’esordio su scena avvenne nel teatro dei Condomini di Pavia nel Carnevale dell’anno successivo, con esito trionfale, dando avvio a una carriera che in breve lo vide calcare i principali palcoscenici d’Italia e d’Europa (Walker, 1962; Celletti, 1989; Appolonia, 1998).
Si esibì tra l’altro a Padova (Nuovo, 1833), Parma (Ducale, 1833, 1834), Genova (Falcone, 1834, 1835), Torino (D’Angennes, 1834), Napoli (S. Carlo, 1835, 1836), Bologna (Comunale, 1836, 1837, 1841, 1847), Firenze (Alfieri, 1836, 1838; Pergola, 1837, 1838, 1841, 1848), Livorno (Avvalorati, 1836, 1838), Faenza (Comunale, 1837, 1847), Lucca (Giglio, 1837, 1838, 1839, 1848), Senigallia (Comunale, 1837, 1838, 1839, 1847), Venezia (Fenice, 1837, 1838, 1839, 1841, 1842; Apollo, 1846), Roma (Argentina, 1838; Apollo, 1843), Milano (Scala, 1839, 1840, 1846, 1847; Carcano, 1847), Trieste (Comunale, 1839, 1840), Vienna (Kärntnertor, 1840, 1841, 1842, 1843, 1844), Dresda (Hofoper, 1841, 1842, 1843), Reggio nell’Emilia (Municipale, 1843), Verona (Filarmonico, 1841), Amburgo (1843), Berlino (1843), Budapest (1843), Londra (Her Majesty’s Theater, 1844, 1845; Drury Lane, 1845), Madrid (La Cruz, 1844, 1845, 1846; Circo 1850), Barcellona (1845), Parigi (Italien, 1845, 1849, 1850), Bergamo (Riccardi, 1846), Lisbona (1846).
Tra le opere di Gaetano Donizetti più frequentate spiccano Lucia di Lammermoor (nella parte di Edgardo; almeno 26 allestimenti a partire dal 1837) e Lucrezia Borgia (Gennaro; almeno 22 allestimenti dal 1838; nella versione che Donizetti medesimo aveva riveduto nel 1840 per la Scala, Moriani strappava l’applauso con il cantabile Madre, se ognor lontano, aggiunto nel tempo di mezzo del rondò finale di Lucrezia: la struggente melodia era desunta di sana pianta dalla scena della morte di Ghino nella Pia de’ Tolomei, nella quale il tenore aveva fatto furore nella ripresa senigalliese del 1837). Dello stesso autore Moriani eseguì sovente anche Anna Bolena (nella parte di Percy), Belisario (Alamiro), Marino Faliero (Fernando), Parisina d’Este (Ugo) e Linda di Chamounix (Carlo, nella prima viennese del 1842); interpretò anche Gemma di Vergy (Tamas),Maria de Rudenz (Enrico, nella prima, Venezia, Fenice, gennaio 1838), Torquato Tasso (Roberto), Roberto Devereux (parte eponima), L’elisir d’amore (Nemorino), Maria Padilla (Ruiz) e Maria di Rohan (Riccardo). L’opera più frequentata di Vincenzo Bellini fu I Puritani (almeno 6 allestimenti, nella parte di Arturo), ma cantò anche I Capuleti e i Montecchi (Tebaldo), La sonnambula (Elvino),Norma (Pollione) e Beatrice di Tenda (Orombello). Tra le opere di Saverio Mercadante si ricorda la sua partecipazione in Emma d’Antiochia (Ruggiero), Le due illustri rivali (Armando, nella prima, Venezia, Fenice, 1838), I Normanni a Parigi (Odone), Il giuramento (Viscardo) e Il bravo (parte eponima). Di Giuseppe Verdi interpretò I due Foscari (Jacopo), I Lombardi alla prima crociata (Arvino) ed Ernani (parte eponima); nel 1839, un allestimento di Oberto, conte di S. Bonifacio previsto alla Scala di Milano saltò, pare, perché Moriani era indisposto. Sempre alla Scala, nella ripresa dell’Attila del 1847 (parte di Foresto), cantò la romanza Oh dolore! ed io vivea, che Verdi aveva scritto apposta per lui in sostituzione di Che non avrebbe il misero.
