Kinski, Nastassja
Nome d'arte di Nastassja Nakszynski, attrice cinematografica tedesca, nata a Berlino Ovest il 24 gennaio 1961. Attrice dalla vulnerabile emotività, con uno sguardo felino dietro al quale si nascondono profonde inquietudini e tristezze, sin dagli esordi ha portato sullo schermo personaggi sensuali eppure istintivamente innocenti, capaci di celebrare l'essenza della femminilità e di mostrare al tempo stesso il lato più oscuro e misterioso dell'animo umano. Anche se alla sua intensa fisicità si sono affidati numerosi registi di Paesi diversi, il suo nome resta legato soprattutto ai film interpretati per Wim Wenders e Roman Polanski, ma anche per Paul Schrader e Andrej Michalkov-Končalovskij. Per Tess (1979) di Polanski ha vinto nel 1981 un Golden Globe come attrice rivelazione dell'anno, e per Maria's lovers (1984) di Michalkov-Končalovskij nel 1985 il Nastro d'argento come miglior attrice straniera.
Figlia dell'attore Klaus Kinski e della poetessa e scrittrice Ruth Brigitte Tocki, seguendo gli spostamenti del padre visse in diversi Paesi (Francia, Gran Bretagna, Italia, Spagna), finché nel 1968, separatisi i genitori, tornò in Germania con la madre. Ancora adolescente venne scelta da Wenders per Falsche Bewegung (1975; Falso movimento), dove impersona una giocoliera sordomuta. Dal 1976 intraprese una fortunata carriera di fotomodella, ma si preparò anche a quella di attrice, frequentando nel 1977 a New York i corsi di Lee Strasberg presso l'Actors Studio. La bellezza acerba e un innato erotismo le permisero di interpretare giovanissime studentesse capaci di far perdere la testa sia a inesperti coetanei sia a uomini più maturi (Leidenschaftliche Blümchen, 1978, Niente vergini in collegio, di André Farwagi; Così come sei, 1978, di Alberto Lattuada).
È stato però Polanski a consacrare star la K., affidandole un ruolo di amante sedotta e abbandonata nel sofisticato melodramma Tess, dal romanzo Tess of the d'Ubervilles di Th. Hardy, ancor oggi il film nel quale viene maggiormente identificata. L'anima virginale e quella più sensuale dell'attrice si mescolano invece magistralmente in Cat people (1982; Il bacio della pantera) diretto da Schrader, perfetta sintesi della sua personalità. A consegnarla all'immaginario collettivo come simbolo di mistero e seduzione ha contribuito anche una celebre fotografia di R. Avedon, scattata durante la lavorazione di quel film, che la ritrae come una moderna Eva avvolta da un pitone. Di nuovo con Wenders ha interpretato una prostituta in Paris, Texas (1984) e un angelo in In weiter Ferne, so nah! (1993; Così lontano così vicino!). Per lei sullo schermo gli uomini non esitano a tradire la moglie (One from the heart, 1982, Un sogno lungo un giorno, di Francis Ford Coppola), ma la K. è soprattutto la donna per cui si rischia di impazzire di gelosia (Frühlingssinfonie, 1983, Sinfonia di primavera, di Peter Schamoni; Unfaithfully yours, 1984, Un'adorabile infedele, di Howard Zieff; Maria's lovers). In Italia, Lina Wertmüller l'ha voluta per In una notte di chiaro di luna (1989); è stata poi una promessa sposa infedele in Il sole anche di notte (1990) di Paolo e Vittorio Taviani, una ragazza della periferia romana in Il segreto (1990) e un'intellettuale di successo in L'alba (1991), entrambi di Francesco Maselli, una dark lady smemorata in La bionda (1993) di Sergio Rubini. Successivamente la sua carriera, dopo numerosi film di minor valore, ha conosciuto un nuovo periodo di buon successo in virtù di alcune efficaci caratterizzazioni (One night stand, 1997, Complice la notte, di Mike Figgis; Your friends & neighbors, 1998, Amici & vicini, di Neil LaBute; The lost son, 1999, Il figlio perduto, di Chris Menges; The claim, 2000, Le bianche tracce della vita, diretto da Michael Winterbottom; Town and country, 2001, Amori in città… e tradimenti in campagna, di Peter Chelsom; Say nothing, 2001, di Allan Moyle; Beyond the city limits, 2002, di Gigi Gaston).Tra gli altri registi con cui ha lavorato vanno ricordati Jean-Jacques Beineix, Tony Richardson, Jerzy Skolimowski, John Landis.
Nastassja Kinski: unser rätselhafter Weltstar, hrsg. J. Burger, München 1983.