NAPOLI
(XXIV, p. 227; App. I, p. 879; App. II, II, p. 375; III, II, p. 189)
La densità di popolazione in provincia di N. è la più alta d'Italia: 2576 ab./km2. Per capire la significatività del dato è opportuno tenere presente che dopo N. la provincia cha ha la maggiore densità è quella di Milano, con un valore quasi dimezzato (1420 ab./km2). A questa altissima densità della provincia napoletana corrisponde un'altissima densità del comune di N.: circa 10.000 ab./km2.
La popolazione comunale, che al censimento del 1971 era risultata di 1.226.594 ab., nell'ultimo ventennio ha cominciato a manifestare una sempre più marcata tendenza al decentramento residenziale, per cui ha avuto un calo pari all'1,2% al censimento successivo e un ulteriore decremento del 13,6% al censimento del 1991 (1.067.365 ab.). Sensibilmente mutata è anche la sua distribuzione nell'ambito dei vari quartieri: la speculazione edilizia e il terremoto del 1980 hanno a mano a mano svuotato il centro storico (che resta, peraltro, uno dei più popolosi d'Europa) a vantaggio soprattutto dei quartieri e dei comuni della ''cintura'' settentrionale e occidentale (Quarto e Marano; Pianura e Piscinola-Secondigliano).
La popolazione napoletana (come del resto quella dell'intera regione) è la più giovane d'Italia, con tassi di natalità sostenuti (11ı nel 1990) e con una scarsa propensione a lasciare la propria terra d'origine. Inoltre è in aumento il fenomeno del rientro degli emigrati, i quali tendono a stabilirsi nell'area urbana, investendo prevalentemente i loro risparmi nel commercio e nell'edilizia e, in misura inferiore, nell'apparato produttivo. Questi comportamenti demografici concorrono a tenere alta la pressione sul mercato del lavoro, mentre d'altro lato parecchi fattori rendono difficile l'assorbimento della manodopera da parte dei settori produttivi. In particolare il comparto industriale, soprattutto nel segmento delle industrie di base, già a partire dagli anni Settanta mostrava sintomi di crisi che, nel decennio successivo, hanno portato alla chiusura di alcuni complessi, quale, per es., lo stabilimento siderurgico di Bagnoli, coinvolto nella crisi di sovraproduzione a livello nazionale e comunitario. Il problema dell'industria napoletana è duplice: territoriale perché le localizzazioni trovano sempre più difficilmente spazio all'interno della conurbazione, e strutturale perché il settore è caratterizzato da una grande diffusione di piccolissime imprese locali e dalla presenza di grossi complessi esterni, a capitale pubblico o privato; manca totalmente una dimensione media.
In questo quadro, completato da una marcata carenza di infrastrutture e dalla totale inefficienza di quelle esistenti (quale, per es., il porto), le uniche possibilità di lavoro per gran parte della popolazione rimangono il commercio e le attività sommerse, mentre modesto resta l'apporto del terziario avanzato. Spinte alla razionalizzazione del terziario tradizionale si sono avute dai programmi di decentramento di alcune funzioni commerciali e di trasporto, quali la ''città-annonaria'' a Volla, l'interporto a Nola-Marignano, lo scalo ferroviario a Maddaloni.
Terremoto del 1980. − Il 23 novembre 1980, alle 19,35, la città fu investita da un terremoto con epicentro nell'alta valle del Sele, che provocò numerose vittime e gravi ed estesi danni specie nell'alta Irpinia e fino alla Basilicata. A N. il sisma non superò il 7° grado della scala Mercalli, ma le conseguenze furono ugualmente disastrose, soprattutto nel centro storico, per il conseguente peggioramento della già precaria situazione del patrimonio di edilizia civile e architettonico. Tra gli abitanti si ebbero varie centinaia di feriti e una settantina di morti, di cui cinquanta nel crollo di un palazzo degli anni Cinquanta e nove, a distanza di qualche giorno, nel crollo di un'ala dell'Albergo dei Poveri, il settecentesco complesso disegnato da F. Fuga.
Il processo di ristrutturazione sostenuto da massicce risorse pubbliche, messosi in moto all'indomani del disastro e inizialmente accompagnato dall'intento di conferire a N. un rinnovato assetto urbano e sociale, si è prolungato negli anni. Tra gli altri progetti previsti o in fase di realizzazione vanno ricordati il nuovo centro direzionale di Poggioreale (localizzato in aree industriali dismesse), la metropolitana collinare e alcune aree di parcheggio.
