NAUPLIA (oggi τὸ Ναύπλιον)
Città dell'Argolide. In antico ἡ Ναυπλία (Ναυπλίη) aggettivo: Ναύπλιος,-α,-ον (-ίειος) cfr. Herod., vi, 76: τὴν Τιρυνϑίην χώρην καὶ Ναυπλίην. In età bizantina appare soltanto la forma neutra. Nel Medioevo sono documentate varie forme, come τὸ ᾿Ανάπλι, per i Veneziani fu "Napoli di Romania".
La posizione di N., con la sua penisola rocciosa (Itsh Kaleh), protesa sul golfo dell'Argolide, ricorda un po' quella del Pireo rispetto al Golfo Saronico. La posizione di N. presenta però una bellezza intrinseca maggiore, tra le rocce imponenti e magnifiche dell'Itsh Kaleh e di Palamidi, un tempo unite più strettamente, che si fronteggiano dai lati opposti di una baia profonda.
La città sorge in piano dalla parte di tramontana, fronteggiando il porto con strade dirette da N a S che terminano pittorescamente in stretti gradini che salgono al livello meridionale, più alto. A N-O, nel porto, è la piccola isola di Bourzi, un tempo castello del boia, mentre ad O si estende la piana argiva. A oriente del Palamidi, una delle fortezze strategicamente più importanti della Grecia, giace la regione che prende il nome di Pronia. Sino a non molto tempo fa la sommità del Palamidi era accessibile soltanto per una lunghissima scaletta che conduceva alla fortezza - veneziana e poi turca - che serviva da prigione: oggi una carrozzabile conduce fino alla cima. La vista dal Palamidi verso N e i monti di Micene è di incredibile bellezza e può forse essere rivaleggiata soltanto da quella opposta, cioè dalla cittadella di Micene guardando verso il Palamidi e la baia di Nauplia.
Pausania (ii, 38, 2): "A cinquanta stadi, ritengo, da Temenium, si trova N., oggi disabitata; il suo fondatore fu Nauplio, ritenuto figlio di Posidone e di Amymone. Delle mura rimangono ancora alcuni resti, mentre in N. si trovano un santuario di Posidone, un porto e una fonte che è detta Kanathos. Quivi, dicono gli Argivi, Hera si bagna ogni anno e recupera la sua verginità. Così secondo uno dei racconti tramandati come sacri segreti ai misteri che si celebrano in onore di Hera".
Vi sono varie contraddizioni nella leggenda della fondazione di N. da parte di Nauplio, tanto da poter essere risolte solamente quando si ammetta la teoria secondo cui vi sarebbero stati in origine almeno due eroi di questo nome. Il primo N. sarebbe il figlio di Amymone e Posidone (Paus., ii, 38), il quale avrebbe rapito Amymone a un satiro, e sarebbe l'eponimo fondatore di N., celebrato come argonauta. L'idea di una origine egiziana della fondazione di N. (Paus., iv, 35) deriva presumibilmente dalla tradizione secondo cui Amymone sarebbe stata una delle cinquanta figlie di Danae che vennero per mare in Argolide dall'Egitto. Una sorgente chiamata Amymone si diceva fosse stata suscitata da un colpo del tridente di Posidone. Un altro gruppo di tradizioni associate con Nauplio padre del Palamede celebrato nella guerra di Troia, diventano più ragionevoli se si prende questo Nauplio come discendente del primo (cfr. Strabo, viii, 6, 2, che rifiuta la leggenda del secondo Nauplio). Quest'altro Nauplio potrebbe allora essere stato il re di Eubea che avrebbe danneggiato gravemente le navi che tornarono dalla guerra di Troia per vendicare la morte di suo figlio Palamede ingannato dagli artifizi di Odisseo (Verg., Aen., ii, 82; Ovid., Met., 13, 56 e 308, e altri).
Le testimonianze archeologiche confermano che la località era già occupata in età preistorica. Il forte legame, etnologico e mitologico, con il mare continua e diviene ancora più convincente quando, lasciate le leggende, ci rivolgiamo al terreno più solido della storia. N. e Argo erano rivali naturali: l'una rappresentante del mare, l'altra dell'entroterra e le antiche associazioni di N. con Posidone e di Argo con Hera confermano un'opposizione sostanziale. Nel VII sec. N. divenne membro dell'amfizionia di Kalauria, che comprendeva Atena e Egina, sul Golfo Saronico, ma anche Prasiae (Porto Rafti), Epidauro, Trezene, Ermione e, in Beozia, Orchomenos, piuttosto importanti strategicamente. Il nucleo e lo scopo della lega era il culto di Posidone nel tempio del dio nell'isola di Kalauria (Poros). N. continuò ad essere il porto degli stati argivi e passò attraverso varie vicissitudini, fra l'altro la sua popolazione fu trasferita durante le guerre messeniche. Si sa ben poco della sua storia antica e già nel II sec. Pausania dice N. disabitata. Durante il lungo periodo storico romano e bizantino (200-1212) fu fondato il bel convento di Haghia Moné (la chiesa nel 149), non lungi da Pronia. Ivi una fontana è associata con quella leggendaria Kanathos, in cui si sarebbe bagnata Hera. Nella struttura della chiesa si distinguono capitelli, colonne e altre membrature architettoniche più antiche, forse provenienti da un tempio.
