naso
Il termine ricorre solo nell'Inferno e nel Purgatorio (una volta nel Detto).
E sempre in senso proprio: Pier da Medicina forata avea la gola / e tronco 'l naso infin sotto le ciglia (If XXVIII 65); per indicare che procedeva con Virgilio di contro al sole, D. dice che i raggi ne ferien per mezzo 'l naso (Pg XV 7); cfr. anche If XXV 128 e 45 dove, col porsi 'l dito su dal mento al naso, D. invita Virgilio al silenzio e all'attenzione.
Nella valletta dei principi, il maschio naso distingue dagli altri Carlo d'Angiò, il nasuto (Pg VII 113 e 124); per converso, Filippo III l'Ardito è designato senz'altro col diminutivo, nasetto (v. 103). Senza particolare rilievo, come una delle parti del viso che la donna amata ha più belle di qualsiasi altra, in Detto 195.
In If XVII 75 si fa riferimento al n. di un animale, del bue.
Due volte il termine indica, per estensione, il senso dell'odorato, come gli occhi quello della vista: If XVIII 108 una muffa / ... che con li occhi e col naso facea zuffa; Pg X 62 li occhi e 'l naso / e al sì e al no discordi fensi.