RECCHI, Nardo (Leonardo) Antonio
RECCHI, Nardo (Leonardo) Antonio. - Nacque a Montecorvino (Salerno) intorno al 1540.
Frequentò lo studio salernitano formandosi nelle lingue classiche, in filosofia e medicina. Ottenne i gradi nel 1564. Prima del 1580 fu inviato a Madrid per difendere presso la corte di Spagna alcune richieste relative ai privilegi regi attribuiti a Montecorvino.
Si fece conoscere negli ambienti cortigiani per la sua cultura medica e mentre si stava apprestando a ritornare in patria Filippo II lo nominò 'medico de la Casa real'. Una quitación di corte (21 febbr. 1580) che sanciva la nomina gli attribuiva 60.000 maravedís annui e definiva le funzioni che il medico campano era chiamato ad assolvere (Jiménez Muñoz, 1977, p. 75). Egli avrebbe dovuto sovrintendere ai giardini reali e ai laboratori di distillazione che il re aveva fatto costruire nelle sue residenze e istruire i medici di corte su materia medica e pratiche distillatorie. Recchi fu chiamato anche a 'concertar' e 'poner en orden' il vastissimo materiale sul mondo naturale messicano prodotto dal protomedico delle Indie Francisco Hernández giunto a Madrid nel 1577. È Recchi a firmare un inventario dal quale è possibile ricavare l’entità del materiale hernandino: 15 volumi che comprendevano descrizioni in latino e illustrazioni di piante, animali e minerali e un volume contenente i cinque libri De adminiculatibus (Siviglia, Archivo General de Indias, Patronato, 170 R 42).
Nei due anni successivi Recchi svolse con solerzia i compiti che gli erano stati affidati. Fece piantare nei giardini reali nuove piante medicinali, facendo arrivare a corte, a volte anche a sue spese, semi ed esemplari provenienti da diversi luoghi tra cui l'Italia (Ginevra, Bibliothèque de Genève, Fonds E. Favre, vol. XXXIV, f. 511). Lavorò a fianco del distillatore Giovan Vincenzo Forte nei laboratori reali di distillazione, come prova un memoriale del cardinal Antoine Perrenot de Granvelle che attesta la collaborazione tra i due (Madrid, Instituto Valencia de Don Juan, envío 99, f. 302). Si dedicò poi alla revisione del materiale di Hernández.
A poco più di due anni dalla nomina, egli aveva terminato il manoscritto De materia medica Novae Hispaniae libri quatuor (Providence, Brown University, John Carter Brown Library, Codex Lat. 5). Nel marzo del 1582 l’architetto Juan de Herrera, nelle funzioni di aposentador della Corona, scrisse al segretario reale Mateo Vázquez che Recchi aveva terminato il lavoro e che si trattava ora di far realizzare le incisioni delle illustrazioni inviate da Hernández. Due mesi dopo l’architetto, in una missiva che conteneva anche due incisioni dimostrative ribadiva che l’opera conclusa rispondeva alle attese reali, effettuava una stima dei costi e si proponeva di trovare gli incisori per l’apparato iconografico (Madrid, Instituto Valencia de Don Juan, envio 99, cc. 199r-v, 241r).
Poiché il materiale inviato da Hernández bruciò nell’incendio dell’Escorial del 1671, non è stato compito agevole per gli storici ricostruire il lavoro di Recchi. È lo stesso medico nella dedica a Filippo II del suo manoscritto a fornire indicazioni sul tipo di operazione che egli aveva svolto: ordinare una materia spesso espressa in forma confusa e disordinata e renderla utilizzabile da un punto di vista terapeutico (De materia, I, p. 156). Recchi cercò anche di rispondere alle perplessità che aveva suscitato a corte il lavoro di Hernández. La ricerca che il protomedico aveva condotto su una flora e una fauna spesso sconosciuta in Europa, nonostante i suoi sforzi nel cercare corrispondenze con una natura più familiare, era considerata in parte inutilizzabile. Se per lungo tempo, il medico campano è stato considerato dagli studiosi come colui che manipolò e stravolse l’impresa hernandina, i lavori di José Maria López Piñero e José Pardo Tomás consentono ora di affermare che il suo intervento consistette essenzialmente in una drastica selezione delle descrizioni – circa 1/12 di quelle offerte da Hernández- e nel riordinamento del materiale secondo un altro principio tassonomico. All'interno della selezione, effettuata sulla base di un interesse medico e terapeutico che privilegiava i semplici che rientravano in una tradizione medica di stampo dioscorideo, l’intervento non fu particolarmente invasivo. Ogni singola descrizione scelta fu conservata per lo più nella sua interezza. In pochi casi Recchi aggiunse osservazioni personalmente effettuate nell’area di Madrid su esemplari corrispondenti a quelli americani. Per quanto riguarda il nuovo ordine attribuito al materiale, se Hernández aveva seguito un criterio fondato sulla nomenclatura nahuatl che era stato una delle maggiori cause di perplessità verso la sua opera, Recchi riordinò il materiale in quattro libri secondo i criteri utilizzati da Teofrasto e consolidati nella tradizione medico-naturalista europea. Le piante vennero divise in alberi (aromatici e da frutta), arbusti ed erbe (acri, amare, dolci, acide). Ai quattro libri Recchi aggiunse i prolegomena: un’apologia dell’opera contro le accuse di quanti ritenevano che si trattasse di un’impresa insensata che considerava piante rarissime o introvabili in Europa o che nel processo di acclimatazione avevano perso o modificato le loro proprietà.
