Nature di uomini fiorentini
Si tratta di un testo autografo (BNCF, Raccolta Gonnelli, cartella 24, inserto 3: l’intitolazione completa è Nature di huomini fiorentini et in che luoghi si possino inserire le laude loro), presente anche nell’Apografo Ricci (BNCF, Palat. EB, 15, 10). Sono quattro brevi note su singole personalità fiorentine.
Piero di Gino Capponi era «assai reputato» per le virtù del nonno Neri e del bisnonno Gino, ma troppo «vario» di carattere: a detta di Lorenzo il Magnifico, talvolta era simile al nonno, talvolta al mediocre padre. È paragonato al romano Camillo per avere, «in su la fronte del re» Carlo VIII, stracciato i capitoli con cui i francesi volevano assoggettare Firenze. Di Antonio Giacomini, «quando fu eletto commissario al primo guasto» (contro Pisa), sono ricordate le qualità morali e militari: già confinato con suo padre, poi educato alle armi da Roberto da San Severino, tornò a Firenze poco prima del 1494 e, con l’appoggio di Francesco Valori, si distinse ben presto negli incarichi politici e militari, ove si dimostrò «peritissimo», affrontando con energia e disinteresse personale compiti sempre più pericolosi e difficili. Sono le stesse lodi che M. gli rivolge anche nei Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio I liii 22, 25, III xvi 14-18, e quindi nel secondo Decennale, vv. 31-45. Di Cosimo de’ Pazzi e Francesco Pepi sappiamo che erano giudicati capaci e prudenti. Il primo vescovo di Arezzo, il secondo giureconsulto e uomo politico, furono inviati come ambasciatori presso l’imperatore Massimiliano I. Francesco Valori fu sempre mosso, secondo M., da amore disinteressato per la patria. Vissuto e morto povero, perì con un «fine indegno della vita e della bontà sua» durante i tumulti seguiti alla caduta di Girolamo Savonarola.
Per la datazione del testo ci si è fondati sulla grafia che porterebbe a fissarne trascrizione al 15061508 (Gerber 1912-1913, rist. anast. 1962, p. 19; Ghiglieri 1969, p. 357; Ridolfi 1954, 19787, pp. 35051 e 578-79). Il periodo cui si riferiscono le vicende esposte nei singoli testi può essere identificato con sufficiente approssimazione: Piero Capponi morì il 25 settembre 1496, l’ambasceria all’imperatore è del settembre 1496, Francesco Valori fu ucciso l’8 aprile 1498, mentre la descrizione delle azioni di Giacomini contro Pisa, che si svolsero dal 1496 al 1505, si avvicina alla narrazione dei Frammenti storici (pp. 933-39, 943-46 ecc.), soprattutto per il periodo 1496-98. Anche il giudizio del Magnifico su Piero Capponi si ritrova nei Frammenti storici (p. 934), come già osservato da Adolph Gerber (1912-1913, rist. anast. 1962, p. 19).
Varie sono le congetture circa l’opera storica in cui l’autore potesse proporsi di «inserire» questi testi. Un’ipotesi è che si trattasse di materiali allestiti per comporre il primo Decennale, oppure quel libro più impegnativo cui alludeva Agostino Vespucci nella dedica alla stampa del medesimo Decennale nel 1506 (Tommasini 1883, 1° vol., p. 675). Nulla vieta naturalmente di pensare che i testi (graficamente di epoca anteriore) potessero essere tenuti in serbo per un ipotetico nono libro delle Istorie fiorentine, poiché i due brani su Capponi e su Valori rispecchiano un tipico modulo storiografico, quello di collocare un quadro delle doti morali e caratteriali di un personaggio subito dopo la sua morte; si tratta, tuttavia, di una mera congettura. Occorre però tener presente che Iacopo Pitti, al termine della sua Vita di Antonio Giacomini Tebalducci (a cura di C. Monzani, «Archivio storico italiano», 1853, pp. 269-70), afferma che M. («lo Istorico fiorentino») non ha potuto lodare il condottiero perché non è giunto «a’ tempi suoi» con la sua opera, ma ha espresso il suo apprezzamento nelle «bozze e disegni dell’Istoria», e prosegue citando il testo relativo delle Nature di uomini fiorentini. Anche se da prendere con la necessaria cautela, perché presente in un solo manoscritto dell’opera (BNCF, Magl. XXV, 346), l’affermazione è comunque interessante e dimostra che almeno per Pitti le Nature erano da collegarsi all’opera storica di Machiavelli.
Dall’edizione stampata a spese di Gaetano Cambiagi (t. 2, 1782, pp. 81-83) in poi le Nature sono state generalmente associate ai Frammenti storici e, in genere, ai materiali elaborati da M. per la storia (Decennali, ipotetica opera storica allora progettata, Istorie fiorentine), mentre solo in qualche caso (per es., Franco Gaeta) sono state considerate un testo letterario. Un’edizione fondata sull’autografo, come affermato dai curatori Guido Mazzoni e Mario Casella, è quella pubblicata nel 1929 (pp. 729-30), ma l’edizione manca di apparato. Il testo critico certo è perciò quello dell’edizione curata da Alessandro Montevecchi e Carlo Varotti (in Opere storiche, t. 1, 2010, pp. 69-76).
Bibliografia: Edizioni critiche: N. Machiavelli, Opere, a spese di G. Cambiagi, 6 tt., Firenze 1782-1783; N. Machiavelli, Tutte le opere storiche e letterarie, a cura di G. Mazzoni, M. Casella, Firenze 1929; N. Machiavelli, Il teatro e tutti gli scritti letterari, a cura di F. Gaeta, Milano 1965.
Per gli studi critici si vedano: I. Pitti, Vita di Antonio Giacomini Tebalducci, a cura di C. Monzani, «Archivio storico italiano», 1853, pp. 73-270; O. Tommasini, La vita e gli scritti di Niccolò Machiavelli nella loro relazione col machiavellismo, 2 voll., Torino-Roma 1883-1911; A. Gerber, Niccolò Machiavelli, die Hand schriften, Ausgaben und Übersetzungen seiner Werke im 16. und 17. Jahrhundert, 3 voll., Gotha 1912-1913 (rist. anast. Torino 1962); R. Ridolfi, Vita di Niccolò Machiavelli, Roma 1954, Firenze 19787; P. Ghiglieri, La grafia del Machiavelli studiata negli autografi, Firenze 1969.