Tra le altre prime alle quali partecipò si ricordano Il Cid di Luigi Savi (Don Rodrigo; Parma, Ducale, 1834), Eran due, or son tre, ovvero Gli esposti di Luigi Ricci (Torino, D’Angennes, 1834), Rosmunda in Ravenna (Almachilde; Venezia, Fenice, 1837) e Alisa di Rieux di Giuseppe Lillo (Amoriggi; Roma, Argentina, 1838), La sposa di Messina di Nicola Vaccai (Don Emanuele; Venezia, Fenice, 1839), Enrico II di Otto Nicolai (parte eponima; Trieste, Comunale, 1839), Ildegonda di Temistocle Solera (Rizzardo Mazzafiore; Milano, Scala, 1840), Giovanna II, regina di Napoli di Carlo Coccia (Lorenzo Alopo; Milano, Scala, 1840), Antonio Foscarini di Carlo Coen (parte eponima; Bologna, Comunale, 1841), Luigi Rolla di Federico Ricci (parte eponima; Firenze, Pergola, 1841), Il Duca d’Alba di Giovanni Pacini (Egmondo; Venezia, Fenice, 1842), Dirce di Achille Peri (Linceo; Reggio nell’Emilia, Municipale, 1843), Bianca Contarini di Lauro Rossi (Andrea Pisani; Milano, Scala, 1847), Gusmano il Buono ossia L’assedio di Tarifa di Marco Aurelio Marliani (Don Pedro; Bologna, Comunale, 1847). Tra le altre opere nelle quali ebbe una parte: Gli Arabi nelle Gallie ossia Il trionfo della fede di Pacini (Agobar), L’assedio di Corinto di Gioachino Rossini (Cleomene), Le cantatrici villane di Valentino Fioravanti (Carlino), Danao, re d’Argo di Giuseppe Persiani (Linceo), Il Templario di Nicolai (Vilfredo d’Ivanhoe), Corrado d’Altamura di Federico Ricci (Roggero) e Rolla di Teodulo Mabellini (parte eponima). Partecipò anche a numerose accademie di canto; in almeno due occasioni si esibì a Firenze insieme con Franz Liszt (17 novembre e 8 dicembre 1838).
Tenore romantico per eccellenza, «per la passione onde improntava ogni nota» (Regli, 1860, p. 348), Moriani fu contrattualmente legato all’impresario Alessandro Lanari. Ebbe un’intesa artistica privilegiata con Giuseppina Strepponi, primadonna con la quale condivise molte acclamate esibizioni; per alcuni anni intrattenne forse con lei anche un tormentato legame sentimentale (Walker, 1962, pp. 86-91, lo indica addirittura come padre dei due figli illegittimi della cantante, ma è smentito da De Angelis, 1982, pp. 135-139). Sposato con Elvira (non è noto il cognome), ebbe da lei quattro figli, Carlino, Giorgina, Medea e Minerva.
La sua carriera declinò precocemente per un’affezione laringea cronica: abbandonò di fatto le scene dopo accademie di canto a Parigi e a Rouen nel 1851 e trascorse una vecchiaia serena nella tenuta acquistata presso Greve in Chianti (Appolonia, 1998, p. 17).
Morì a Firenze il 4 marzo 1878.
Un’aura mitica accompagnò la figura del cantante: all’apice della carriera vennero in luce stralci di biografia romanzata, Voyage musical (fragments), con la motivazione che «les difficultés de toute espèce que cet artiste a eu à combattre, son inébranlable constance et la brillante carrière qu’il parcourt, peuvent offrir d’utiles enseignements à la jeunesse qui se destine au théâtre» (1842, p. 43). Moriani fu celebre per lo spasmodico realismo con cui interpretava la morte dei suoi personaggi: «gli antichi lo avrebbono paragonato al cigno, che affina la sua voce pria di morire. Chi l’ha udito nella Lucia certo non ha potuto rattenere le lagrime, e non benedire al cielo della musica: chi l’ammirò nella Lucrezia Borgia [...] piangerà ancora con lui: chi lo vide nel Rolla, opera che morì sulle sue labbra, avrà dovuto proclamarlo attore sovrano, non meno che cantante impareggiabile. Gli Spagnuoli lo chiamavano il tenore dalla bella morte» (Regli, 1860, p. 349).
