NAQĀDAH
DAH In Alto Egitto, è stato il primo centro in cui si sia osservata una civiltà egiziana preistorica. In seguito altre osservazioni hanno mostrato che i fenomeni di civiltà figurativa e tecnica là osservati sono proprî di assai più ampie regioni, e in parte coprono tutta la valle egiziana del Nilo (v. Egiziana, arte). Il monumento tipico più importante di N. è un complesso tombale in mattoni crudi, che consta di cinque camere in fila (la centrale per la deposizione del defunto e due da ogni lato per le offerte). Attorno a queste camere centrali si dispone una serie di vani rettangolari assai stretti. Mancano porte fra un vano e l'altro. Il tutto è a sua volta circondato da un muro perimetrale assai spesso, decorato da una serie di nicchie a piani rientranti, che spezzavano l'unità della parete. Sembra che a breve distanza dall'edificio si levasse un muro di cinta assai basso. Elementi di policromia (bianco sul muro, rosso nei nicchioni) ravvivavano l'insieme. Strutture analoghe si trovano in Egitto in quest'epoca (esempio Tarkhan) e si perpetuano nel muro di cinta del complesso della piramide a gradoni di Saqqārah (III dinastia) o nelle decorazioni dei sarcofagi arcaici. È una mentalità architettonica amante del pittoresco e del vario, e certo legata a necessità rituali, che poco gusta la possibilità di sfruttamento del semplice parallelepipedo che potrebbe determinarsi, e lo varia in contrapposto con quanto avverrà nella mastaba memfita, chiusa nella semplicità della sua forma.
Bibl.: G. A. Reisner, Development of Egyptian Tomb down to the Accession of Cheops, Cambridge Mass., 1936.
(S. Donadoni)
Naqādah, Cultura di. - Con questo nome, appartenente alla sopra menzionata località dell'Alto Egitto, si designa la cultura dell'Egitto predinastico nell'età eneolitica che, dal periodo detto di el-Badāzī (v.), giunge fino alle soglie dell'età storica. Non è possibile, allo stato attuale delle nostre conoscenze, fissare con certezza una datazione assoluta, ma ci si serve tuttora, nonostante le indubbie difficoltà, della cronologia relativa fissata dal Petrie con il sistema delle date di successione (Sequence Dates), per cui, partendo da una classificazione delle ceramiche, si scaglionano i singoli manufatti tra le Sequence Dates 30 e 80, quest'ultima corrispondendo all'inizio della storia. Il suo interesse, oltre che da un punto di vista strettamente specifico, è dato dalla documentazione che essa offre sul formarsi dello stile artistico tipico dell'Egitto storico, alle cui soglie essa giunge da un lato, mentre dall'altro si avvicina all'arte rupestre (v.) africana.
La cultura di N. non forma un tutto omogeneo, ma si distinguono in essa due periodi: il primo, che va dalla Sequence Date 30 alla Sequence Date 39, prende il nome di Naqādah I o Amraziano; il secondo, che va dalla Sequence Date 40 alla Sequence Date 80, ha nome Naqādah II o Gerzeano (alcuni parlano di una III epoca distinta, tra le Sequence Dates 63-80, detta Semaineana, ma il distacco dal periodo precedente non è così netto da giustificare questa asserzione ed è inoltre possibile anche che le due principali culture si sovrappongano cronologicamente, almeno in parte). Il primo periodo è limitato al solo Alto Egitto, mentre il secondo (che prende il nome da una località presso Mādūm: Girza) ha origine nel Basso Egitto, e si diffonde anche nell'Alto Egitto dove però presenta caratteri alquanto diversi. Le stazioni più importanti sono: nell'Alto Egitto Armant, Khuzām, Naqādah, Diospolis parva, Abido, el-Badāri, Hemamiyeh, el-‛Amra, el-Maḥāsna; nel Basso Egitto Girza, el-Haraga, Abūṣir el-Maleq.
Resti assai scarsi di villaggi documentano l'evoluzione, verso la Sequence Date 38-40, dalla capanna circolare a quella rettangolare. La medesima evoluzione si nota, a partire dalla stessa data, nella forma delle tombe, che mostrano pure un accentuato differenziarsi in ordine d'importanza, riflesso evidente del mutarsi delle condizioni sociali e della gerarchizzazione del potere.