Bibl.: G. Biondi, La zona industriale di Napoli-Levante, Napoli 1971; E. Mazzetti, Problemi della portualità napoletana, Venezia 1974; D. J. Spooner, The Southern problem, the Neapolitan problem and Italian regional policy, in Geographical journal, 150 (1984), 1, pp. 11-26; M. K. Noble, Recostructing Naples, in Geography, 70 (1985), 308, pp. 246-49; M. Pacione, Socio-spatial development of the south Italian city: the case of Naples, in Institute of British geographers transactions, 12 (1987), 4, pp. 433-50; C. Formica, Ambiente e centro storico: il caso di Napoli, in Bollettino della Società geografica italiana, 8 (1991), 1-3, pp. 3-20.
Arte. - Dalla metà degli anni Settanta, nonostante le storiche condizioni di degrado ambientale e sociale, N. è stata una delle città più attive nella promozione della conoscenza e della salvaguardia del proprio patrimonio artistico. Le forze culturali napoletane, pur tra notevoli ostacoli burocratici e malcostume politico e amministrativo, hanno tentato d'intervenire sul progressivo stato d'incuria e di abbandono in cui versava gran parte dei monumenti napoletani, traendo nuovo slancio e ottenendo nuove possibilità di finanziamento, sia pubblico che privato, all'indomani del grave terremoto del 23 novembre 1980. Molte istituzioni, statali e non, si sono impegnate, attraverso numerose iniziative, a far conoscere il rilevante patrimonio artistico di N. e a farle riguadagnare quel titolo di capitale della cultura, per cui la città si è costantemente distinta.
In tale contesto un ruolo fondamentale hanno svolto il restauro e la tutela delle opere d'arte, campi d'intervento ai quali gli organi competenti locali soprintendono con notevole impegno, come testimoniano non solo le campagne di restauro realizzate, ma anche una serie di mostre che hanno notevolmente accresciuto le conoscenze sulla storia dell'arte della città.
I restauri condotti dalla Soprintendenza ai Beni artistici e storici si sono incentrati sul recupero di affreschi e tele nelle principali chiese del centro storico (per es.: S. Giovanni a Carbonara, cappella del Sole, affreschi di Leonardo da Besozzo e Perinetto da Benevento; S. Maria La Nova, affreschi di Belisario Corenzio e Massimo Stanzione; Donnaromita, soffitto cassettonato con tele di Teodoro d'Errico, tele di Francesco De Mura, affreschi di Luca Giordano; Certosa di S. Martino, affreschi di Micco Spadaro, Massimo Stanzione, Battistello Caracciolo; S. Maria Donnaregina vecchia, affreschi di Pietro Cavallini e aiuti; Archivio di Stato, Chiostro del platano, affreschi di Andrea Solario; ecc.).
Numerose sono state le mostre della Soprintendenza ai Beni artistici e storici realizzate spesso in collaborazione con altre istituzioni napoletane, italiane e straniere. A partire dall'esposizione dedicata a Carlo Sellitto (1975), ricordiamo: Civiltà del '700 a Napoli (1979); Civiltà del Seicento a Napoli (1984); Caravaggio e il suo tempo (1985); Bernardo Cavallino (1985); Gouaches napoletane del Settecento e dell'Ottocento (1986); Capolavori impressionisti dei Musei americani (1987); Polidoro da Caravaggio. Fra Napoli e Messina (1988); All'ombra del Vesuvio. Napoli nella veduta europea dal Quattrocento all'Ottocento (1990); Battistello Caracciolo e il primo naturalismo a Napoli (1991); Jusepe de Ribera (1992); Raffaello, Michelangelo e bottega. I cartoni farnesiani restaurati (1993).
Nel campo della promozione e del reperimento di fondi per l'attività di restauro si è distinta anche una fondazione privata, Napoli '99, sorta nel 1984 con lo scopo di produrre e diffondere in Italia e all'estero iniziative che valorizzassero il patrimonio culturale passato e contemporaneo dell'Italia meridionale.