Il lavoro effettuato da Recchi suscitò numerose critiche: quelle dello stesso Hernández, che nel 1580 inviò ad Arias Montano un poema in cui lamentava l’incompetenza di Recchi (Hernández 1959-1984, VI, pp. 28-35) e probabilmente di altri medici di corte (Prolegomena, nn. X e XIII).
Furono forse tali dissapori a spingere Recchi a inviare nell’estate del 1583 una supplica al re in cui chiedeva di ritornare a Napoli per motivi di salute (Ginevra, Bibliothèque de Genève, Fonds E. Favre, vol. XXXIV, c. 511r). La richiesta fu accolta. Il re gli accordò di lasciare la Spagna, gli concesse una rendita vitalizia, alla quale si sarebbero dovuti aggiungere parte dei ricavi dell'eventuale pubblicazione del De materia medica e gli conferì il titolo di protomedico del Regno di Napoli, anche se non si sa se egli esercitò effettivamente tale carica.
Al momento della partenza di Recchi con una copia del manoscritto e alcune illustrazioni originali (un'altra copia fu lasciata a Madrid) la pubblicazione del suo lavoro sembrava imminente. Non si hanno notizie dell’arrivo del medico a Napoli prima del 1589. A questa data risalgono le prime testimonianze dell'interesse che il materiale di cui era in possesso suscitò negli ambienti scientifici cittadini.
Numerosi i dotti napoletani con cui entrò in contatto che diffusero notizie sul manoscritto e le illustrazioni tra i principali medici e naturalisti del tempo: Ulisse Aldrovandi, Carolus Clusius e Joachim Camerarius. Giovanni Battista della Porta si fece mediatore nei confronti di quanti erano incuriositi dalla «cose belle, utili e stravagantissime» che Recchi aveva portato con sé, anche se le notizie che diffondeva non erano sempre precise (Gabrieli, 1932, p. 262). Fabio Colonna nel suo Phytobasanus afferma che Recchi fu il primo a fornirgli un esemplare del solanum manicum. Ferrante Imperato diede dettagliate notizie a Clusius esprimendo perplessità sulla qualità del materiale iconografico (Olmi, 1992,pp. 247-8n).
Dalle testimonianze di questi eruditi si evince che il medico era restio a mostrare diffusamente i suoi materiali, la cui pubblicazione sembrava ancora imminente, temendo ritorsioni della Corona – la sospensione della rendita o addirittura la pena della vita- se avesse contravvenuto ai vincoli di segretezza imposti dal re (Gabrieli, 1932,p. 263).
A Napoli Recchi condusse vita ritirata fino al decesso avvenuto nel 1594. Fu sepolto presso il cimitero di S. Paolo dei chierici regolari.
Le vicende del De materia medica Novae Hispaniae non si conclusero con la morte del medico. Il materiale portato a Napoli fu ceduto al nipote, il giureconsulto Marco Antonio Petilio, che celebrò lo zio nel trattato dialogico manoscritto Lauretta celebrata di cui Recchi è uno dei protagonisti (Roma, Biblioteca Casanatense, E. IV, 7, C. E) e nella dedica al Commentariorum de instruendo Principe imago. Fu Petilio che, probabilmente attraverso la mediazione di Della Porta, lo cedette al linceo Federico Cesi attorno al 1610. Le carte recchiane furono il punto di partenza di due imprese editoriali: gli Animalia mexicana del medico linceo Johannes Faber (1628) e il Tesoro Messicano (1651), opera princeps del collettivo linceo, anche se è ora dimostrato che i Lincei ebbero un contatto diretto anche con il materiale di Hernández. Mentre una versione del manoscritto di Recchi giungeva a Napoli per poi arrivare a Roma attraverso i Lincei, l’altra copia, revisionata dal medico personale di Filippo II, Francisco Valles, giunse in Messico. Qui entrò in possesso del frate Francisco Ximénez che nel 1615 ne pubblicò una versione in spagnolo a Città del Messico.
Fonti e Bibl.: Archivo general de Simancas, Quitaciones de Corte, Leg. 35, 21 febrero 1580; Ginevra, Bibliothèque de Genève, Fonds Favre, vol. XXXIV, c. 511; Madrid, Instituto Valencia de Don Juan, envio 99, f. 302; envio 99, ff. 199r-v, 240-241; Providence (RI), Brown University, John Carter Brown Library, Codex Lat. 5; Roma, Biblioteca Casanatense, E. IV. 7; Siviglia, Archivo General de Indias, Patronato, 170 R 42.