Gli oggetti più importanti provengono tutti dalle necropoli e questo contribuisce, almeno in parte, a determinare il loro aspetto e le loro figurazioni a carattere votivo o magico. La parte più cospicua ed interessante del corredo funerario è costituita dal vasellame in ceramica e in pietra, in cui erano contenuti alimenti e bevande destinate al morto. I varî tipi sono stati classificati dal Petrie in 9 classi: 1) classe B, dei vasi rossi a bordo nero (Black-Topped Pottery), attestati dalla Sequence Date 31 alla Sequence Date 75; 2) classe P, dei vasi rossi lucidati (Polished Red Pottery), dall'età badariana all'inizio del periodo storico; 3) classe F, forme di fantasia (Fancy Forms): vasi doppi, vasi a becco, vasi teriomorfi, che vanno dalla Sequence Date 31 alla Sequence Date 73; 4) classe C, dei vasi con decorazione in bianco (Cross-lined Pottery), attestati solo per il periodo di Naqādah I; 5) classe N, vasi neri a decorazione bianca incisa (Incised-Black-Pottery), che si trovano in entrambe le epoche di Naqadah; 6) classe W, vasi ad anse ondulate (Wavy-Handled Pottery), attestati in tutto il periodo di Naqādah II; 7) classe D, vasi rossi a decorazione violacea (Decorated Pottery), che si trovano solo durante Naqādah II; 8) classe R, vasi grossolani e ceramica di uso comune, non lucidati né levigati (Rough-Faced Pottery), si trovano in tutte le epoche; 9) classe L, vasi tardivi (Late Pottery), che appaiono intorno alla Sequence Date 70.
A parte le forme, che sono molto varie, l'interesse maggiore è offerto dalle ceramiche decorate, soprattutto dalle classi C e D (la classe N presenta una decorazione esclusivamente geometrica, forse ispirata all'intreccio). La classe C, appartenente al solo periodo amraziano, presenta un repertorio decorativo abbastanza vasto in cui predominano motivi geometrici (triangoli, losanghe, linee ondulate, linee parallele, zig zag, stelle, ecc.) disposti con grande senso decorativo, motivi floreali, animali (ippopotami, coccodrilli, asini, scorpioni, pesci, vacche, tori selvaggi, capridi, ecc.). Appaiono anche i primi battelli, per quanto rari, e scene di caccia e di danza. Sono state notate in queste decorazioni notevoli affinità con le decorazioni, pressappoco contemporanee, delle ceramiche iraniche, anche se se ne ignora il modo di trasmissione.
La classe D, delle ceramiche rosse a decorazione violacea, caratteristica della seconda epoca di Naqādah, presenta alcune decorazioni comuni a quelle della classe C: fili di triangoli e linee ondulate per rappresentare montagne e acqua, nonché barche, ma tutto il resto è specificamente gerzeano sia per repertorio che per stile. Il brusco cambiamento che si nota verso la Sequence Date 38 si spiega soltanto con l'arrivo di una popolazione apportatrice di una civiltà nuova. Nello stile il Frankfort vede una tendenza all'astrazione, mentre l'arte dell'età amraziana tendeva alla ricerca della realtà. Tra i motivi decorativi, oltre a quelli più semplici: spirali, piante di aloe, capridi, battelli (e di questi ultimi si discute ancora se si tratti di veri e proprî battelli e non piuttosto di rappresentazioni di villaggi cintati), file di animali, alberi, ecc., si trovano talvolta decorazioni complesse, composte di più elementi e con rappresentazioni di figure umane sovente danzanti.
Molto importanti pure le classi dei vasi teriomorfi e di quelli in pietre dure, che in età storica finiranno col soppiantare del tutto quelli di ceramica.
Oltre ai vasi di ceramica le necropoli naqadiane hanno fornito una gran quantità di oggetti da toletta: palette per belletti di forme svariate (romboidali, scudiformi, talvolta con decorazioni di teste umane, di animali e di uccelli, teriomorfe, antropomorfe, a pelta, rettangolari), spilloni per cappelli in avorio ed osso, pettini pure in avorio ed osso, ornati con figure di uccelli e di animali (gli stessi motivi che si trovano nelle palette), cucchiai, amuleti, soprattutto in forma di animali, perle, pendenti, braccialetti ed anelli.
Oltre a questi oggetti si trovano: teste di mazza (discoidi quelle di età amraziana, e piriformi quelli dell'età gerzeana), elementi di mobili, giochi, tra cui il più interessante è certo il gioco delle 30 caselle che continuerà, con variazioni poco rilevanti, fino all'età copta.
