NAUPLIA (greco Ναυπλία; lat. Nauplĭa; A. T., 82-83)
Importante città della Grecia, situata nel Peloponneso, capoluogo del dipartiniento dell'Argolide Corinzia. Sorge sul golfo omonimo (in greco anche Argolikòs Kólpos), sul versante settentrionale di una penisoletta rocciosa, dominata dal Forte Palamede (m. 216) e dalla cittadella di Iç Kalé (Akronauplia) a m. 85 s. m., con larga vista sulla pianura litoranea di Argo e Lerna. Gode di un clima mediterraneo con inverni tiepidi (11°), estati calde (luglio 27°); le precipitazioni, prevalentemente invernali, raggiungono i 559 m. La città è costruita sulle rovine di una delle più antiche città della Grecia ed è divisa dalla strada principale in due parti quasi uguali; conta attualmente circa 7163 abitanti. È sede di un arcivescovato e piazzaforte navale. Il porto è munito di moli con fondali di m. 2,3-6,9. Le principali esportazioni consistono in tabacco, formaggi, olio, ulive, uva; le importazioni comprendono grano, riso, caffè, zucchero, legname, tessuti, metalli, ecc.
La città è collegata mediante linee regolari di navigazione con il Pireo e mediante ferrovia con Argo. È sede di un'agenzia consolare italiana.
Storia. - Il nome del suo eroe eponimo Nauplio ("il Marino" figlio di Posidone e della Danaide Amimone) come quello dei suoi figli Nausimedonte ("il Signor della nave") ed Eace ("il Pilota"), e il ciclo di leggende a essa riferito attorno all'eroe Palamede, cui è attribuita l'invenzione delle arti nautiche, e inoltre dell'alfabeto, della bilancia, dei dadi, sembrano ricollegare le sue origini con un elemento straniero, venuto dall'Oriente; il suo antagonismo originale col continente vicino sarebbe testimoniato dalla disputa di Posidone, il dio più venerato della città, con Era, la divinità principale degli Argivi. Da principio Nauplia fece parte dell'anfizionia ionica di Calauria; durante le guerre messeniche si schierò a favore di Sparta, ed è per questa ragione che durante la seconda guerra messenica gli abitanti di Nauplia furono cacciati dagli Argivi, e furono trapiantati dagli Spartani a Modone (v.): da allora in poi essa divenne il porto e l'arsenale maggiore degli Argivi. Era già andata in rovina ai tempi di Pausania e di Strabone, ma il posto su cui Nauplia era sorta non venne mai completamente abbandonato.
Dopo la quarta crociata rimase in mano ai Bizantini fino al 1247; poi se ne impossessarono i Franchi; nel 1388 l'acquistarono da Maria d'Enghien, vedova di Pietro Cornaro, i Veneziani, per costituire, con Corfù, Modone, Corone e Negroponte una sicura via di comunicazione fra Venezia e l'Oriente. Fu allora battezzata Napoli di Romania. Cinta di mura e di bastioni all'italiana, resistette vittoriosa agli assalti di Maometto II, nel 1460, e di Solimano nel 1537, ma fu, nel 1540, dovuta cedere ai Turchi, per ottenere la pace. Ripresa da Francesco Morosini nel 1686, e rafforzata di nuove costruzioni militari, che nel loro insieme presentano ancora grandioso aspetto (come il forte Palamede, τὸ Παλαμήδειον), fu di nuovo, nella pace di Passarowitz (od. Novi Sad), ceduta insieme con la Morea (1715) ai Turchi, nelle cui mani rimase sino al 30 novembre 1822 quando se ne impadronirono i Greci, insorti per la loro indipendenza. A Nauplia ebbe sede il primo parlamemo ellenico presieduto da Capodistria; e nel 1833 fece ingresso a Nauplia il re Ottone. Presso il forte Palamede furono trovate tombe di età micenea.
Bibl.: E. Curtius, Peloponnesos, II, Gotha 1852, p. 389 segg.; P. Romanin, Storia docum. di Venezia, III, Venezia 1853-61, p. 316; R. Cessi, Venezia e l'acquisto di Nauplia e Argo, in N. A. Veneto, 1915; L. A. Maggiorotti, Architetti e architetture militari, Roma 1933. Sulle tombe micenee di Palamede, v. H. G. Lolling, Ath. Mitt., V (1880), p. 142 segg.; per altri trovamenti archeologici v. V. A. Stais, in Praktiká, 1892, p. 52 segg.; e A. S. Arvanitopullos, ibid., 1916, p. 82 segg.