La fondazione si è fatta promotrice di ricerche, pubblicazioni, convegni, e del restauro delle seguenti opere: Antea del Parmigianino (1985); Assunzione della Vergine del Pinturicchio (1985); affreschi del Vestibolo delle Clarisse di S. Chiara (1986-87); affreschi del Domenichino nella Cappella del Tesoro di San Gennaro (1986-87); Arco di Trionfo di Alfonso d'Aragona (1985-88); statua equestre dell'imperatore Domiziano/Nerva (1986-87); 18 tele di Giovanni Battista Draghi nella Sala della Meridiana del Museo Archeologico Nazionale (1988-89); Toro Farnese (1989-91); plastico ottocentesco degli scavi di Pompei (1988-92); ex Cimitero Monumentale degli Inglesi (1991-93); organo settecentesco della Cappella di S. Restituta del Duomo (1992, in corso). Napoli '99 inoltre ha organizzato nei mesi di maggio 1992 e 1993 la manifestazione Monumenti Porte Aperte, in collaborazione con le Soprintendenze per i Beni artistici e storici e per i Beni ambientali architettonici e storici e il Provveditorato agli Studi di N., con lo scopo di rendere accessibili ai visitatori, almeno una volta all'anno, alcuni monumenti di particolare rilievo artistico tradizionalmente chiusi al pubblico. Questa iniziativa, esemplata sul modello francese istituito nel 1984 con la giornata Portes ouvertes sur les monuments historiques, ha immesso N., unica città italiana, nel circuito internazionale di tale manifestazione che, dal 1991, è sotto l'egida del Consiglio d'Europa con la denominazione di European Heritage Days.
Tra gli istituti privati è da ricordare ancora l'Istituto universitario di Magistero Suor Orsola Benincasa che, a partire dal 1977, ha promosso, oltre a convegni e seminari, alcune mostre volte a far conoscere il suo patrimonio artistico, costituito essenzialmente dalla collezione del musicologo e poeta napoletano R. Pagliara.
Tale raccolta − ereditata dalla sorella Maria Antonietta, che la donò all'Istituto da lei diretto fin dal 1892 − è ricca di dipinti di scuola meridionale del Seicento (B. Cavallino, A. Falcone, L. Giordano) e del Settecento (F. Solimena, G. Bonito, F. De Mura), di disegni e dipinti dell'Ottocento napoletano (A. Pitloo, G. Gigante, A. Vianelli, D. Morelli, E. Dalbono, F. Rossano, G. Casciaro, P. Vetri), di un prezioso fondo formato da circa 15.000 fogli di incisioni e litografie, 400 disegni e acquerelli, da una raccolta di libretti d'opera, feste e cantate, da bozzetti originali di costumi teatrali, spartiti musicali autografi a stampa e strumenti musicali, che vanno dalla metà del Settecento alla fine dell'Ottocento. Quanto alle esposizioni, sono state intitolate: Mostra di incisioni di opere vanvitelliane (1977); Mostra di incisioni di G. B. Piranesi (1978); Mostra di incisori del Seicento (1979); Mostra di vedute di Napoli (1981); Itinerari archeologici a Napoli e dintorni (1983); Incisioni italiane del '600 (1988). Tra le numerose attività culturali promosse negli ultimi quindici anni sono da menzionare alcuni seminari, corsi e convegni dedicati all'approfondimento della conoscenza del patrimonio artistico napoletano con attenzione anche ai problemi di restauro. Dall'anno accademico 1991-92 l'Istituto Suor Orsola Benincasa, in aggiunta ai tradizionali corsi di laurea, ne ha aperto uno in Conservazione dei beni culturali. Da ricordare infine il pregevole restauro, affidato all'architetto G. Aulenti, che ha ripristinato l'intero complesso monumentale di origine cinquecentesca, sede dell'Istituto stesso.
Un'altra istituzione privata da menzionare è l'Istituto italiano per gli studi filosofici, fondato nel 1975, che, a partire dal 1987, ha affiancato ai suoi tradizionali filoni di ricerca anche quello della storia dell'arte, organizzando una serie di seminari e di mostre che hanno notevolmente contribuito a far entrare in contatto l'ambiente soprattutto universitario napoletano con personalità e istituzioni legate alla cultura artistica di altre città italiane, europee e americane.
Le esposizioni promosse o patrocinate da questo istituto sono state caratterizzate da una particolare valenza storica, volta a sottolineare l'impegno culturale, morale, politico, sociale, di cui è stata espressione l'opera di particolari intellettuali e artisti. Tra queste mostre, numerose e spesso itineranti sia in altre città del Nord d'Italia e d'Europa, sia in zone periferiche dell'Italia meridionale, si ricordano: La Repubblica napoletana del 1799 (1982, ancora itinerante); Francesco De Sanctis. Documenti per una biografia intellettuale (1985, ancora itinerante); Gli hegeliani di Napoli e la costruzione dello Stato unitario (1987, ancora itinerante); Gaetano Filangieri. Lo stato secondo ragione (1989, ancora itinerante); Silvio Spaventa politico e statista dell'Italia unita nei documenti della biblioteca civica ''A. Mai'' (1990, ancora itinerante); Grafica della Repubblica di Weimar (1990); Il futurismo a Napoli. Emilio Buccafusca (1991); Da Vienna a Napoli in carrozza. Il viaggio di Lessing in Italia (1991); Libri per vedere: Le guide storico-artistiche della città di Napoli dal XVI al XX secolo (1992); Le incisioni di Jacques Callot nelle collezioni italiane (1992).
