Vedi NASSO dell'anno: 1963 - 1995
NASSO (v. vol V, p. 354)
È la maggiore delle isole Cicladi (428 km2), ed è attraversata da N a S da una catena montuosa, dell'altezza massima di 1000 m, che a E precipita ripida in mare e a O digrada in fertili pianori e colline. A strati di granito e gneiss si sovrappongono quelli originarî di calcite e in parte anche di marmo bianco-bluastro, a grana grossa. Vi sono inoltre giacimenti di mica e metalli.
Il capoluogo odierno Nasso o Chora, che grazie alla penisola di Palati offriva due porti, uno volto a E, l'altro a O, fu il nucleo abitativo principale dell'isola dal V sec. a.C. Dall'Età del Bronzo in poi sia la fertile parte occidentale sia la costa orientale dell'isola, oggi disabitata, erano punteggiate da numerosi villaggi.
Alcuni materiali della tarda età neolitica trovati nella grotta a O della punta di Zas rivelano che l'isola era abitata già prima del IV millennio.
Per la cultura di Grotta-Pelos (3300-2500 a.C.) non sono attestate costruzioni. Tuttavia, piccole necropoli con 10-15 tombe al massimo, mostrano una certa tendenza della popolazione a vivere in insediamenti sparsi (le maggiori necropoli sono: Kampos tis Makris e Haghia Anargyri, rispettivamente di 56 e 22 tombe a cista, Akrotiri con 24 tumuli). A Grotta, sulla costa a NO della capitale, vi sono stratificazioni di un abitato con resti ceramici, la cui necropoli si trova presso Aplomata. Gli scavi a Grotta hanno riportato in luce case con muri in pietra grezza e pavimento a lastre; l'insediamento si estende per più di 200 m e di esso forse fa parte anche una cinta muraria con torri semicircolari protese verso il mare.
La cultura di Keros-Syros (2700-2200 a.C.) presenta vasti insediamenti fortificati con «bastioni» semicircolari, sentieri stretti, case a uno o due ambienti con tetto piatto, aree coltivate a uliveti e vigneti, cantieri navali (cfr. il modellino in piombo di Nasso).
Anche la penisola di Palati era abitata: 28 tumuli della necropoli di Aplomata hanno restituito ricco materiale (oggetti in ceramica, idoli e vasellame in marmo) che testimonia il ruolo di preminenza di questo agglomerato.
Un grande insediamento nei pressi di Sangri è testimoniato dalla necropoli di Aphentikà con 170 tombe. C. Doumas ha riportato alla luce un'intera roccaforte vicino Panormos, «Korphari ton Amygdaliòn», con 14 ambienti, gli uni a ridosso degli altri e una via di accesso. Nell'insediamento di Korphì tou Aroniou, accanto ad altri edifici molto danneggiati fra cui una costruzione di pianta ovale, vennero ritrovate lastre di marmo con raffigurazioni di cacciatori, pastori e navi. Altre necropoli sono attestate, p.es., a Spedos e a Kastraki.
Le fasi più avanzate della preistoria di N. sono ora chiarite da esplorazioni a Mikú Vigla (strutture e ceramiche importate da Creta e dal Continente) e dallo studio dei materiali del Medio e degli inizî del Tardo Cicladico da Grotta. Dalle aree di Kalaudos e di Grotta provengono maggiori indicazioni circa le fasi iniziali del Tardo Bronzo, con presenza di materiali minoici; è probabile che N. gravitasse sulla sfera dei commerci cretesi in collegamento con altre isole delle Cicladi meridionali e occidentali.
Nell'epoca micenea la città di Nasso divenne un importante centro commerciale. Al di sopra dell'insediamento cicladico di Grotta sorse una città micenea, la cui cinta muraria aveva uno spessore di 3 m, fittamente costruita con case a fondazione di pietra e alzato in mattoni di argilla, attrezzate con focolari, cucine e pozzi. Nella stessa area sono state rinvenute testimonianze di scrittura in lineare Β e tombe a camera nelle necropoli di Aplomata e Kamini. Il sito fiorì sino al X sec. a.C. e resti di sacrifici di suini attestano l'esistenza di un luogo di culto tardo-miceneo in onore di Demetra. Nel 1982 lo scavo di un'area cimiteriale presso Mitropolis ha portato alla luce anche la cinta muraria di epoca micenea con belle case addossate. Nel medesimo luogo, per l'epoca protogeometrica, si è ipotizzata l'esistenza di quartieri a destinazione funeraria con are sacrificali rotonde di tipo geometrico, rispettate fino all'età classica come heròa.
