Vedi NARNI dell'anno: 1963 - 1995
NARNI (Narnia)
Città della VI Regione augustea, ricordata negli Itenerari come statio della via Flaminia. La colonia di N. (tribù Papiria) fu fondata dai Romani nel 229 a. C. (Liv., x, 9, 8) nel luogo ove esisteva il centro umbro di Nequinum, oppidum di grande importanza strategica essendo situato su un alto e isolato sperone calcareo, in posizione dominante sulla vallata del fiume Nar (Nera) e sulla strada naturale di penetrazione in Umbria.
Con l'avvenuta pacificazione dei popoli dell'Italia centrale cessò la funzione militare di N., che invece - per la bellezza del panorama e per la salubrità dell'aria -, divenne luogo di villeggiatura; nei dintorni della città sorsero ville di ricche famiglie, come è indicato dalle fonti letterarie, dalle murature e dai mosaici rinvenuti nel territorio.
Durante le invasioni barbariche e nei secoli successivi N. ridivenne una roccaforte sulla via Flaminia.
Quasi nulla sappiamo della topografia della città romana, il cui impianto doveva essere peraltro irregolare per la natura del luogo e forse anche per il precedente stanziamento dell'abitato umbro-italico. Possiamo soltanto ricostruire l'andamento del tratto urbano della Flaminia attraverso l'indicazione fornitaci dai resti di una porta, conservati - sia pure alterati - nell'arco del Vescovado, e per mezzo del ricordo di un'altra porta demolita in tempi recenti, nei pressi di piazza Priora, in direzione del ponte di Augusto su cui la Flamima valicava il Nera. Nella piazzetta a fianco il portico della cattedrale e, nella stessa chiesa, sul tondo della cappella di S. Cassio avanzano pochi tratti di muro a grossi blocchi di pietra, che potrebbero aver appartenuto alla cinta urbica.
Sulla roccia tagliata dalla mano dell'uomo, nel lato sinistro della via Flamima (andando verso Roma), a circa due chilometri da N., sono rozzamente scolpiti alcuni animali e altri simboli, probabilmente contemporanei alle opere di sistemazione eseguite durante la costruzione della via Flaminia, mentre nell'altro lato della strada si trova un grosso masso di pietra a struttura quadrangolare, la così detta Sedia di Orlando, generalmente messa in rapporto con gli stanziamenti preistorici di questa zona (Antro del Capraio, Grotta di Orlando, ecc.).
Il monumento romano più noto di N. è il grande ponte di Augusto, immediatamente sotto la città, di cui resta intatta la prima arcata. Rivestita di travertino, la grandiosa opera aveva una lunghezza di circa i1o m ed un'altezza di oltre 30 sul livello del fiume: ardita è la concezione delle arcate impostate a tanta altezza su piloni isolati. Si è molto discusso intorno al numero delle arcate e ai piloni, ma gli studî più recenti sembrano dimostrare l'esistenza di quattro arcate. Il monumento, per la cui costruzione dovettero essere impiegati molti anni - come denunciano alcune diversità nelle murature e nei sistemi costruttivi - è datato all'età augustea; subì varî rifacimenti (evidente quello nella quarta arcata) in seguito a danni per eventi militari e a cedimenti dovuti all'intenso traffico, svoltosi per molti secoli sul ponte.
Proseguendo sulla Flamima da N. verso Carsulae si incontrano ancora due ponti romani ben conservati: quello sul fosso Calamone (kn 10,9 della moderna via Tiberina) e l'altro sul torrente Cardaro (km 12,5 della via Tiberina). Il primo, costruito in grossi conci bugnati, è a due luci con il pilone centrale alleggerito da un fornice per meglio resistere alle piene; il secondo, lungo circa 98 m, è a cinque archi di cui gli estremi più piccoli, i mediani più larghi e più alti, il centrale ancora maggiore. Ambedue i ponti sono datati nella seconda metà del I sec. d. C.
Bibl.: C. I. L., XI, p. 601; G. Eroli, Miscellanea, 91, 1858-1862; H. Nissen, It. Land., II, Belrino 1902, p. 405; T. Ashby-R. A. L. Fell, The via Flaminia, in Journ. Rom. St., XI, 1921, p. 165; E. Martinori, Via Flaminia, Roma 1929, p. 102; U. Calzoni, Un monumento di architettura preistorica, etc., in Atti V Convegno Storia Arch. (1948), Firenze 1957, p. 453 ss.; M. H. Ballance, The Roman Bridges of the via Flaminia, in Pap. Brit. Sch., XIX, 1951, p. 91; M. Salmi, in Boll. d'Arte, 1958, p. 213, fig. 3.