BIANCHINI, Natale
Figlio di Marco, nacque probabilmente a Marostica nel 1653 circa; ivi comunque visse e lavorò. Si rese celebre "per molti parapetti d'altari e tavolini che sembrano di marmo, ne' quali si veggono figure di santi, di uccelli, di fiori e di altre cose espresse con colori così vivi, naturali e belli che muovono a maraviglia chi li mira" (Maccà, 1812). Il materiale usato era "mastice di scagliola": tipo di stucco ottenuto mescolando polvere di gesso con sostanze leganti e coloranti, che il B. "sapeva foggiare ad imitazione di mosaico in pietre dure quale si lavora in Firenze" (Da Schio). Essendo questa tecnica, tra il sec. XVII e il XVIII, specialmente diffusa in Emilia, verrebbe fatto di supporre contatti tra il B. e gli emiliani, anche se, in proposito, mancano notizie.
Sulla scorta dell'elenco particolareggiato fornito dal Maccà (Abecedario pittorico), possiamo fissare qualche caposaldo cronologico nell'attività dell'artista. Nella chiesa di S. Antonio di Marostica sono due parapetti (o meglio, paliotti), all'altar maggiore (segnato 1682, restaurato 1724) ed a quello di S. Antonio. Seguono i paliotti d'altare nella chiesa di S. Rocco, ora dell'ospedale di Marostica: quello maggiore, datato 1686, e quello dedicato a s. Rocco. Nella chiesa di S. Sebastiano, sempre a Marostica fuori porta Bassano, sono del B. ben sei paliotti d'altare: quello maggiore, segnato 1687, e poi quelli di s. Sebastiano, della Madonna di Loreto, del b. Lorenzino, del Cristo. Ultimo dovette essere il paliotto di s. Francesco, commesso il 28 luglio 1694. Il paliotto dell'altar maggiore in S. Marco di Marostica è segnato 1699. In casa del marosticense Francesco Bonomo il Maccà lesse, sul piano di scagliola di un tavolino rotondo: "Nadal Bianchin fece. M.DCC. e è l'unica volta in cui si trovi, oltre alla data, anche la firma dell'artista. All'agosto 1724 risale il paliotto d'altare nell'Oratorio di S. Rosa alle Boscaglie, presso Marostica. Altri paliotti, ma senza elementi di datazione, sono nell'Oratorio del Carmine (due altari), nella Pieve di Marostica (due altari, in parte rovinati ed opachi) e nella chiesa di S. Francesco a Schio (due altari). Il Maccà cita anche un paliotto in S. Gottardo di Marostica (ora divenuta casa di abitazione), uno per l'altar maggiore della chiesa di Villaraspa ed uno (attribuito però solo per sua congettura) in S. Pancrazio, presso Barbarano Vicentino. Oltre al tavolo di casa Bonomo, ne sono ricordati dal Maccà altri, in case marosticensi: quadrati, rotondi, figurati, e perfino "un armadio ed uno sgabello pure figurati nell'esterna parte"; altri ancora dovevano esservi, specie nelle case private, che il Maccà non poté vedere.
Solo autori molto tardi (Spagnolo, 1868e 1906;Lorenzoni) ricordano il B. anche quale valente intagliatore in legno: ma senza nessuna prova documentaria. Il B. morì a Marostica il 28maggio 1729.
Le scagliole del B. restano, anche per noi moderni, raffinate ed eleganti, fresche di invenzione e morbide di sfumature cromatiche: specialmente felice il paliotto dell'Oratorio di S. Rosa, del 1724.
Fonti e Bibl.: La fonte più antica e più ampia è G. Maccà,Abecedario pittorico vicentino [secc. XVIII-XIX], ms. presso la Biblioteca Bertoliana di Vicenza,Libreria Gonzati,sub voce: importante soprattutto per l'ampio regesto. Lo stesso Maccà riporta per esteso l'atto originale di morte del B. nella sua Miscellanea ms., VII, p. 302. Il regesto Maccà è ripreso da G. Da Schio,I Memorabili [sec. XIX], ms. presso la stessa Biblioteca Bertoliana di Vicenza,Libreria Gonzati,sub voce: con qualche breve precisazione introduttiva sulla tecnica particolare del Bianchini. Sul B. intagliatore vedi: F. Spagnolo,Mem. stor. di Marostica e del suo territorio, Vicenza 1868, V. 309; F. e G. Spagnolo,Marostica e i Comuni del suo territorio, Marostica 1906, I, p. 337; la qualifica è ripresa da A. Lorenzoni,Marostica. La gemma del pedemonte vicentino, Milano 1926 (fasc. 118 della collezione Le Cento città d'Italia illustrate), pp. 7, 9 (forse perché i paliotti degli altari della chiesa del Carmine di Marostica sono inquadrati entro ampie soprastrutture in legno). Si vedano ancora: G. Maccà,Storia del territorio vicentino, II, Caldogno 1812, p. 47; D. Bortolan,Saggio di un diz. biografico di artisti vicentini, lettera B, Vicenza 1886, p. 13: qui il B. è detto, per evidente errore, morto il 28 maggio 1724, anziché 1729. L'errore è ripetuto da S. Rumor, in U. Thieme-F. Becker,Künstler-Lexikon, III, Leipzig 1909,sub voce, dove il B. è detto, non sappiamo su quale base, nato nell'anno 1646.