NAUSICAA (Ναυσικάα; Nausicăa)
È presso Omero la figlia di Alcinoo, re dei Feaci. Il suo nome, come quelli dei fratelli, accenna al carattere marinaro di questo popolo leggendario. Atena, apparendo in sogno a N. sotto le spoglie di un'amica, le suggerisce di recarsi a lavare le vesti sulla riva del mare. Là N. s'incontra con Odisseo, naufrago, e mentre le compagne fuggono alla vista di lui, nudo e fatto brutto dalla salsedine, essa sola, cui Atena ha infuso ardire, lo affronta, lo conforta e lo accompagna presso il padre. L'ammirazione per Odisseo si rivela per amore quando questi parte da Scheria (Odiss., VIII, 457 segg.): è questo un sentimento nuovo per l'animo della fanciulla, ispiratole da Atena che già per prima le aveva parlato di nozze nel sogno, e le aveva detto parole nuove al suo cuore (Odiss., VI, 33-35), facendole vagheggiare l'idea di uno sposo: essa però non osa confessarlo al padre quando con un pretesto gli chiede di poter scendere sulla riva a lavare le vesti (Odiss., VI, 66).
È una creatura idillica e gentile nella sua ingenuità fanciullesca: essa ha ispirato Alcmane, Sofocle (che scrisse la Nausicaa, tragedia, o, secondo altri, dramma satiresco), e, tra i moderni, Goethe, che lasciò su questo tema un dramma incompiuto, vestendo il personaggio di un colorito romantico. Ispirò anche artisti, come Polignoto, in un dipinto che ornava la Pinacoteca dell'Acropoli (Paus., I, 22, 6), e molti pittori di vasi.
Bibl.: M. Croiset, Litt. grecque, 3ª ed., I, pp. 377-379; A. Cinquini, Omero, Il libro VI dell'"Odissea", Milano 1927; A. Peretti, Nausicaa nella poesia, in Atene e Roma, n. s., IX (1928), p. 193 segg.; cfr. alcinoo. - Per la rappresentazione di N. nell'arte figurativa, v. Fr. Müller. Die antiken Odyssee-Illustrationen, Berlino 1913; Hauser, Nausikaa, in Jahresheft. des öst. arch. Inst., 1924.