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Napoleone [pseudo]

di Ermanno Paccagnini - Enciclopedia machiavelliana (2014)
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Napoleone (pseudo)

Ermanno Paccagnini

È dell’aprile 1816 la pubblicazione a Parigi, presso «H. Nicolle, à la Librairie Stéréotype, Rue de Seine, N° 12» di un volume in-8° intitolato Machiavel commenté par Non Buonaparte. Manuscrit trouvé dans la carrosse de Buonaparte, après la bataille de Mont-Saint-Jean, le 18 juin 1815, di pagine LXXXII-336, distribuite tra: prefazione dell’editore; un Discorso su Machiavelli con appendice storica sui suoi detrattori, non firmato; il testo del Principe in una nuova versione francese attribuita allo stesso Napoleone Bonaparte, affiancata da sue note di commento di volta in volta ascritte a uno dei quattro periodi della sua carriera (generalato, consolato, impero ed esilio sull’Isola d’Elba) mediante le lettere iniziali (G, C, I, IE); il tutto chiuso da una lunga nota su Barnabò Visconti, da estratti dei Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, a loro volta annotati da Napoleone con le stesse modalità, e da un indice generale.

Le note al Principe hanno spesso l’andamento di un commento alla carriera napoleonica condotto sulla falsariga dell’opuscolo machiavelliano. Lì dove, per es., M. osserva che «a uno principe è necessario avere il populo amico» (Principe ix 18), la postilla commenta: «era questo il mio punto debole» (Il Principe di Niccolò Machiavelli annotato da Napoleone Buonaparte, a cura di E. Paccagnini, 1993, p. 94 nota 2); e proseguendo il testo machiavelliano con «altrimenti non ha nelle avversità rimedio» (ix 18), l’ulteriore postilla riconosce: «gli avvenimenti me lo hanno fatto capire crudelmente» (p. 94 nota 3).

Stando all’editore, del testo si sarebbe venuti a conoscenza solo nel luglio del 1815, grazie ad alcuni giornali non francesi; non viene però mai svelato come «una copia» del manoscritto di quella che si sarebbe rivelata «una nuova traduzione del Principe», accompagnata «da chiose in margine di mano di Napoleone», fosse giunta nelle mani dell’editore in così breve tempo.

Il volume fu recensito l’anno successivo da Joseph Fiévée, che riconobbe la bontà della traduzione e la finezza esegetica delle postille (T.L. [Joseph Fiévée], Machiavel commenté par Non Buonaparte, «Le journal des débats», 17 mai 1816). Ma i vuoti informativi lasciati dal curatore, gli strettissimi tempi di realizzazione del volume e la versione romanzesca del ritrovamento fecero ben presto ritenere inattendibile l’attribuzione all’imperatore; e si riseppe che autore del falso era l’abate Aimé Guillon (Sarrut, Saint-Edme 1836, p. 82).

Nato a Lione il 24 marzo 1758, teologo e predicatore, arrestato nel 1789 per alcuni opuscoli controrivoluzionari di cui però il tribunale rivoluzionario della Conciergerie non riuscì a provare la sua paternità, nel 1800 Guillon – appreso dall’abate Étienne-Alexandre Bernier delle intenzioni imperiali di Bonaparte, allora primo console –, in anticipo sugli eventi siglò come G. Andry l’opuscolo Le gran crime de Pépin le Bref, dissertation historique et critique sur l’usurpation et l’intronisation du chef de la seconde dynastie française. Finito al macero l’opuscolo, Guillon conobbe le carceri francesi e in seguito la fortezza di Mantova, da cui lo liberarono Francesco Melzi d’Eril ed Eugène de Beauharnais per affidargli la direzione del filogovernativo «Giornale italiano». Guillon vi polemizzò con Pietro Borsieri e Vincenzo Monti; nel 1807 stroncò i Sepolcri di Ugo Foscolo, che replicò con l’importante Lettera a monsieur Guill... su la sua incompetenza a giudicare i poeti italiani. Alla caduta di Napoleone, tornò in Francia per mettersi al servizio del re Luigi XVIII. Nel marzo 1816 ottenne dal ministro dell’Interno, Vincent-Marie Viénot de Vaublanc, l’incarico di conservatore della Bibliothèque Mazarine, continuando a pubblicare sui più svariati argomenti sino alla morte, avvenuta a Parigi il 12 febbraio 1842.

Il Machiavel commenté si presenta come un singolare ‘diario’, che cadenza le fasi della vita di Napoleone, della scalata al potere e della sua conservazione, sino ai primi turbamenti e alle prime increspature del crollo. Si percepisce la sottile ambiguità di chi, come Guillon, era mosso da una pur non animosa intenzione antinapoleonica eppure assegnava a Bonaparte considerazioni quanto mai utili al governo del nuovo sovrano Luigi XVIII.

Bibliografia: Fonti: Le Prince avec les commentaires de Napoleon, texte établi par V. de Vlieger, Paris 1985; Il Principe di Niccolò Machiavelli annotato da Napoleone Buonaparte, a cura di E. Paccagnini, Milano 1993.

Per gli studi critici si vedano: G. Sarrut, B. Saint-Edme, Guillon de Montléon (Aimé), in Biographie des hommes du jour, t. 2, parte II, Paris 1836, ad vocem; L. Louvet, Guillon de Montléon (Aimé), in Nouvelle biographie générale depuis les temps les plus reculés jusqu’à nos jours, avec les renseignements bibliographiques et l’indication des sources à consulter, sous la dir. de M. le Dr. Hoefer, t. 22, Paris 1858, ad vocem (con bibliografia delle opere, tra cui il Machiavel); Guillon de Montléon (Aimé), in Dictionnaire de biographie française, sous la direction de J. Balteau, A. Rastoul, M. Prevost, 17° vol., Paris 1989, ad vocem.

Vedi anche
Luigi XVIII re di Francia Louis-Stanislas-Xavier, conte di Provenza (Versailles 1755 - Parigi 1824). Fratello minore di Luigi XVI. Espatriato durante la Rivoluzione, salì al trono nel 1814 assumendo, inizialmente, un indirizzo relativamente liberale. Dopo il fugace ritorno di Napoleone (crisi dei Cento giorni, marzo-giugno 1815), ... Francesco Mèlzi d'Erìl Uomo politico (Milano 1753 - Bellagio 1816). Di vasta e aperta cultura (fu in Francia, in Inghilterra, in Spagna), assertore di un liberalismo moderato, nel 1796 fu dai democratici cisalpini incarcerato per breve tempo, poi confinato a Cuneo e a Nizza; ma Bonaparte nella primavera del 1797 lo volle membro ... Ugo Fóscolo Poeta (Zante 1778 - Turnham Green, presso Londra, 1827). Tra i massimi esponenti della letteratura italiana del neoclassicismo e del primo romanticismo, nella sua produzione si distinguono due linee letterarie principali: una di indirizzo romantico (i sonetti In morte del fratello Giovanni, A Zacinto, ... Vincenzo Mónti Poeta (Alfonsine 1754 - Milano 1828); iniziò gli studî sotto la guida di un prete di Fusignano e li continuò nel seminario di Faenza, dove apprese bene il latino e fu educato al gusto della poesia di Virgilio. A Ferrara intraprese gli studî di giurisprudenza, che abbandonò poi per quelli di medicina, ...
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