Nel campo della scultura l'età amraziana, come già l'età badariana che l'aveva preceduta, presenta opere di notevole interesse, mentre l'età gerzeana sembra trascurare questa forma d'arte che verrà ripresa solo all'inizio dell'età storica. Tra le opere del periodo amraziano si trovano modelli di battelli e figure di animali trattate con grande vivacità ed acuto senso della realtà, come l'antilope in selce del museo di Berlino e le figurine in argilla trovate a el-tAmra. Tra le riproduzioni della figura umana notevoli sono le zanne d'elefante e i denti d'ippopotamo con la parte superiore sbozzata o incisa in forma di viso umano; esse avevano probabilmente scopo magico e, dato che si trovano generalmente a coppie, la Baumgartel pensa che rappresentassero un uomo e una donna e dovessero influire sulla fecondità dei vivi. Si trovano anche opere in cui la figura umana è più riconoscibile: busti e figure intere prive di arti o con le gambe unite e altre con gli arti chiaramente indicati e con una voluta accentuazione delle caratteristiche sessuali. Caratteristiche sono alcune statuette in avorio raffiguranti dei nani, in cui si accentuano caricaturalmente le deformità fisiche. Frequenti pure le statuette femminili steatopige in posizione eretta o seduta, col volto a forma di becco d'uccello. Particolarmente notevoli alcune statuette del museo di Berlino: un prigioniero con le braccia incrociate dietro la schiena, una donna in piedi dentro una giara, alcune figurine di marinai. Assai famose le statuette di danzatrici con le braccia sollevate sopra il capo, di cui un bellissimo esemplare si trova al museo di Boston.
Alla fine della seconda epoca di N. si nota in tutto l'Egitto una vera rinascita artistica. Cessa l'uso della ceramica, sostituita dai vasi in pietre dure e, soprattutto, si diffonde l'uso di decorare a rilievo oggetti in avorio e schisto. È pure di tale epoca la prima pittura monumentale su parete nella cosiddetta tomba di Hierakonpolis, con scene diverse e di difficile interpretazione, alcune riproducenti motivi tratti dai vasi a decorazione violacea, altre anticipanti, invece, iconografie che avranno grande favore in epoca storica, come la figura umana che abbatte con la mazza alcuni prigionieri tenuti per i capelli.
Tra gli avorî decorati spiccano i manici di coltello e soprattutto quello proveniente da Gebel el-‛Araq e conservato al Louvre, che rivela, sia nello stile che nelle figurazioni, una evidente influenza asiatica. Pure assai notevoli sono altri manici di coltello, cucchiai, pettini, elementi di mobili con sfilate di animali.
Tra gli oggetti in schisto notevolissime sono le palette per triturare il belletto, generalmente scudiformi e talvolta circondate da figure di animali quasi a tutto tondo. Particolarmente belle sono la paletta detta della caccia, conservata parte al British Museum e parte al Louvre, con teorie di cacciatori che corrono lungo tutto il bordo, la paletta di Hierakonpolis, con animali fantastici alternati ad animali reali e con le figure di due pantere dai lunghissimi colli che circondano il piccolo incavo per il belletto. In tutte queste opere l'influsso asiatico è evidentissimo sia nei caratteri stilistici, soprattutto per il trattamento della muscolatura resa con forte rilievo, sia per i motivi iconografici che entrano ora a far parte del repertorio decorativo, come la figurazione dell'eroe che domina le fiere, il gruppo della fiera che assale un altro animale e soprattutto le rappresentazioni di animali a lungo collo araldicamente affrontati a comporre un motivo decorativo.
Gli ultimi monumenti di questo periodo, ossia la testa di mazza del re Scorpione che, in una scena di escavazione di canali, presenta ancora una certa libertà spaziale e rappresentativa, la paletta dei tributi libici che, nelle scene simboliche di distruzione di città, rappresenta forse un evento storico, e soprattutto la paletta di Narmer, presentano, rispetto alla vivacità decorativa e al realismo stilistico delle opere precedenti, una ordinata distribuzione in registri delle varie scene, una grande sapienza spaziale e una caratteristica riduzione a motivo araldico della figurazione storica che saranno poi caratteristica costante di tutta l'arte egizia. Con questi monumenti si apre l'età storica.
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(A. M. Roveri)