NAUMACHIA
. Combattimento simulato a scopo di divertimento, eseguito di solito in edifici costruiti a questo fine o in anfiteatri allagati per la circostanza; l'accenno più antico è in Lucilio che forse allude ai Greci. Si ritiene che le naumachie fossero dapprima divertimento privato di grandi signori romani.
Nei combattimenti navali eseguiti per pubblico divertimento gli equipaggi e i combattimenti sono forniti da condannati o da prigionieri incitati alla lotta dalla minaccia di rappresaglie contro i riottosi; il combattimento così diventava cruento e dava agli spettatori l'acre piacere del sangue, come nei ludi gladiatorî.
La prima grande naumachia di cui si ha memoria è quella data da Cesare dittatore nel 46 a. C. durante le feste trionfali in un bacino appositamente costruito in Campo Marzio presso il Tevere; vi avrebbero preso parte più di tremila uomiili, montati su biremi, triremi e quadriremi a rappresentare una battaglia navale fra i Tirî e gli Egiziani; si ricorda pure fra le maggiori naumachie quella data da Augusto nel 2 a. C. nella festa celebrata per l'inaugurazione del tempio di Marte Ultore; nell'occasione fu scavato un altro bacino sulla riva destra del Tevere, e gli uomini impiegati furono in numero maggiore che quelli di Cesare, rappresentandosi questa volta la battaglia di Salamina tra Ateniesi e Persiani. Ma la più spettacolosa rappresentazione di questo genere fu quella data da Claudio nel 52 d. C. sul lago Fucino, in occasione dell'inaugurazione dell'emissario fatto costruire per la grande bonifica del luogo; sul lago, dinnanzi a immensa folla, erano sulle flotte avversarie, rodia e siciliana, quasi ventimila uomini, mentre sulle rive erano appostati pretoriani pronti a intervenire contro quei combattenti che si mostrassero incerti o riottosi; un Tritone d'argento appariva in mezzo al lago al momento opportuno a dare con la tromba il segnale della battaglia. Altre naumachie sono ricordate; p. es., quelle di Nerone nel 57 e nel 64, di Tito nell'80, di Domiziano, di Filippo l'Arabo per le feste commemorative del millenario di Roma, e pare sia stata questa l'ultima naumachia eseguita.
Con lo stesso nome di naumachia s'indicava il luogo destinato allo spettacolo: i regionarî costantiniani ne registrano nel Trastevere cinque, ma la cifra è forse alterata, poiché tolta quella di Cesare che durò solo poco tempo, noi conosciamo soltanto quella di Augusto, di cui si è creduto riconoscere qualche avanzo nei pressi della chiesa di S. Cosimato, quella di Domiziano, che doveva essere presso il Vaticano, e quella di Filippo l'Arabo. La forma delle naumachie era simile a quella degli anfiteatri, ma l'arena doveva essere più ampia e le gradinate più basse.
Bibl.: Ph. Fabia, in Daremberg e Saglio, Dictionnaire des Antiquités, IV, i (1906), s. v.; L. Friedländer, Sittengeschichte Roms, 10ª ed., II, Lipsia 1922, pp. 92-94.