Narcotraffico
narcotràffico s. m. – Commercio illecito di sostanze stupefacenti. Il mercato della droga ha dimensioni globali e un bacino di consumatori che non conosce flessione. Nel mondo, secondo le Nazioni Unite, 230 milioni di persone, di età compresa tra 15 e 64 anni, hanno assunto narcotici almeno una volta nell'arco di un anno. I tossicodipendenti sono 27 milioni e principalmente fanno uso di eroina e cocaina (World drug report UNODC, 2012). Diversamente dal passato, è sempre più diffusa tra le giovani generazioni la poliassunzione, vale a dire il consumo alternato di droghe dagli effetti anche molto differenti, allo scopo di inibire o incrementare le peculiari reazioni delle singole sostanze assunte. Nord America, Europa e Oceania mantengono il primato dell'uso di droghe. La cannabis resta lo psicotropo più consumato al mondo: gli acquirenti oscillano tra 119 e 224 milioni. L'Europa è il più grande fruitore di resina di cannabis (hashish), che proviene prevalentemente dal Marocco, anche se negli ultimi anni nel vecchio continente si registra un aumento delle colture fai-da-te di piante di canapa. Produttore di hashish è anche l'Afghanistan, che primeggia nella coltivazione mondiale di papavero da oppio, seguito dal Myanmar. Il Sud-Est asiatico è la principale sede dei laboratori clandestini di droghe sintetiche (amfetamine, metamfetamine, ecstasy). Colombia, Perù e Bolivia sono invece i maggiori produttori di foglie di coca, da cui si produce cocaina.
Narcotraffico e criminalità organizzata. – Il giro d'affari legato al traffico di droga ammonta a 300 miliardi di dollari l'anno. Si tratta evidentemente di cifre approssimative, data la natura clandestina di tale mercato; ciononostante, è assodato che il contrabbando di droga rappresenta, oggi come in passato, la principale fonte di accumulazione di capitale della criminalità organizzata e la cocaina ne è la voce più redditizia. Secondo le Nazioni Unite, nel 2009 i profitti lordi derivanti dal traffico di tale sostanza si sono aggirati intorno a 84 miliardi di dollari. Se si considera che un chilo di cocaina pura, in Colombia, è ceduto ai narcotrafficanti intorno a 2 mila dollari e che, una volta arrivato in Europa, ne vale anche 60 mila, si può comprendere come una volta 'tagliato' in dosi da smerciare al dettaglio produca ricavi di milioni di dollari. Negli ultimi due decenni, inoltre, da sostanza esclusiva delle classi medio-alte, la cocaina è diventata accessibile a tutti gli strati sociali. Il mercato europeo, a differenza di quello nordamericano ormai saturo, ha così raddoppiato il consumo di tale droga, passando da 2 milioni di consumatori del 1998 a oltre 4 milioni attuali. Sono cifre in grado di condizionare l'economia di vaste aree geografiche se non di interi stati. Il settore degli stupefacenti ricopre infatti un ruolo cruciale per le mafie nella penetrazione dell'economia legale. Con l'aiuto di professionisti capaci di ripulire il cosiddetto denaro sporco, i narcotrafficanti mirano a investire gli enormi profitti nei settori commerciali e produttivi più fiorenti di un Paese. Questo flusso di capitali crea conseguenze spesso irreparabili: dall'alterazione delle regole della libera concorrenza al soffocamento dell'economia legale. Per mantenere il controllo del territorio, il n. sfrutta e alimenta l'instabilità sociopolitica dei paesi coinvolti nel transito delle sostanze. Afghanistan, Guinea Bissau e Messico sono i più recenti casi di stati in cui il fenomeno è tale da minacciarne direttamente le stesse fondamenta istituzionali. Considerato ormai 'monopolista' del traffico di cocaina verso gli Stati Uniti, il Messico ha registrato dal 2000 un livello di violenza, tra i cosiddetti cartelli della droga e tra questi ultimi e le forze armate del governo, pari a un vero e proprio conflitto civile (47 mila le morti dal dicembre 2006 al 2012; una media di 1400 morti violente collegate al narcotraffico soltanto nel 2011). La Guinea Bissau è diventata uno snodo per lo stoccaggio di cocaina diretta in Europa. In generale, soprattutto dopo la crisi libica, vaste aree dell'Africa occidentale, in cui la corruzione è altissima e i controlli pressoché inesistenti, si sono trasformate in fondamentali punti di smistamento delle droghe provenienti dalle Ande e dall’Asia (da cui proviene copiosamente l'eroina afghana). Anche Colombia, Honduras, Costa Rica, Salvador sono paesi che da decenni vivono nella morsa del contrabbando di narcotici. Dal Venezuela i narcotrafficanti movimentano oltre la metà del commercio di cocaina per l'Europa, via Africa. I canali privilegiati per il traffico sono le rotte commerciali: navi portacontainer e aerei sono il mezzo più utilizzato per trasportare droga nei principali punti di ingresso (Spagna, Olanda, Portogallo, Italia). Più recentemente si è scoperto che i narcos sudamericani sono dotati di una vera 'flotta' di sommergibili altamente tecnologici, in grado di percorrere lunghe distanze e toccare differenti stati senza essere avvistati.
Lotta al narcotraffico. – Il n. è un reato transnazionale in grado di sfruttare sia le lacune derivanti dalle diversità delle legislazioni sul contrasto agli stupefacenti vigenti nei paesi coinvolti, sia la minor capacità di lotta di alcuni di essi. A cento anni dalla firma del primo trattato internazionale di controllo sui traffici di droga (Convenzione internazionale sull'oppio, 1912) e a cinquanta dalla firma della prima Convenzione internazionale sugli stupefacenti (1961), seguita dalle due Convenzioni di Vienna (1971 e 1988), il dibattito su come affrontare e arginare il fenomeno del n. è ancora di aperta opposizione tra chi sostiene lo scontro frontale (la cosiddetta war on drugs, lanciata dagli Stati Uniti d'America nel 1971) e chi auspica politiche di legalizzazione delle droghe leggere (cannabis, marijuana). Le campagne antidroga organizzate dagli Stati Uniti hanno rappresentato finora la controffensiva più articolata e condivisa a livello internazionale, nonostante siano state spesso accompagnate da dure critiche (relative ai costi proibitivi, alle presunte forme di dominio sugli stati produttori, alle fumigazioni aeree con pericolosi erbicidi dei campi di droga). Nell'aprile 2012, nel corso del 7° vertice delle Americhe tenutosi a Cartagena (Colombia) si è registrata un'inedita inversione di rotta da parte degli stati centro- e sudamericani che, di fronte a un aumento della violenza interna e a un'oggettiva scarsità di risultati sul volume complessivo delle coltivazioni prodotte (addirittura aumentate in talune aree), hanno dichiarato il sostanziale fallimento dello scontro diretto ai cartelli della droga. La richiesta avanzata da questi ultimi di ridefinire in seno alla comunità internazionale una strategia politica antidroga, partendo da un dibattito sulla legalizzazione delle sostanze, è tuttavia stata respinta dall'attuale presidente statunitense Barak Obama.