Nelle campagne, come a Sangri, si trovano solo sporadici reperti ceramici di età micenea.
Nel periodo geometrico la città di Grotta viene progressivamente costruita fino al X sec., ma in seguito fu trasferita verso l'interno probabilmente nel luogo dell'odierna Kastro di N., per evitare il pericolo costituito dalla vicinanza del mare. Resti di scrittura sono attestati dall'VIII secolo. Sulla penisola di Palati reperti ceramici, resti incendiati e una serie di buchi per pali, disposti in forma ovale, rivelano la presenza di un santuario dell'VIII sec., che precede quindi il Tempio di Apollo.
Nel brullo territorio fra Tsikalariò e il ripido Apano Kastro si trovano una cinquantina di circoli di pietre (diam. 5-12 m). Si tratta di tumuli funerarî con varie inumazioni e aggiunte dei secc. VIII-VII, raggruppati attorno a un'antica via e contraddistinti da un menhir alto più di 3 m. A tale singolare necropoli appartiene un edificio con funzione sacrale posto a settentrione, ampio 4 x 12 m e provvisto di atrio, sostegni interni ed eschàra: forse corrispondeva a un tempio o a un heròon. Poco più a S si trova un insieme di locali, estesi da 12 a 6 m, due dei quali fungevano da cortili, forniti di focolari, porte e sostegni isolati, e altri due che erano forse dei cascinali isolati (Lauter), oppure «case sacre» che servivano al culto funerario (Themelis). L'insediamento di cui facevano parte va probabilmente cercato ad Apano Kastro, centro ben difeso, come indicherebbe un'articolazione su terrazze digradanti di tipo arcaico e antichi oggetti di ceramica (Lauter). Dal 1969 si è scavato un altro insediamento in posizione arroccata e cinto da mura nell'isoletta di Donoussa, a E di N.: ambienti vasti fino a 10 m con abbondanti resti ceramici, sorgono su terrazze digradanti.
Sul bacino alluvionale del Livadi, presso Iria, 3 km a S di N., è stato scoperto (1986) un santuario, il cui primo tempio, probabilmente un òikos con due file di sostegni interni di legno di c.a 29 cm di diametro, risalente al 700 c.a, è il maggiore edificio sacro insulare, con la sua ampiezza di più di 9 m. Nella cella si trova una grande eschàra.
La pòlis di Nasso dovette svilupparsi in età arcaica (VII-VI sec.). L'acropoli va posta con ogni probabilità nell'area dell'odierna Kastro. Dalla fine del VII sec. la città dovette essere cinta di mura, come risulta da resoconti di un assedio da parte dei Milesî, da cui si ricava l'esistenza di una porta di accesso in direzione del porto; tale cinta muraria non è stata sinora ritrovata. Nella zona meridionale della città, presso il Ginnasio, ritrovamenti di statuette votive hanno permesso di accertare l'esistenza di un santuario di Demetra e Kore. Il molo del porto occidentale, visibile ancor oggi, dovrebbe essere stato costruito nel VI sec., mentre già dall'VIII doveva trovarsi sulla penisola di Palati il Santuario di Apollo Delièus, menzionato da Plutarco (Mor., 254 F): qui, intorno al 530, sotto la tirannide di Lygdamis, fu eretto un possente tempio di marmo, un períptero ionico di 6 x 13 colonne con pronao doppio. Questo monumento voluto dal tiranno rimase incompiuto alla sua cacciata nel 524 e non fu mai aperto al culto; ma ancora oggi il portale costituisce uno dei simboli di Nasso. L'edificio maggiore con la cella di 15,40 x 36,85 m, che si sarebbe allungato fin quasi a 58 m con la peristasi, copriva il vecchio santuario.
