NASI CAMUSI, Pittore dei
Ceramografo àpulo, operante fra il 330 e il 320 a. C. circa.
Gli si attribuiscono, finora, i seguenti vasi: un cratere a colonnette da Monte Sannace, presso Gioia del Colle, un cratere a colonnette del Museo Archeologico di Bari (n. 2206) forse proveniente da Bari stessa, un'oinochòe a bocca trilobata del Museo Provinciale di Lecce, proveniente da Rocavecchia, un cratere a campana del Museo Provinciale di Lecce (n. 4811), proveniente da Rocavecchia, un'oinochòe a bocca trilobata del Vaticano, un cratere a colonnette del Museo Civico di Bologna.
Si ignora in che luogo fosse l'officina di questo pittore poiché i vasi attribuitigli sono stati trovati in località diverse ed anche molto distanti l'una dall'altra. Come già notò il Trendall a proposito dell'oinochòe del Vaticano, il suo stile si inquadra nella produzione corrente dell'epoca del Pittore di Dario. Le figurazioni dei suoi vasi sono tutte di ispirazione dionisiaca e si ripetono con scarse varianti. L'artista dimostra particolare capacità e scorrevolezza nella resa delle figure in movimento, anzi in corsa; questa qualità è soprattutto evidente nei vasi migliori, cioè i crateri di Monte Sannace e Bologna e l'oinochòe del Vaticano, ove le figure sono snelle, vivaci, scattanti: in special modo le figure maschili, quasi sempre anatomicamente abbastanza curate e sempre, ad ogni modo, più incisive e personali di quelle femminili.
Il nome che gli è stato attribuito deriva dalla caratteristica forma dei nasi dei satiri che compaiono nei suoi vasi. Nel cratere di Bologna, in cui il satiro manca, forse anche per la relativa piccolezza del vaso, il giovane con giubbotto italico ha la tipica testa con capelli arruffati comune anche al Dioniso del vaso di Gioia e alle figure di rabdofori che costituiscono la decorazione della faccia secondaria di tutti e quattro i crateri. Caratteristiche del pittore sono anche la forte linea ondulata con cui sono rese le sopracciglie dei satiri e la distanza esagerata dell'occhio dalla radice del naso, comune a tutti i personaggi. Numerose sono le sopradipinture in bianco e giallo soprattutto sugli attributi, di cui i più frequenti sono quelli comuni a tutte le scene dionisiache della produzione àpula di questo periodo: tirsi con coronamento a forma di losanga, faci accese cui si avvolge intorno una benda, situle dipinte.
Bibl.: L. Laurinsich (Laurenzi), C. V. A., Bologna, III, 1936, IV Dr, tav. 17, 3-4; M. Bernardini, in Atti del II Congresso Stor. Pugliese e del Congresso Internaz. di Studi Salentini, Bari 1952, pp. 19-20; A. D. Trendall, Vasi antichi dipinti del Vaticano, Vasi italioti ed etruschi a figure rosse, II, Città del Vaticano 1955, p. 189 ss.; M. Bernardini, in Not. Scavi, 1957, p. 418; B. M. Scarfì, Due pittori àpuli della seconda metà del IV secolo a. C., in Arch. Class., XI, 1959, pp. 185-188; id., Scavi nella zona di Monte Sannace, in Mon. Ant. Lincei, vol. XLV, 1960, c. 167 ss.