Fonti e Bibl.: Voyage musical (fragments), in Au bord de la Baltique, Riga 1842, pp. 41-66; F. Regli, Dizionario biografico dei più celebri poeti ed artisti melodrammatici ... che fiorirono in Italia dal 1800 al 1860, Torino 1860, pp. 348 s.; G. Radiciotti, Teatro, musica e musicisti in Sinigaglia. Notizie e documenti, Milano 1893, pp. 76, 78 s., 97; L. Neretti, Dalle carte di un celebre tenore, in Musica d’oggi, XVII (1935), pp. 7-11; Id., La musica, luce dell’anima. Con 15 ritratti, Firenze 1937, passim; S. Paganelli, Repertorio critico degli spettacoli e delle esecuzioni musicali dal 1763 al 1966, in Due secoli di vita musicale. Storia del teatro Comunale di Bologna, a cura di L. Trezzini, Bologna 1966, I, pp. 8, 10, 12, 37 s., 56 s., 66 s.; E. Frassoni, Due secoli di lirica a Genova, I, Genova [s.d., ma 1980], pp. 130 s.; F. Walker, The man Verdi (1962), Chicago 1982, pp. 24, 32, 60-64, 67 s., 70 s., 73 s., 76, 88-91, 150, 154, 165, 191, 196 s. (trad. it. L’uomo Verdi, Milano 1964); W. Ashbrook, Donizetti and his Operas, Cambridge 1982 (trad. it. Donizetti, I: La vita, Torino 1986, pp. 82, 106, 110, 114 s., 155, 178, 229); M. De Angelis, Le carte dell’impresario, Firenze 1982, ad ind.; Le cifre del melodramma: l’archivio inedito dell’impresario teatrale Alessandro Lanari nella Biblioteca nazionale centrale di Firenze (1815-1870), a cura di M. De Angelis, Firenze 1982, ad ind.; P. Fabbri - R. Verti, Due secoli di teatro per musica a Reggio Emilia. Repertorio cronologico delle opere e dei balli 1645-1857, Reggio nell’Emilia 1987, p. 258; L. Chiappari, Liszt a Firenze, Pisa e Lucca, Pisa 1989, pp. 10, 15; M. Girardi - F. Rossi, Il Teatro La Fenice. Cronologia degli spettacoli 1792-1936, Venezia 1989, pp. 135- 144, 154-156; R. Celletti, Voce di tenore. Dal Rinascimento a oggi, storia e tecnica, ruoli e protagonisti di un mito della lirica, Milano 1989, pp. 114-117, 123, 130, 135; R. Iovino et al., I palcoscenici della lirica. Cronologia dal Falcone al nuovo Carlo Felice (1645-1992), Genova 1993, p. 86; Le prime rappresentazioni delle opere di Donizetti nella stampa coeva, a cura di A. Bini - J. Commons, Genève-Milano 1997, ad ind.; G. Appolonia, N. M., in Donizetti Society, Newsletter n. 73, 1998, pp. 15-20; E. Senici, Per Guasco, Ivanoff e M.: le tre versioni della romanza di Foresto nell’«Attila», in Pensieri per un maestro: studi in onore di Pierluigi Petrobelli, a cura di S. La Via - R. Parker, Torino 2002, pp. 273-288; G. Pagannone, La «Pia de’ Tolomei» di Salvadore Cammarano. Edizione genetico- evolutiva, Firenze 2006, pp. 13-15; Enc. dello spettacolo, VII, coll. 844-846; Diz. universale della musica e dei musicisti, Le biografie, V, p. 198; K.J. Kutsch - L. Riemens, Großes Sängerlexikon, Bern-Stuttgart 1987, II, coll. 2034 s.; The New Grove dict. of opera, III, p. 469; The New Grove Dict. of music and musicians (ed. 2001), XVII, p. 119.