Grazie ai suoi rapporti con alcune università e importanti istituzioni culturali tedesche, con la Fondazione Antonio Mazzotta e con l'Accademia di Belle Arti di Napoli, l'Istituto italiano per gli studi filosofici si è fatto promotore perché N. entrasse nel circuito italiano di alcune mostre, quali: George Grosz. Gli anni di Berlino (1986); Egon Schiele. Disegni e acquerelli (1986); Otto Dix (1987); Honoré Daumier. Il ritorno dei barbari. Europei e ''selvaggi'' nella caricatura (1988); Goya Daumier Grosz. Il trionfo dell'idiozia. Pregiudizi, follie e banalità dell'esistenza europea (1992).
Tali esposizioni sono state allestite presso l'Accademia di Belle Arti di N., un istituto di grandi tradizioni la cui fondazione risale al regno di Carlo di Borbone e che annovera tra i suoi antichi maestri pittori come W. Tischbein, J. B. Wicar, D. Morelli, F. Palizzi, E. Notte, ecc.
Questa istituzione nell'ultimo decennio ha mostrato di voler riguadagnare un ruolo importante nella vita artistica napoletana, adoprandosi non solo per qualificare sempre di più la formazione dei suoi allievi, ma anche per promuovere attività legate alla conoscenza a N. dell'arte contemporanea. Tra le varie mostre organizzate sono da ricordare: L'Accademia di Belle Arti a Napoli (1983); Disegni e acquerelli dell'Accademia di Belle Arti (1985); Iª retrospettiva di Beuys (1987; in collaborazione con la Fondazione Amelio, l'Accademia di Düsseldorf e la Wiener Secession di Vienna); Iª Biennale del Sud (1988); IIª Biennale del Sud (1993). L'edificio storico in cui ha sede l'Accademia, realizzato nel 1864 da E. Alvino, è stato in gran parte restaurato dopo i gravi danni subiti per il terremoto del 1980.
Nell'ambito degli istituti promotori della diffusione e della conoscenza dell'arte contemporanea è da menzionare la Fondazione Amelio, che nel 1984 ha organizzato una grande mostra, presso la settecentesca villa Campolieto a Ercolano, intitolata Terrae Motus, nella quale erano esposte alcune opere di maestri contemporanei (C. Alfano, J. Beuys, M. Merz, M. Palladino, V. Pisani, M. Pistoletto, C. Twombly, A. Warhol, ecc.) legate al tema del terremoto del 1980. C'è comunque da rilevare l'assenza ancora oggi di un museo d'arte contemporanea, pur ricordando che nel Museo di Capodimonte è stata avviata la costituzione del primo nucleo di una collezione permanente di opere, donate da alcuni artisti (Merz, D. Buren, Alfano, G. Paolini, S. Lewitt, J. Kosuth, Pistoletto, L. Fabro, J. Kounellis, E. Mattiacci, S. Polke) che hanno esposto a Capodimonte nell'ambito di una serie di mostre incentrate su un'unica loro opera.
Nella valorizzazione del patrimonio storico artistico napoletano c'è da menzionare anche l'università che, attraverso il dipartimento di Discipline storiche (Sezione delle Arti), si è fatta promotrice di mostre significative, quali In Margine. Artisti napoletani fra tradizione e opposizione. 1909-1923 (1986); I manifesti Mele. Immagini aristocratiche della Belle Epoque per un pubblico dei Grandi Magazzini (1988); Napoli e la Repubblica del '99. Immagini della rivoluzione (1988); Fuori dall'ombra. Nuove tendenze nelle arti a Napoli dal '45 al '65 (in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni artistici e storici e l'Accademia di Belle Arti), e ha organizzato alcuni convegni sulla tutela e conservazione dei beni culturali. Di particolare interesse quello sugli attuali corsi di laurea e facoltà in Conservazione dei beni culturali (12-14 dicembre 1991), tenutosi in occasione del costituendo omonimo corso presso la facoltà di Lettere del ii Ateneo di Napoli.