F. Colonna, Phytobasanus, 1592, p. 50; J. Faber, Animalia Mexicana Descriptionibus, scholiisque exposita (…), Roma, 1628; M. A. Petilio, Commentariorum de instruendo Principe imago, Roma, 1602; F. Ximénez, Quatro libros de la naturaleza…, Città del Messico, 1615; Rerum medicarum Novae Hispaniae Thesaurus, Roma, 1651; G. Gabrieli, Bartolomeo Chioccarello e la biografia degli scrittori napoletani nel secolo XVII, in Rendiconti della R. Accademia nazionale dei Lincei. Classe di scienze morali, storiche e filologiche, s. 6, IV (1929), pp. 596-629: 621-622; Id. Giambattista della Porta. Notizia bibliografica dei suoi manoscritti e libri… con documenti inediti, ibid., V (1932), pp. 206-277; F. Iñiguez Almech, Casas Reales y Jardines de Felipe II, Madrid,1952, pp. 210-11, ill. 54-55; G. Somolinos, Vida y obra de Francisco Hernández, in F. Hernández, Obras completas, I, Città del Messico, 1960, pp. 95-440; J. M. Jiménez Muñoz, Médicos y cirujanos en Quitaciones de Corte (1435-1715), Valladolid, 1977, p. 75; P. Iborra, Historia del Protomedicato en España, Valladolid, 1987, pp. 215–16; G. Olmi, L’inventario del mondo. Catalogazione della natura e luoghi del sapere nella prima età moderna, Bologna, 1992, pp. 247-248n; G. B. Marini Bettolo, Una guida alla lettura del Tesoro Messicano. Rerum Medicarum Novae Hispaniae Thesaurus, Roma, 1992; J. M. López Piñero - J. Pardo Tomás, Nuevos materiales y noticias sobre la historia de las plantas de nueva España de Francisco Hernández, Valencia, 1994, pp. 59-86, 119-124, 133-144; Iid., La influencia de Francisco Hernández (1515-1587) en la constitución de la botánica y la materia médica modernas, Valencia, 1996, pp. 45-52, 139-162; Iid. N. A. R. y la inicial recepción europea a traves de Nápoles de los materiales de la expedición de Francisco Hernández, in Napoli viceregno spagnolo. Una capitale della cultura alle origini dell'Europa moderna, a cura di M. Bosse - A. Stoll, I, Napoli, 2001, pp. 261-292; De materia medica Novae Hispaniae libri quatuor: cuatro libros sobre la materia medica de Nueva Espana: el manuscrito de R., a cura di R. Álvarez Peláez - F.F. González, Madrid, 1998; Searching for the secrets of nature: the life and works of Dr. Francisco Hernández, a cura di S. Varey et al., Standford, 2000, passim; S. Varey - R. Chabrán, The Mexican treasury: the writings of Dr. Francisco Hernández, ed. S. Varey, Stanford, 2000, pp. 3-6; M. E. Alegre Pérez – M. Rey Bueno,Renovación de la terapeútica real: los destiladores de su majestad, maestros simplicistas y médicos herbolarios de Felipe II, in Asclepio, 2001, 53, 1, pp. 27-55: 29-32, 40-44; M. R. Bueno, Los señores del fuego. Destiladores y espagíricos en la corte de los Austrias, Madrid, 2002, pp. 47-51; M. Figueroa-Saavedra, La materia medicinal de la Nueva España: indagaciones sobre su origen e historia, in Revista espanola de antropologia americana, 2003, 33, pp. 133-155; D. Freedberg, The eye of the linx. Galileo, his friends and the beginnings of modern natural history, Chicago, 2003, pp. 247-249; L. Guerrini, Nuovi saperi e antichi primati. Studi sulla cultura del primo Seicento, Bologna, 2008, pp. 251-290; T. Cirillo Sirri, Tra Nuovo Mondo, Spagna e Italia: l’avventura editoriale del Tesoro Messicano, in Annali dell’Università degli studi di Napoli “L’Orientale”, LII (2010), 1-2, pp. 97-135; Il Tesoro messicano. Libri e saperi tra Europa e Nuovo Mondo, a cura di M. Guardo - M.E. Cadeddu, Firenze, 2012 (in partic.: J. Bustamante, Un libro, tres modelos y el atlántico : la obra naturalista de Francisco Hernández y sus concreciones escritas, pp. 25-37; J. Pardo Tomás, Viajes de ida o de vuelta? : la circulación de la obra de Francisco Hernández en México, 1576-1672, pp. 39-66; M. Guardo, Nell'officina del Tesoro messicano : il ruolo misconosciuto di Marco Antonio Petilio nel sodalizio Linceo, pp. 67-92; S. Brevaglieri, Saperi in circolazione alla scala di Roma : un'agenda di ricerca per il Tesoro messicano, pp. 243-255); E Andretta - S. Brevaglieri, Storie naturali a Roma tra Antichi e Nuovi Mondi. Il Dioscorides di Andrés Laguna e gli Animalia Mexicana di Johannes Faber, in Quaderni storici, 2013, 142, 1, pp. 43-87: 51-2.