Vedi NAUKRATIS dell'anno: 1963 - 1995
NAUKRATIS (v. vol. V, p. 360)
A circa un secolo di distanza dai primi scavi di W. M. F. Petrie a Kom Ge'if, sul sito dell'antica N., le Università del Minnesota e del Missouri hanno ripreso le ricerche sia nel comprensorio urbano sia su un'ampia fascia del Delta occidentale: il Progetto Naukratis ha avuto inizio con la campagna del 1977-78, sotto la direzione di W. D. E. Coulson e A. Leonard Jr.
Oggetto delle prime indagini è stata l'area del «Grande Témenos» (che il Petrie aveva identificato con l’Hellènion) nella parte meridionale della città. I dubbi già sollevati da D. G. Hogarth sul metodo del Petrie e sulle sue conclusioni sembrano confermati dai dati raccolti dalla missione americana; i materiali rinvenuti non risalgono oltre l'età tolemaica, mentre il «Grande Témenos» segnalato dal Petrie non è stato rintracciato: nessuna struttura muraria risulta superiore a un terzo dello spessore dichiarato dal Petrie, come già notava Hogarth; quanto sussiste in questa parte della città sembra invece avere carattere abitativo. Conclusiva sembra la presenza di uno strato alluvionale alla base della stratigrafia (m 0,60 sotto il livello del mare), che potrebbe ricondursi all'alveo di un canale o addirittura del ramo canopico del Nilo nel suo corso originario.
La campionatura dei materiali ceramici recuperati durante le recenti ricognizioni di superficie indica che lo sviluppo di N. si inquadra fra la tarda epoca classica e il VII sec. d.C. La menzione del sito continua fino al tardo Medioevo, e anche se l'antica città era ormai decaduta, il popolamento interessò i villaggi circostanti, come Nebira e Niqraš (quest'ultimo conserva il toponimo della città greca).
Sulla base delle tipologie ceramiche rinvenute nell'area circostante il lago che attualmente occupa il sito degli scavi di Petrie e successori, si è potuto ricostruire il seguente sviluppo urbanistico: in età tolemaica la città si estese verso NE ed E, in età romana, invece, verso O, con uno sviluppo lineare N-S di almeno 6 km. In particolare, nell'area NO, prossima alla zona ove Hogarth aveva identificato su basi epigrafiche e strutturali l’Hellènion, la natura e la evidente concentrazione dei materiali sembrano poter confermare, anche per gli attuali ricercatori, la presenza di un edificio di notevole rilievo.
Appare attualmente impossibile, con i metodi tradizionali, una ricognizione topografica dei principali edifici della parte centrale della città, che - come si è detto - è sommersa. In base ai risultati delle campagne di Petrie e Hogarth, pur rimanendo alcune incertezze di identificazione, i santuarî(per i quali possediamo la preziosa testimonianza di Erodoto, 11, 178-179) erano così disposti: a N, oltre all'Hellènion, i templi: dei Dioscuri (non menzionato da alcuna fonte antica), di Apollo, di Hera, identificati grazie a iscrizioni vascolari votive. A S invece il Tempio di Afrodite, che ha restituito fra l'altro numerosi frammenti di coppe laconiche recanti iscrizioni votive, con preponderante presenza del Pittore dei Boreadi: il legame di N. con Samo, che ha restituito la gran parte dei vasi attribuiti alla stessa mano, trova conferma anche in studi recenti. Difatti, pur non comparendo nel novero canonico delle città fondatrici dell’Hellènion, Samo aveva consacrato, secondo Erodoto, l’Heràion nell'emporio ellenico.
Una particolare produzione naucratita, in grado di soddisfare un largo mercato, fu quella della fabbrica di faïence, già identificata dal Petrie a E del Tempio di Afrodite: attiva sicuramente nel corso del VI sec. a.C., ma probabilmente già prima dell'arrivo dei Greci, la fabbrica produsse piccoli oggetti ornamentali e vasetti per cosmetici, di stile egittizzante ma anche con soggetti tipicamente greci, per i quali peraltro è stata proposta un'affinità con modelli figurativi ciprioti.
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Per le campagne di scavo v.: W. D. E. Coulson, A. Leonard Jr., Cities of the Delta, I. Naukratis, Malibu 1981, e le relazioni in JARCE, XIX, 1982, pp. 73-109; AJA, LXXXVI, 1982, pp. 361-380; NARCE, CXVII-CXXV, 1982-1985; W. D. E. Coulson, in E. C. M. van den Brink (ed.), The Archaeology of the Nile Delta. Problems and Priorities, Amsterdam 1988, pp 259-263.
(P. Gambogi - G. Rosati)