Narcisismo
Il termine fa esplicito riferimento al mito greco di Narciso e indica la tendenza e l'atteggiamento psicologico di chi fa di sé stesso, della propria persona, delle proprie qualità fisiche e intellettuali, il centro esclusivo e preminente di interesse e l'oggetto di una compiaciuta ammirazione, mentre resta più o meno indifferente agli altri, di cui ignora o disprezza il valore e le opere. Il narcisismo può assumere dimensioni e significato patologici che interferiscono seriamente sulla vita di relazione, come accade in certe psicosi, dette appunto narcisistiche, contrassegnate da un'apparente impossibilità di amore oggettuale.
l. Il mito di Narciso
Il mito racconta che Narciso, giovane bellissimo, figlio del fiume Cefiso e della ninfa Liriope, respinse l'amore appassionato della ninfa Eco che, disperata per il rifiuto, perse la propria corporeità divenendo unicamente voce riflessa (personificazione dell'omonimo fenomeno acustico). Per la sua insensibilità all'amore di fanciulle e di ninfe, Narciso fu punito dalla dea Nemesi che lo fece innamorare perdutamente della propria immagine riflessa nell'acqua; consumato da questa vana passione, morì trasformandosi nel fiore che porta il suo nome. Il mito, qualunque sia la versione tramandataci a partire dal racconto di Ovidio nelle Metamorfosi, si incentra su immagini di trasformazione corporea (come Eco perde il proprio corpo, anche Narciso, imprigionato dal fascino della sua stessa immagine riflessa dall'acqua, si annulla per sempre) e conferisce un rilievo pregnante al corpo come oggetto capace di attivare relazioni (Eco viene attratta dalla bellezza di Narciso) e, al tempo stesso, di impedirle (il rifiuto di Narciso a vivere concretamente l'amore includendovi il corpo). Questi aspetti stimolano la riflessione sulle problematiche che nella società attuale coinvolgono la corporeità, e in particolare sull'eccessivo investimento sul corpo quale unico oggetto d'amore e di relazione con il mondo, il quale può essere all'origine di patologie mentali e sociali in cui trovano espressione esasperati problemi di identità sul piano sia individuale sia collettivo. Nell'impossibilità di accogliere l'altro da sé e nella fissazione sulla propria immagine risiede il nucleo originario del narcisismo.
Il termine narcisismo fu introdotto, nel 1898, nella cultura psicologica da H. Ellis per indicare l'atteggiamento autoerotico del soggetto. Il concetto fu poi sviluppato da S. Freud ed elaborato da altri autori, giungendo così a costituire un nucleo fondamentale nell'evoluzione del pensiero psicoanalitico. Nel 1910 Freud, allo scopo di spiegare il comportamento omosessuale, riprende le concezioni di K. Abraham, espresse in Le differenze psicosessuali fra isteria e dementia praecox (1908), relative all'autoerotismo, inteso come ripiegamento della libido sullo stesso soggetto, e che caratterizzerebbe la psicopatologia basica della dementia praecox (corrispondente orientativamente oggi alla schizofrenia); successivamente, nel saggio Totem e tabù (1912-13) Freud ipotizza l'esistenza di una fase narcisistica intermedia, nel corso dello sviluppo psicosessuale, tra la condizione di autoerotismo e il raggiungimento dell'amore oggettuale. Nel 1914, uno scritto che affronta direttamente il tema e che porta appunto il titolo Introduzione al narcisismo individua quest'ultimo come quel processo energetico in cui la libido investe l'Io, avendo disinvestito gli oggetti esterni. Il narcisismo diviene così il tratto che differenzia le psicosi dalle nevrosi. Dopo il 1920 Freud procede a una revisione critica della propria teoria introducendo la nozione di Es e riformula la visione del narcisismo distinguendolo in due stadi: primario e secondario.