C'è però da aggiungere che a tale fervore di iniziative non ha avuto riscontro un'adeguata risposta politica da parte degli enti locali che, solo raramente, si sono dimostrati sensibili e all'altezza del compito cui sono istituzionalmente preposti. L'unica eccezione è il Museo Civico, sorto nel 1990 con sede in Castelnuovo. Esso raccoglie numerose e pregevoli opere d'arte di proprietà comunale, prima sparse in varie sedi (SS. Annunziata, S. Eligio, lo stesso Castelnuovo, Museo Duca di Martina, uffici di Palazzo S. Giacomo) e ora esposte in alcune sale del primo e secondo piano del Castello.
Bibl.: A. Blunt, Neapolitan Baroque and Rococo architecture, Londra 1975; A. Negro Spina, L'incisione napoletana dell'Ottocento, Napoli 1976; F. Bologna, Napoli e le rotte mediterranee della pittura. Da Alfonso il Magnanimo a Ferdinando il Cattolico, ivi 1977; A. Putaturo Murano, Il mobile napoletano del Settecento, ivi 1977; Mostra didattica di Carlo Sellitto primo caravaggesco napoletano, catalogo della mostra, ivi 1977; G. Previtali, La pittura del Cinquecento a Napoli e nel Vicereame, Torino 1978; Le arti figurative a Napoli nel Settecento. Documenti e ricerche, Napoli 1979; Civiltà del '700 a Napoli. 1734-1799, catalogo della mostra, Firenze 1979; T. Fittipaldi, Scultura napoletana del Settecento, Napoli 1980; F. Bologna, Gaspare Traversi nell'illuminismo europeo, ivi 1980; Immagine e città. Napoli nella collezione Alinari e nei fotografi napoletani tra Ottocento e Novecento, ivi 1981; Arti e civiltà del Settecento a Napoli, a cura di C. De Seta, Roma-Bari 1982; P. Ricci, Arte e artisti a Napoli. 1800-1943, Napoli 1983; Terrae Motus, catalogo della mostra, ivi 1984; Civiltà del Seicento, catalogo della mostra, ivi 1984; Bernardo Cavallino, catalogo della mostra, ivi 1985; P. Giusti, P. Leone de Castris, 'Forastieri e regnicoli'. La pittura moderna a Napoli nel Primo Cinquecento, ivi 1985; G. A. Galante, Guida sacra della città di Napoli, a cura di N. Spinosa, ivi 1985; Disegni e acquerelli dell'Accademia di belle arti di Napoli, catalogo della mostra, ivi 1985; Napoli sacra. Realtà e proposte per il centro storico, catalogo della mostra, ivi 1986; N. Spinosa, Pittura napoletana del Settecento, ivi 1986-87; Gouaches napoletane del Settecento e dell'Ottocento. Paesaggi, costumi, eruzioni e feste, catalogo della mostra, ivi 1986; San Bernardino restaurato, catalogo della mostra, ivi 1986; In Margine. Artisti napoletani fra tradizione e opposizione. 1909-1923, catalogo della mostra a cura di M. Picone Petrusa, Milano 1986; R. Cioffi, La cappella Sansevero. Arte barocca e ideologia massonica, Salerno 1987; I grandi disegni italiani nella collezione del Museo di Capodimonte a Napoli, Milano 1987; Scritti di storia dell'arte in onore di Raffaello Causa, Napoli 1988; Michelangelo a Capodimonte. Il restauro del cartone per gli affreschi della Cappella Paolina a Roma, ivi 1988; Balla a Capodimonte. La donazione Carelli, catalogo della mostra, Napoli 1988; R. Lattuada, Il Barocco a Napoli e in Campania, ivi 1988; C. Vargas, Teodoro d'Errico. La maniera fiamminga nel Viceregno, ivi 1988; Biennale del Sud. Rassegna d'arte contemporanea, catalogo della mostra, ivi 1988; Tre secoli di argenti napoletani, catalogo della mostra, ivi 1988; N. Barrella, Il museo Filangieri, ivi 1988; Polidoro da Caravaggio. Fra Napoli e Messina, catalogo della mostra, Milano-Roma 1988; Napoli e la repubblica del '99. Immagini della rivoluzione, Napoli 1989; N. Spinosa, L. Di Mauro, Vedute napoletane del Settecento, ivi 1989; Il polittico di San Severino. Restauri e recuperi, catalogo della mostra, ivi 1989; Capolavori negati. Tesori