Prima che il sionismo si presentasse come un movimento politico lo storico ebreo-tedesco Heinrich Graetz (1817-1891) e il filosofo Moses Hess (1812-1875) posero le basi teoriche del nazionalismo ebraico. La fase iniziale del movimento sionista, segnata dalle prime due ondate di immigrazione ebraica in Palestina (1882 e 1904) e dalla fondazione del movimento sionista sulla spinta di Theodor Herzl nel 1898, iniziò dopo i pogrom in Russia seguiti all’assassinio di Alessandro II ad opera dei decabristi. Nel 1917, con la Dichiarazione Balfour e l’occupazione inglese della Palestina, dopo la fine della guerra con il mandato britannico, si verifica una più consistente ondata di immigrazione ebraica e, contemporaneamente, una più decisa presa di coscienza identitaria dei palestinesi (arabi), nonché una maggior valutazione del problema arabo da parte del movimento sionista. Questo periodo si conclude con i grandi scontri del 1929. Dopo questi e la grande rivolta araba del 1936-39, il conflitto arabo-ebraico in Palestina assume una forma esclusiva e sfocia, alla fine del mandato britannico, nella prima guerra arabo-israeliana (1948-49), scoppiata dopo il rifiuto arabo di riconoscere il piano delle Nazioni Unite di divisione della Palestina in due stati e la nascita di Israele. Tra il 1949 e il 1967, nonostante la guerra del 1956, si ha un periodo di sostanziale consolidamento interno del paese e di trasformazione degli attori arabi. In questa fase il conflitto arabo-israeliano è per lo più giocato da attori statuali, mentre la società e gli attori palestinesi devono assorbire lo shock della naqba, la ‘catastrofe’ del 1948.
Nel 1967 si verifica un evento decisivo per la storia del Medio Oriente, la cosiddetta Guerra dei sei giorni: Israele occupa il Sinai, la Cisgiordania e il Golan per un’ampiezza territoriale fino ad allora non immaginabile. La guerra del 1967 è uno spartiacque storico per diversi motivi:
- segna la fine del panarabismo nasseriano;
- a causa del disastro militare e politico dei regimi arabi, determina l’eliminazione della loro tutela sull’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp);
- alimenta, per ragioni opposte, il successo dei movimenti ‘fondamentalisti’: in Israele per dare un senso alla vittoria, nei paesi arabi per reagire alla sconfitta.
Il conflitto successivo è la Guerra del Kippur che ha luogo nel 1973, quando Siria ed Egitto, con un attacco a sorpresa contro Israele, cercano di ribaltare le conseguenze della guerra del 1967. Anche se sul campo le forze israeliane finiscono per conseguire dei vantaggi, si pone il problema della soluzione diplomatica del conflitto, cui si arriva parzialmente con la Pace di Camp David tra Egitto e Israele nel 1979. Dal 1979 al 1987 l’evento saliente è costituito dalla guerra in Libano, con il quale il governo Begin-Sharon cerca di eliminare l’Olp come attore militare e politico, e di mettere la Siria fuori dei giochi libanesi. Il primo obiettivo viene centrato, il secondo no. L’Olp si trasferisce a Tunisi e il governo israeliano è indebolito prima dallo scandalo delle stragi nei campi palestinesi di Sabra e Shatila, poi dalla crescita della guerriglia contro le forze israeliane, che porta, nel 1985, al graduale ritiro di queste fino a una fascia di sicurezza nel sud del Libano, abbandonata nel 2000.