a) Il narcisismo primario. Nel narcisismo primario, secondo la concezione di Freud, la libido è interamente ripiegata sul soggetto, non esiste differenziazione tra l'Io e l'Es e i rapporti oggettuali sono del tutto assenti; si tratta cioè di quello stato precoce in cui il bambino investe su sé stesso tutta la libido, credendo all'onnipotenza dei propri pensieri. Freud, in un primo tempo, localizza questa fase tra quella dell'autoerotismo primitivo e quella dell'amore oggettuale; successivamente, con gli ulteriori sviluppi della teoria psicoanalitica, egli collocherà gli antecedenti del narcisismo già nella vita intrauterina e ne leggerà la comparsa in un primissimo stadio della vita, come prolungamento, appunto, dello stato fetale. La caratteristica di un tale stato è dunque quella di essere indifferenziato e inoggettuale, privo cioè di scissioni tra soggetto e mondo esterno. Questa visione, tendente ad annullare le differenze tra autoerotismo e narcisismo, inizialmente acquisita dalla cultura psicoanalitica, è stata successivamente sottoposta a critica in particolare da M. Klein (1948, 1952). L'autrice ritiene infatti di individuare stati narcisistici in riferimento alle relazioni oggettuali precoci, piuttosto che a uno stadio caratterizzato da un'assenza assoluta di relazione. Oltre a Klein, molti psicoanalisti si sono occupati del narcisismo, proponendo ipotesi diverse rispetto al pensiero originario di Freud. D.W. Winnicott (1958), per es., rileva quali caratteristiche proprie della personalità narcisistica il vivere sé stessi come una marionetta ('personalità robot', espressione di un 'falso Sé') e lo sperimentare stabilmente un senso di vuoto e di inutilità; l'origine di questo disturbo sarebbe dovuta all'assenza della madre e all'inadeguatezza del padre. J. Lacan (1966), per converso, basandosi anche su una sua analisi del saggio di Freud sul lutto, cambia prospettiva vedendo il rispecchiarsi di Narciso nella propria immagine ('fase dello specchio') come un'esperienza relazionale primaria che fonderà per l'individuo le future relazioni con l'altro. Riguardo ai rapporti tra narcisismo e identità, merita di essere ricordata la rilettura del mito a opera di N. Schwartz-Salant (1989): specchiandosi nella fonte, Narciso è teso a entrare in contatto con il proprio Sé profondo e si addentra nei misteri dell'identità. L'immagine riflessa che egli vede è il Sé che costituisce la matrice dell'identità personale. Questo rispecchiamento non supplisce tuttavia al deficit verificatosi nelle primissime fasi della vita: la mancanza di un rispecchiamento materno non può essere recuperata attraverso quello nella fonte; ci si fissa così nella dimensione narcisistica che può comportare una serie di effetti patologici (v. oltre). In generale, la maggior parte degli autori descrive il narcisismo primario come una carenza strutturale di base che si riflette sulle modalità di relazione. L'impossibilità dell'investimento relazionale oggettuale sposta sul proprio corpo la libido; tuttavia tale processo è sovente fallimentare perché non raggiunge lo scopo di ripristinare la condizione originaria, carente o assente, rappresentata da un rispecchiamento della madre; ottiene, invece, il risultato di costituire il proprio corpo come oggetto svuotato da qualsiasi emozione. In altre parole, il narcisismo determina una frattura dell'asse Io-Sé. La problematica narcisistica coinvolge in maniera molto profonda il senso della propria identità, in quanto l'autostima è alla base del processo attraverso il quale l'individuo può procedere nel mondo. Quale sia la precisa funzione della percezione nella relazione con gli oggetti esterni e nella costituzione di quelli interni è argomento di studio (Montella 1995): condividendo con la neurofisiologia il principio di una percezione che si realizza attraverso l'interagire della mente con il mondo esterno, la psicoanalisi attribuisce a questo processo un ruolo fondamentale nell'organizzazione degli oggetti interni e quindi dell'immagine corporea (rappresentazione mentale del Sé corporeo; v. Sé).
b) Il narcisismo secondario. Il narcisismo secondario coincide sostanzialmente con quello trattato da Freud nell'Introduzione al narcisismo, anche se viene estratto dallo specifico contesto dell'interpretazione del meccanismo psicotico. Secondo Freud, consiste nel ripiegamento sull'Io della libido sottratta ai suoi investimenti oggettuali. A questa 'quota' di narcisismo la psicoanalisi attribuisce una valenza positiva, fisiologica, da collocare fra gli aspetti che contribuiscono a delineare una personalità in grado di vivere in prima persona un sentimento autonomo di autostima, che può, per es., contrapporsi utilmente agli attacchi diretti e distruttivi del Super-Io oppure alla delusione di non corrispondere adeguatamente alle rigide esigenze di un Io-ideale.