d'arte del Comune di Napoli, ivi 1989; Barocco mediterraneo. Genova, Napoli, Venezia nei Musei di Francia, catalogo della mostra, ivi 1989; Castel Nuovo. Il museo civico, ivi 1990; I restauri delle cappelle della Certosa di San Martino, ivi 1990; Opere d'arte nel Palazzo Arcivescovile di Napoli, catalogo della mostra, ivi 1990; All'ombra del Vesuvio. Napoli nella veduta europea dal Quattrocento all'Ottocento, ivi 1990; I beni culturali per il futuro di Napoli, ivi 1990; Napoli 1804. I siti reali, la città, i casali nelle piante di Luigi Marchese, catalogo della mostra, ivi 1990; G. Previtali, La pittura a Napoli tra Cinquecento e Seicento, ivi 1991; P. Leone de Castris, Pittura del Cinquecento a Napoli. 1573-1606 l'ultima maniera, ivi 1991; Miniatura a Napoli dal '400 al '600. Libri di coro delle chiese napoletane, catalogo della mostra, ivi 1991; Fuori dall'ombra. Nuove tendenze nelle arti a Napoli dal '45 al '65, catalogo della mostra, ivi 1991; Battistello Caracciolo e il primo naturalismo a Napoli, catalogo della mostra, ivi 1991; Le arche dei re aragonesi, catalogo della mostra, ivi 1991; L'Ottocento negato, catalogo della mostra, ivi 1992; La raccolta d'arte del circolo artistico politecnico di Napoli. Museo Giuseppe Caravita principe di Sirignano, ivi 1992; Il ventre di Napoli. La città di Vincenzo Migliaro tra degrado e risanamento, catalogo della mostra, ivi 1992; Jusepe de Ribera, catalogo della mostra, ivi 1992; O. Ferrari, G. Scavizzi, Luca Giordano. L'opera completa, ivi 19922; Pedro Machuca a Napoli. Due nuovi dipinti per il Museo di Capodimonte, catalogo della mostra, ivi 1992; S. Schutze, T. Willette, Massimo Stanzione. L'opera completa, ivi 1992; Raffaello, Michelangelo e bottega. I cartoni farnesiani restaurati, catalogo della mostra, ivi 1993; F. Abbate, La scultura napoletana del Cinquecento, Roma 1993. Da consultare inoltre le riviste: Archivio storico delle province napoletane, Napoli 1876-; Napoli nobilissima, ivi 1892-; La provincia di Napoli, ivi 1979-; Ricerche sul '600 napoletano, Milano 1986-.
Urbanistica. - Nel 1945 N., devastata dalla guerra, presentava una situazione catastrofica: le distruzioni dovute ai bombardamenti, nel solo settore abitativo della città, ammontavano a 101.791 vani, oltre ai 14.000 (su 508.000) che risultavano danneggiati. La prima amministrazione democratica prese diverse iniziative legate all'emergenza e all'organizzazione di nuove prospettive urbanistiche: queste ultime miravano alla redazione di un nuovo piano regolatore della città e dei piani di ricostruzione.
Nel 1946 ha inizio la vicenda del PRG, la cui Commissione era stata insediata nel dicembre 1945. Le sue linee fondamentali erano : a) il decentramento dello sviluppo urbano con la formazione di nuovi quartieri residenziali a Piedigrotta, Posillipo, Pianura, Soccavo, Chiaiano, Piscinola, Secondigliano, Scudillo, collegati al centro urbano e separati tra di loro da spazi verdi, per impedire l'espansione a macchia d'olio del tessuto cittadino; b) il diradamento del centro storico, mediante demolizioni e con la creazione di una strada parallela a via Roma; c) l'ampliamento delle zone industriali a oriente, con l'apertura di un canale navigabile.
Al tempo stesso i piani di ricostruzione, previsti dall'amministrazione comunale, erano basati sui finanziamenti dello stato, svincolati dallo strumento urbanistico generale e imperniati sul sistema delle concessioni ai privati, in modo tale che risultavano sottratti alla gestione degli enti locali. Il relativo D.L. 75 fu in seguito superato con l'approvazione della l. 219/85, evitando la reintegrazione dei piani di ricostruzione.