Nel medesimo periodo a Kaminakia, su una sporgenza della costa, 1 km a NE della città, nell'area del santuario più antico, sorgeva un monumentale edificio marmoreo, probabilmente un altare.
Dal 1986 a Iria, 3 km a S della città, si sta scavando un tempio di età alto-arcaica, collocabile attorno al 570 a.C.: si tratta di un òikos che misura 13 x 28 m, con atrio a 4 colonne, una cella a tre navate e un àdyton, che copriva il tempio di tarda età geometrica.
Una statua loricata di Marco Antonio, venerato come «nuovo Dioniso» dal 40 a.C., fa ritenere che il santuario fosse dedicato a Dioniso. Resti di un altare, orientato verso S e a 14 m dal tempio, permetterebbero di considerare la località come la Nysa tramandata dalle fonti, e il piccolo corso d'acqua che scorre nei paraggi sarebbe il fiume Βίϐλος legato al mito di Dioniso. A occidente un'insenatura vicina, oggi insabbiata, poteva servire come porto per cerimonie, per cui si deve supporre l'esistenza di una «Via Sacra» che conduceva alla pòlis. Nel IV-V sec. d.C. il tempio venne trasformato in chiesa e in seguito completamente distrutto.
Nei pressi del villaggio di Sangri si estendeva il demo di Άυλών, oggi Avlonitza. Due km più a S, sul colle di Giroulas, è stato riportato alla luce il tempio più importante di N., che per le caratteristiche fondazioni e due iscrizioni votive della regione va interpretato come Santuario di Demetra e Kore, ovvero come Telestèrion. G. Gruben e M. Korres hanno ricostruito integralmente la struttura architettonica mediante 1.600 pezzi. L'edificio quasi quadrato, di 12,60 x 13,19 m, fornito di pronao, due porte, cella trasversale e cinque colonne su ogni fronte e nella cella, serviva per riunioni di culto. La struttura del tetto, ancora visibile, interamente di marmo con tegole che lasciavano trasparire la luce, al sorgere del sole dava all'interno una particolare illuminazione. Il santuario locale era decorato da semplici oggetti votivi; l'altare e il muro del témenos non sono stati ancora ritrovati. La tipologia della decorazione più recente permette di datare l'edificio attorno al 530 a.C.; frammenti di terracotta di tipo miceneo e geometrico ne rivelano tuttavia la lunga tradizione. Il tempio fu trasformato in chiesa nel V sec., e nel VI-VII d.C. vi sorse una basilica. Due iscrizioni della prima età arcaica dedicate ad Apollo (fra cui un kionìskos con capitello a volute risalente all'incirca al 600 a.C.) testimoniano l'esistenza di un Santuario di Apollo, che si suppone fosse nella campagna di Pyrgos Katanuchtas nei pressi di Sangri, dove furono ritrovati una cimasa di età alto-arcaica e parti di una costruzione classica a gradini, forse un altare.
Nella valle di Plaka sulla costa occidentale, presso la chiesa di S. Matteo, si trovano lastre di pietra di un tempio analogo, dalle mura spesse 75 cm, al quale potrebbe appartenere un doccione a forma di testa leonina della tarda età arcaica, ritrovato a Polichni. Sotto il pavimento della chiesa sono stati scoperti mosaici.
Un tempio più grande va cercato fra Melanes e Potamia, dove furono rinvenuti due significativi frammenti angolari della sima del frontone con teste leonine della fine dell'età arcaica (oggi nel museo, nn. 4127 e 5670).
La caverna presso Zas, frequentata dall'età neolitica, sembra essere stata utilizzata come luogo di culto, forse di Zeus, fino in epoca storica.
Un luogo di culto sacro ad Apollo noto da un'iscrizione rupestre (IG, XII, 5, 43) si trova al di sopra della baia di Apollona.
Un santuario di Atena Poliouchos, ugualmente attestato da iscrizioni, va cercato nella pòlis di Ν. o nei suoi pressi, e dovrebbe risalire all'epoca arcaica, come quelli dal medesimo nome siti a Paro e Thasos.