Il narcisismo diviene una condizione patologica quando l'individuo rimane 'fissato' all'interno del mito, senza possibilità di un'evoluzione armonica che preveda il contatto produttivo e creativo con gli altri. Il processo che investe Narciso è inverso a quello naturale evolutivo che richiede, per la sua realizzazione, continui aggiustamenti e separazioni. L'Io del narcisista, in quanto autogenerato, è impregnato di un'idealità grandiosa, percepisce solo sé stesso, è privo di filiazioni e parentele e mira regressivamente al mantenimento delle relazioni fusionali. Per comprendere e inquadrare il disturbo si deve considerare il rapporto madre-bambino nella sua naturale evoluzione, dall'iniziale fase fusionale-simbiotica alla relazione adulta, come un processo di progressiva separazione dal corpo materno. Nello sviluppo normale, il bambino deve potersi rispecchiare dapprima nella madre; ciò gli permetterà più tardi di separarsi da lei per poter crescere autonomamente. Quando la madre è assente, o non si presta adeguatamente, il bimbo si può attivare al fine di trovare una compensazione che può consistere nell'immagine riflessa del proprio corpo. Questa sostituzione impropria impedisce il processo di maturazione che dovrebbe concludersi nell'acquisizione dell'identità adulta, capace di una percezione adeguata di sé in relazione al mondo esterno invece che a sé stesso.
Considerando il narcisismo una condizione psichica che coinvolge contemporaneamente mente e corpo, se ne possono osservare gli effetti sulla corporeità che si esprime dinamicamente attraverso il movimento. È stato notato, soprattutto dagli autori che si interessano alla danzaterapia, che la personalità narcisistica presenta in genere una disarmonia dei movimenti, specificamente per quanto riguarda il flusso tra i movimenti di espansione e quelli di ripiegamento del corpo. La simmetrica alternanza di questi due opposti movimenti, direttamente correlata con il ritmo respiratorio, è profondamente alterata dalle variazioni affettive in relazione agli stimoli provenienti dall'ambiente e dagli oggetti interni (The body mind… 1992). Nel 1952, J. Kerstenberg (cit. in Garcia-Postacchini 1995) aveva iniziato un'osservazione dei bambini, continuata poi per venti anni; ne è nato un sistema complesso per l'analisi del movimento, noto come Kerstenberg movement profile (KMP). Questo profilo può essere definito come lo strumento più raffinato per la descrizione, la valutazione e l'interpretazione del comportamento non verbale. Evitando gli scogli delle manipolazioni verbali che la personalità narcisistica può esercitare, esso è in grado di fornire indicazioni sugli effetti che la psiche narcisistica ha sul corpo. Gli studi di Kerstenberg hanno confermato come la capacità materna di contenere e sostenere psicologicamente il bambino e di sintonizzarsi ritmicamente con lui sia determinante per lo sviluppo e il mantenimento di un armonico movimento alternato tra l'espandersi e il ripiegarsi del corpo, un flusso che è consono al ritmo dei flussi vitali. L'alternanza dei due movimenti testimonierebbe la mutua armonia tra madre e bambino, che garantisce l'evoluzione normale della psiche del futuro adulto. Alla base concettuale di questo profilo, vi è un preciso riferimento a Winnicott, che aveva evidenziato come i fallimenti nella cura materna siano visibili a distanza dal modo con cui l'individuo contiene sé stesso e con cui ricerca e mantiene uno stato di benessere. Di conseguenza, dagli schemi ritmici di alternanza tra espirazione e inspirazione, espansione e contrazione, allungamento e accorciamento, sarebbe possibile dedurre, oltre alla presenza di sentimenti di benessere o malessere, il grado delle gratificazioni narcisistiche di cui necessita una persona. Per definire una diagnosi capace di differenziare la personalità narcisistica da altre patologie che presentino bisogni di questo tipo, il KMP utilizza vari parametri che prendono in considerazione non soltanto gli atteggiamenti statici del corpo, ma anche i suoi movimenti espressivi: gli efforts che mostrano la maniera in cui l'essere umano si rapporta alla gravità, al tempo e allo spazio definiscono l'organizzazione di quest'ultimo in linee, piani e volumi. Questi parametri indicano gradi di organizzazione egoica di sviluppo e la qualità delle relazioni oggettuali.
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