Nel 1948 lo SVIMEZ elaborò il primo documento sull'industrializzazione di N.: l'obiettivo era la creazione di un canale navigabile al servizio delle due importanti conurbazioni continue che anche allora erano in atto tra Capo Miseno e Castellammare. Scartate le proposte precedenti dei due canali a est della città e al lago Patria, la prima per difficoltà economiche, la seconda per problemi realizzativi, lo SVIMEZ prospettò una terza possibilità, la foce del Sarno; ma questa volta la zona fu ritenuta troppo esterna per interessare l'industrializzazione meridionale. Contemporaneamente si manifestava il fenomeno incontrollato della costruzione dei nuovi edifici sulle lottizzazioni delle aree destinate a verde dal vecchio piano regolatore del 1939, e inoltre sorgeva l'equivoco dei ''nuovi quartieri'', previsti dal piano del 1946, che dava luogo a un disordinato sviluppo della città, premessa alla devastazione edilizia di via Cilea, via Fontana, via Petrarca, Posillipo, via Aniello Falcone. Dal 1951 al 1960 furono realizzati 300.000 vani. Al Vomero, all'Arenella, a Fuorigrotta − tutte zone semintensive − si costruirono nuovi edifici con indici superiori ai 18 m3/m2; agli inizi degli anni Settanta si dovette constatare che, tra il 1951 e il 1973, al Vomero e all'Arenella gli abitanti erano passati da 81.074 a 167.095, a Miano da 14.000 a 36.870, a Capodimonte da 84.009 a 103.564. Nel 1962, ai soli Colli Aminei si costruì per 2.034.560 m3. Neppure gli interventi pubblici vennero impostati secondo le norme vigenti in quanto Genio Civile, IACP, INA-CASA, ignorando il piano del 1939, reso di nuovo operante a partire dal 1958, costruirono circa 41.000 vani.
Un altro intervento con indici di fabbricazione molto alti, al Vomero e all'Arenella, fu opera della Società del risanamento di Napoli (nata nel 1885), realizzato sulla base di una convenzione che né l'amministrazione né il ministero dei Lavori pubblici tentarono di modificare.
Il piano regolatore approvato nel 1948 consentiva un'edificazione diffusa di 22 m3/m2 nelle zone di via Aniello Falcone, Piazza Mercato, Foria, ecc., e di 0,25 m3/m2 nelle zone agricole: ma queste indicazioni non furono ritenute legittime dalla magistratura amministrativa che confermò le norme del piano del 1939. Al tempo stesso, l'applicazione del nuovo piano era divenuta causa di ulteriore distruzione della città; con l'edificazione del Drizzagno (1194 vani), di via Orazio, via Stazio, del Vomero (1307 vani), dell'Arenella, di Posillipo e infine il rione ''Carità''. Il commissario Correra decise di adottare il piano del 1958 dichiarandolo immediatamente operante anche in attesa dell'approvazione del ministero dei Lavori pubblici. Nel 1961 iniziarono le progettazioni per le aree di sviluppo industriale (ASI), che furono portate avanti sino al 1968, coordinando tutti gli interventi del ministero dei Lavori pubblici, della Cassa per il Mezzogiorno, dell'amministrazione provinciale, dei Comuni e dei proprietari fondiari, attraverso varie modifiche e inopportune localizzazioni sino a quella dell'Alfa Sud. Il 1962 fu l'anno della proposta di un nuovo piano di assetto per N. e il suo hinterland: esso mirava a ricomporre la città in un ''organismo'', collegandola con il suo hinterland verso est e verso nordest. La proposta di assetto territoriale presentata nel 1969 fu approvata dalla regione Campania nel 1972. Nello stesso anno il ministero dei Lavori pubblici, prima del passaggio delle sue competenze alle Regioni, aveva approvato il PRG. Nel 1980 venne elaborato il ''piano delle periferie'', la cui iniziativa nasceva: a) dalla valutazione dei caratteri disomogenei delle diverse parti della fascia periferica della città; b) dalle eterogenee relazioni con l'hinterland napoletano; c) dalla condizione di emarginazione rispetto al centro cittadino e dalle conseguenti manifestazioni di degrado edilizio e urbanistico.
Il grande terremoto che colpì N., i centri della provincia e le zone interne il 23 novembre 1980 provocò conseguenze gravissime che, per l'alta concentrazione demografica e abitativa e per il degrado già esistente nel patrimonio edilizio, comportarono una totale alterazione del rapporto residenza-attività produttive e la crisi dei sistemi infrastrutturali di trasporto. Il terremoto impose l'avvio di un processo di pianificazione operativa e di gestione dell'economia e del territorio regionale, il cui obiettivo permanente doveva essere il riequilibrio territoriale e la coerenza degli interventi sul territorio.