Cave di pietra del VI sec. si possono osservare al di sopra della baia di Apollonas. Il pendio è caratterizzato da strette cavità e fori di cunei per asportare lastre di pietra e altri pezzi lavorati. L'abbozzo della colossale statua di Dioniso barbato, che avrebbe dovuto essere la più grande scultura in marmo della Grecia con la sua altezza di 10,70 m e 85 t di peso, giace ancora nel suo letto di pietra. Forse era destinato al Santuario di Dioniso a Iria, come l’Apollo dei Nassî a Delo, ma per difficoltà tecniche relative al trasporto rimase incompiuto. Nel 1986 fu rinvenuta una seconda statua immediatamente al di sotto della precedente. Vaste cave di pietra costellano i dorsi delle alture fra Melanes e Potamia: vi sono due kouroi abbozzati alti m 5,5, risalenti alla prima metà del VI sec., grandi rocchi di colonne che giacciono non finiti assieme agli scarti di lavorazione, e un architrave di porta, largo 7,50 m, del peso 26,5 t, forse originariamente destinato al tempio di Apollo a Nasso.
Nell'epoca classica, dopo la distruzione della città e dei santuarî da parte dei Persiani nel 490 a.C. e la successiva egemonia ateniese, si ebbe un regresso politico e artistico. Due pseudo-sime classiche, decorate in maniera accurata, che formavano la chiusura superiore di altari o edifici funerarî, risalgono a un'officina di Paro; entrambe sono state incluse nella muratura della chiesa di Mamas vicino Potamia. Probabilmente provengono da un piccolo edificio classico le colonne di una chiesa bizantina in rovina presso Angidia.
L'ellenismo porta una ripresa economica, ma anche la riduzione a provincia. Verso la fine del III sec. a.C. nel porto occidentale, vicino a Mitropolis, venne creata un'agorà larga 52 x 46 m e cinta da portici su tre lati mentre il quarto, a O, era formato da un cortile chiuso. L'elegante porticato segue per forma e sviluppo la grande stoà di Paro. Accanto si trovano edifici di tipo commerciale e le basi di statue onorarie.
Del teatro (IG, XII, 5,35, 52), nell'antichità adagiato sul pendio di Kastro, rimane sicuramente un unico settore di posti, che misura 20 m di diametro.
Il Pritaneo (IG, XII, 5,35) e il Santuario di Hestia, che sicuramente gli era collegato, vanno probabilmente cercati nell'area del mercato principale.
In campagna il sistema latifondiario e i rischi di incursioni dal mare portarono all'edificazione di fattorie fortificate, le cui torri difensive, erette con blocchi di pietra, si sono conservate a N. come nelle altre isole Cicladi: il Pỳrgos di Batidenes presso Sangri, dal diametro di 8,30 m; la torre quadrata di Plaka sulla costa occidentale, 12,20 x 12,20 m; una torre rotonda nella piana di Polichni; un'altra, forse anch'essa quadrata, larga 14 m, nei pressi del villaggio di Galanado.
Presso la torre più importante, il Pỳrgos Cheimarrou (diam. 9,20 m, alt. 14,90 m), posta nella zona meridionale dell'isola, si è conservata anche la cinta muraria della masseria (35 x 35 m) con lo stretto ingresso (1,26 m); all'interno del recinto nel V-VI sec. d.C. fu costruita una piccola basilica.
Del periodo imperiale romano sono conservate abitazioni a Grotta, nei pressi di Mitropolis, e ad Aplomata, costruite con materiali di spoglio e decorate in parte da mosaici e dipinti.
Nell'epoca paleocristiana, caratterizzata nei secc. V-VI da una vasta cristianizzazione, ci si limitò a riadattare templi pagani. Grazie all'inserimento di colonnine con gallerie sopraelevate il tempio urbano di Apollo fu trasformato in un'ampia basilica: il pronao divenne il nartece, nella soglia arcaica fu ricavata una porta larga solo 90 cm, la parete posteriore fu sfondata dall'abside. Un sarcofago marmoreo, riccamente decorato, testimonia l'importanza di questa cattedrale, attorno alla quale, fino all'occupazione latina del 1207, si formò un folto insediamento bizantino, favorito dalla posizione difensiva della penisola. Anche il tempio di Iria venne trasformato quasi senza modifiche in una chiesa; altrettanto avvenne, forse nel IV-V sec., per il Telestèrion di Sangri, che nel VI sec. venne interamente ristrutturato come nuova basilica. Piccole basiliche sono attestate nel chiostro di Phaneromeni presso Danakos, al Pỳrgos Cheimarrou e vicino Angidia.