Il castello sul porto, Itsh Kaleh, fu probabilmente l'antica necropoli di Nauplia. Diversi blocchi delle mura originarie, alcuni anche poligonali, risultano reimpiegati nelle fortificazioni medievali e moderne. Tracce di tagli nella roccia e di gradini sono ancora visibili. Le testimonianze cronologiche più abbondanti della occupazione preistorica del luogo vengono però dalle pendici N-E del Palamidi verso Pronia. Quivi nel 1878-80, gli scavi condotti sotto la direzione di Kastorchis e Kondakis, con la collaborazione di Lolling, e ancora quelli del 1892 (Stais) misero in luce più di quaranta camere sepolcrali scavate nella roccia, tra cui molte camere quadrangolari e lunghi dròmoi. Una caratteristica particolare sono le frequenti nicchie nei muri delle camere o sui dròmoi. I depositi in generale hanno i medesimi caratteri delle camere sepolcrali del Tardo Elladico III altrove in Argolide (cfr. i trovamenti di Spata e Menidi): figurine, ornamenti di pasta vitrea e oro, vasi, ecc. Il materiale rinvenuto è per la massima parte nel Museo Nazionale di Atene. Nel 1953-54 Charitonidis continuò le ricerche in questa area e intorno, ma con magri rinvenimenti in quanto a oggetti micenei. Una tomba a camera scavata nella zona delle esplorazioni precedenti rivelò un vaso di pietra e uno specchio di bronzo; trovò invece maggiori testimonianze del geometrico maturo e, un po' meno, del periodo classico.
Il museo. - Sul lato occidentale della piazza di N. sorge un edificio pittoresco e ben proporzionato che ospita attualmente il museo. La sua costruzione appartiene al secondo periodo della dominazione veneziana (1686-1715). Fu costruito originariamente come magazzino per la flotta, come ricorda, sulla fronte orientale, sopra l'abside centrale del portico, l'iscrizione: Promtuarium classis ad urbis utilitatem et ornamentum Aug(ustinus) Sagredo prov(isor) classis maris magnifice edificavit. Anno M.DCC.XIIL.
L'edificio è ben conservato, spazioso e bello. Passato all'esercito (fanteria) fu trasformato in caserma, e ancora dopo l'insediamento del museo ai due piani superiori, al pianoterra rimase un circolo degli ufficiali. Dal 1955 tutto il palazzo è stato affidato al servizio archeologico, che l'ha trasformato in un importante museo.
I pezzi di scavo dell'Argolide (tranne Argo e Lerna), preminentemente preistorici, sono divisi fra il museo di N. e il Museo Nazionale di Atene, in base al loro valore intrinseco; tuttavia il valore delle collezioni dei vasi di N. è inestimabile. La raccolta si può suddividere in tre categorie principali: a) antichità preistoriche e micenee (primo piano), che comprendono: 1) Micene: una piccola quantità di pezzi dagli scavi di Schliemann; materiale dai vecchi e nuovi scavi della Scuola Britannica, specialmente vasi (di cui alcuni sono ad Atene) e alcuni frammenti di affresco; materiale da scavi greci condotti dopo la seconda guerra mondiale, consistente esclusivamente in vasi, tra cui molti esempî dal circolo tombale B; 2) Tirinto: esclusivamente vasi dagli scavi della Scuola Tedesca e tutti i materiali rinvenuti dopo la guerra negli scavi greci; 3) Asine: vasi degli scavi svedesi; 4) Dendra-Midea: vasi degli scavi svedesi; 5) Berbati: vasi degli scavi svedesi; 6) alcuni trovamenti di piccoli scavi della zona. b) Geometrico (secondo piano): 1) Micene: scavi della Scuola Britannica; 2) Tirinto: vecchi e nuovi scavi; 3) Asine: scavi svedesi; 4) trovamenti di piccoli scavi nella zona. c) Materiali più tardi: 1) scudi e maschere di terracotta del protoarcaico dagli scavi tedeschi di Tirinto: 2) vasi classici ed ellenistici dagli scavi di Ermione; 3) collezioni di vasi beotici, dono del vescovo Nikandros; 4) collezioni di vasi attici e altri, della donazione Glymenopoulos.
Bibl.: J. G. Frazer, Pausania's Description of Greece, III, Londra 1898, pp. 141 ss.; E. Meyer, in Pauly-Wissowa, XVI, 1933, c. 2002, s. v.; H. J. Rose, Handbook of Greek Mythology, Londra 1933; M. Lamprinidou, ‛Η Ναυπλία, Atene 1950; K. Andrews, Castles of the Morea, Gennadeion Monographs, IV, Princeton 1953, passim. Per gli scavi: ᾿Αϑήναιον, VII, 1878, pp. 183-201; VIII, 1879, p. 411 e pp. 515-523; Πρακτικά, 1878, 1879, p. 17 ss.; 1878, 1879, 1880, 1881, p. 21 (scavi di Kastorchis e Kondakis); 1892, 1894, pp. 52-54 (Stais); 1916, 1922, p. 82 ss. (Arvanitopoulos) per le mura, il tempio, ecc.; 1953, 1956, p. 195, trovamenti geometrici ecc.; J. M. Cook in Journ. Hell. St., LXXIV, 1954, p. 153; A. K. Orlandos, in Τὸ ῎Εργον, 1954, 1955, p. 32 ss.; 1955, 1956, p. 75 ss.; Jahrbuch (Arch. Anz.), LXXVI, 1961, c. 156 ss.