La legge 219 del 1985 e i problemi di equilibrio territoriale. − Secondo tale legge apparve determinante nella pianificazione il ruolo delle Regioni che, ai sensi dell'art. 35, dovevano predisporre i piani territoriali e i progetti di sviluppo, con priorità per l'area napoletana e le aree disastrate: si trattava di strumenti operativi cui si dovevano legare programmi poliennali di attuazione ( art. 36) finanziati con i fondi dell'intervento straordinario per il Mezzogiorno. Inoltre i poteri di coordinamento affidati dall'art. 7 alla Regione, nei confronti degli enti locali, dovevano essere interpretati quali mezzi per ricondurre a unità e coerenza l'insieme dei programmi predisposti dalle diverse autorità locali.
Accanto agli interventi di nuove edificazioni, nel piano di zona di Secondigliano e Ponticelli, veniva prevista l'applicazione di un programma straordinario di interventi ''complessi'' di riqualificazione dell'esistente, anche mediante il potenziamento dei servizi pubblici, mentre interventi di altro tipo erano diffusi un po' dappertutto nel tessuto urbano (per es., a via Marittima ricostruzione e ristrutturazione di singoli immobili o gruppi, a via Stadera la ''Torre'' crollata, ecc.). La scelta di attuare il piano delle periferie (adottato il 14 aprile 1980, quattro mesi prima del terremoto), ha tentato di riequilibrare la tradizionale subordinazione di queste rispetto al centro, conferendo a esse nuovi valori culturali mediante l'uso coordinato di strumenti urbanistici operativi diversi (PEEP, piani di zona 167, piani di zone di recupero), con particolare attenzione alle attrezzature collettive, per una ricostruzione intesa quale riqualificazione della città.
Le scelte urbanistiche assunte in conformità ai programmi d'intervento, già predisposti dalle amministrazioni comunali prima dell'approvazione della l. 219/85, comprendevano il completamento dei due piani per l'edilizia economica e popolare a Secondigliano e Ponticelli, l'attuazione dei piani di zona della l. 167 e del piano delle periferie, la realizzazione di circa 50 interventi sperimentali nel centro urbano, con l'obiettivo di verificare metodologie progettuali e attuative in particolare nel centro storico.
La gestione del territorio nei primi mesi del dopoterremoto aveva evidenziato l'antico problema della residenza, in rapporto alla dimensione metropolitana di N. e alla gravità del disagio abitativo della città. In nome dell'emergenza si requisirono abitazioni e terreni per installare containers per uso abitativo, si fecero convenzioni con alberghi, si occuparono scuole e alloggi dell'edilizia pubblica. Contemporaneamente, proprietari di suoli e costruttori si offrivano con insistenza per intervenire, ovunque e comunque, sul territorio cittadino. L'orientamento prevalente fu di localizzare le residenze all'esterno di N. con la costruzione ex novo dei quartieri di Monteruscello e Ponticelli. Le caratteristiche progettuali di Monteruscello, dove le costruzioni sono state eseguite in brevissimo tempo, rientrano nella cultura dell'espansione urbanistica più che della riqualificazione; mentre a Ponticelli il piano delle periferie veniva sviluppato secondo l'impostazione urbanistica del ''programma straordinario di edilizia residenziale''.
Dall'analisi delle vicende urbanistiche napoletane si conclude che il prolungarsi per decenni dei tempi di redazione e approvazione degli strumenti di piano, accompagnato dalla continua incertezza giuridica sull'utilizzazione dei suoli, ha portato a uno sviluppo caotico e confuso, che ha privato la città dei più elementari servizi pubblici (in particolare spazi verdi e attrezzature sportive e scolastiche) aggravando i difficili problemi del traffico e della carenza dei trasporti urbani.
Bibl.: C. Cocchia, Edilizia a Napoli dal 1918 al 1958, Napoli 1961; V.E. De Lucia, A Napoli dietro il colera. Il secondo risanamento, in Urbanistica-Informazioni, 10 (agosto 1973); A. Dal Piaz, P.R.G. di Napoli - un piano che non si vuole attuare, ibid.; Urbanistica, 65 (luglio 1976); V.E. De Lucia, A. Iannello, L'urbanistica a Napoli, ibid.; A. Dal Piaz, Napoli 1945-85. Quarant'anni di urbanistica, Milano 1985; B. Cillo, Insediamenti produttivi e crescita urbana nell'area metropolitana di Napoli: Arzano, Casavatore, Casoria, Napoli 1987; V. Andriello, V. Cappiello, B. Cillo, La ricostruzione a Napoli - la qualità del Piano urbanistico, ivi 1990; V. Andriello, Vivere e cambiare nella 167 di Secondigliano, ivi 1990.