Bibl.: In generale: N. M. Kontoleon, Aspects de la Grèce préclassique, Parigi 1970; C. Doumas, Notes on Early Cycladic Architecture, in AA, 1972, pp. 151-170; C. Renfrew, The Emergence of Civilization. The Cyclades and the Aegean in the Third Millennium B. C., Londra 1972; Ν. M. Kontoleon, in The Princeton Encyclopedia of Classical Sites, Princeton 1976, p. 611, s.v.·, J. Thimme (ed.), Kunst und Kultur der Kykladen (cat.), Karlsruhe 1976 (con bibl.); G. Gruben, Die Tempel der Griechen, Monaco 1986, p. 340.
Notizie degli scavi: C. Doumas, in ADelt, XVI, 1961, XX, 1965. - Grotta, Aplomata, Kamini: resoconti annuali di Ν. M. Kontoleon e V. Lambrinoudakis in Prakt, Ergon, BCH dal 1949 al 1974; Ν. Zaphiropoulos, in Prakt, 1960, p. 329; id., in ADelt, xx, 1965, p. 423; C. Kardara, Απλώματα Νάξου. Κινητά ευρήματα τάφων Α και Β, Atene 19775 Ν. Bozana-Kourou, Το Νοτιο γεωμετρικός νεκροταιρειο της Νάξου, Atene 1987 _ Korphari ton Amygdaliòn: ADelt, XIX, 1964, p. 409. - Palati: G. Gruben, in AA, 1972, p. 361 ss.; E. Walter-Karydi, Geometrische Keramik aus Naxos, ibid., pp. 386-421; G. Gruben, ibid., 1982, p. 162. - Tsikalariò: Ph. Zaphiropoulos, in ADelt, XVIII, 1963, p. 279; XX, 1965, p. 515; XXI, 1966, p. 395; P. G. Themelis, Frühgriechische Grabbauten, Magonza 1976, pp. 24, 40; H. Lauter, Der Kultplatz auf dem Turkovuni. Attische Forschungen, 1 (AM, Suppl., 12), Berlino 1985, p. 170. - Donoussa: ADelt, XXIV, 1969-XXVIII, 1973. - Iria: V. Lambrinoudakis, G. Gruben, Das neuentoleckte Heiligtum von Iria auf Naxos, in AA, 1987, p. 569 ss. - Tempio di Apollo: G. Gruben, W. Koenigs, in AA, 1968, p. 693 ss.; W. Koenigs, Beobachtungen zur Steintechnik am Apollon-Tempel von Naxos, ibid., 1972, pp. 380-385; G. Gruben, ibid., 1982, p. 160 ss. - Kaminakia: G. Gruben, in AA, 1982, p. 165. - Sangri, Telestèrion: Ν. M. Kontoleon, in Prakt, 1954, p. 330. Vedi inoltre: Prakt, 1976-1985; BCH, CII, 1978, p. 739; CVI, 1982, p. 605. - Plaka: Prakt, 1954, p. 338; 1981, p. 297. - Cave di pietra: W. Koenigs, art, cit., pp. 380-385. - Sime di Haghios Mamas: G. Gruben, in AA, 1982, p. 168 ss. - Agorà: G. Welter, in AA, 1930, p. 131 ss.; Ν. M. Kontoleon, in Prakt, 1969, p. 141; W. Koenigs, in AA, 1978, p. 375. - Teatro: G. Gruben, in AA, 1982, p. 165 ss.; G. Touchais, in BCH, Cil, 1978, 2, p. 738. - Palati: AA, 1970, p. 142. - Sangri: Prakt, 1976, p. 303; 1979, p. 254. - Angidia: BCH, LXXXV, 196!, p. 857.