Nassiriya
(al-Nāṣiriyya). – Città dell’Iraq teatro, il 12 novembre 2003, di un attentato suicida contro la base del contingente militare italiano allestita nell’ambito dell’operazione Antica Babilonia. L’attacco, eseguito da quattro kamikaze, è stato il più grave subito fino a quel momento dalle truppe italiane durante una missione di peacekeeping, e ha causato la morte di 28 persone: 19 italiani (12 carabinieri, 5 soldati dell’Esercito e 2 civili) e 9 iracheni. Altre 58 persone, tra cui 19 italiani, sono rimaste ferite. Un camion cisterna ha forzato il posto di blocco di fronte all’ingresso della base Maestrale nel tentativo, sventato dal fuoco dell'appuntato dei Carabinieri, Andrea Filippa, di proseguire fino alla sede del dipartimento logistico italiano. L'irruzione di un'autobomba carica di 150 kg di esplosivo, che seguiva immediamente il camion, ha permesso di colpire la palazzina.
La potentissima conseguente esplosione ha determinato il crollo di gran parte dell'edificio, ne ha lesionato un secondo e incendiato il deposito delle munizioni. Oltre ai carabinieri di stanza nella base, è stata coinvolta anche la troupe del regista Stefano Rolla (deceduto) appena arrivata sul posto per girare un documentario sul lavoro delle truppe italiane in Iraq. Nel 2007 le indagini del ROS dei Carabinieri hanno consentito di identificare undici partecipanti all’attentato (sette dei quali arrestati nel gennaio 2012), tra pianificazione ed esecuzione, tutti riconducibili a organizzazioni terroristiche legate ad al Qaida (al-Qā‘ida). Dopo l’attentato in Italia sono divampate forti polemiche sulle ragioni della presenza del contingente militare in Iraq, inviato per una missione di peacekeeping ma in un Paese al centro di numerosi attacchi terroristici. I partiti di centrosinistra hanno chiesto il ritiro immediato della missione, confermata però dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.