Nautica
Il termine nautica indica la pratica e l'arte della navigazione, in particolare quella da diporto, ossia la navigazione per scopi ricreativi o sportivi e l'insieme dei prodotti, servizi e infrastrutture (imbarcazioni, accessori, marine, eventi ecc.) relativi. Essa ha progressivamente assunto, nei Paesi industrializzati, le caratteristiche di un comparto di interesse economico, produttivo e tecnico, mettendo in luce anche una sua fisionomia di tipo socioculturale. Ciò è evidenziato da vari fenomeni: la diffusione di un'editoria specializzata e il successo mediatico di alcuni eventi sportivi; l'attenzione della moda; la crescita delle fiere di settore; la nascita di associazioni professionali e di distretti industriali; la realizzazione di porti turistici e la creazione di aree marine protette; l'istituzione di scuole e corsi di laurea specialistici; il varo di una legislazione specifica.
Aspetti socioculturali
L'idea di n. è spesso associata a uno stile di vita che esprime libertà e desiderio di avventura, passioni sportive, premura per l'ambiente marino, ma anche aspirazioni di visibilità mondana. La marina lusoria, come viene chiamata in qualche stampa d'epoca, ha smesso di essere l'ambito esclusivo di una élite e ha fatto registrare l'avvicinamento di nuove fasce d'utenza. In costante crescita è infatti il numero dei visitatori agli eventi fieristici di settore, i quali si sono affiancati al più noto Salone nautico internazionale, che dal 1962 si svolge annualmente a Genova. Indicativo è anche il successo di pubblico e di partecipanti a manifestazioni sportive come la Barcolana, che ogni anno (la prima edizione risale al 1969) allinea nelle acque del Golfo di Trieste circa 2000 imbarcazioni, dando vita, più che a una regata, a una grande festa del mare. Tuttavia, la diffusione della n. in Italia è ancora bassa, se confrontata con quella di altri Paesi occidentali: nel rapporto tra parco nautico e popolazione residente si contano 7 imbarcazioni ogni 1000 abitanti, contro una media europea di 13 e di 55 degli Stati Uniti. In Europa spiccano i dati di Norvegia (154), Finlandia (140) e Svezia (84). Nella promozione della cultura nautica hanno sempre avuto una funzione di primo piano gli yacht club di nuova e antica istituzione (il Regio yacht club italiano nacque a Genova nel 1879), la FIV (Federazione Italiana Vela) e le numerose scuole e fondazioni private che diffondono, attraverso la pratica della vela, la conoscenza del mare anche fra i disabili. A queste attività si aggiungono quelle dell'editoria specializzata che, nel panorama italiano, è presente con riviste di settore, collane tematiche, librerie e anche con canali televisivi dedicati. In questo ambito va poi sottolineata l'attenzione dei grandi media nei riguardi di alcuni avvenimenti sportivi: olimpiadi, giri del mondo e, in particolare, l'America's cup che è senza dubbio l'evento di maggiore rilevanza internazionale. La One hundred guinea cup (Coppa delle cento ghinee, tale era il nome del trofeo originario) fu messa in palio dagli inglesi a Cowes, mentre era in corso la Great Exhibition di Londra del 1851, che accolse 15.000 espositori provenienti da ogni parte del mondo. Questo contesto conferì alla regata un significato che travalicava il semplice confronto sportivo assumendo i connotati di una sfida fra le capacità tecnologiche dei Paesi contendenti. Dopo la prima vittoria americana, dal 1851 al 2003 sono state disputate altre 31 sfide, che hanno coinvolto 10 diversi Paesi e 6 differenti tipologie di scafi registrando anche la partecipazione di equipaggi e imbarcazioni italiani, quali Azzurra, Moro di Venezia e Luna rossa. Nel 1983 il New York Yacht Club, dopo 132 anni di dominio assoluto, ha perso la sfida e da allora la Coppa ha 'cambiato casa' altre quattro volte, prima di essere riportata in Europa dagli svizzeri di Alinghi. Nell'arco di un secolo e mezzo molti sono stati i cambiamenti in questa competizione (teatro di gara, regole, barche, materiali, tecnologie), ma è rimasta immutata la sua connotazione di veicolo promozionale di interessi commerciali, così da diventare un palcoscenico dello show business internazionale che accredita stampa e reti televisive di tutto il mondo. Molti sponsor provenienti da settori diversi (finanza, informatica, automobile, chimica) investono in questo evento per utilizzarne l'immagine nelle comunicazioni di prodotto o aziendali. Particolare è il ruolo della moda, che spesso ha finanziato i teams, sperimentato tessuti speciali per gli equipaggi e trasferito soluzioni stilistiche a collezioni per l'abbigliamento quotidiano.
Aspetto economico e produttivo
La n. da diporto è uno dei settori del made in Italy che ha fatto registrare una crescita costante. Secondo le stime dell'UCINA (Unione Nazionale dei Cantieri e delle Industrie Nautiche e Affini) 2005, il contributo al PIL dei prodotti e della loro commercializzazione in Italia supera i 2,8 miliardi di euro. Considerando anche l'indotto del turismo nautico, il valore arriva a oltre 7,6 miliardi di euro.
Il valore della produzione italiana d'imbarcazioni da diporto è stato stimato nel 2005 in 2521 milioni di euro, mentre l'occupazione ha registrato 18.000 addetti, che arrivano a 24.800 con l'indotto e a 100.800 con l'indotto relativo al turismo nautico. Con questi numeri l'Italia ha confermato la leadership europea e il secondo posto su scala mondiale dopo gli Stati Uniti. Detiene invece il primato a livello mondiale nel mercato dei super yacht (scafi di lunghezza superiore a 24 m), con una quota consolidata del 38% circa del mercato internazionale per numero di unità prodotte. Secondo i dati dell'UCINA, aggiornati al 31 dic. 2005, il parco nautico italiano raggiunge in totale le 73.311 unità immatricolate, di cui 14.844 a vela, 58.294 a motore e 173 navi. Il numero sale a circa 800.000 se a queste si aggiungono le unità non immatricolate: oltre 320.000 natanti e più di 400.000 tra canoe, kayaks, tavole, piccole derive e così via. A livello di imbarcazioni prodotte l'Italia conta un totale di circa 13.200 unità. Il leader europeo è la Francia con oltre 54.000 unità, di cui però molte costituite da imbarcazioni pneumatiche di piccole dimensioni. Segue la Germania con circa 23.600, la Polonia con 22.400 e la Finlandia con circa 19.300.
Per quanto riguarda gli addetti per cantiere, la media europea è di 17. Il Paese con il maggior numero di dipendenti per azienda è la Polonia con 100, mentre in Italia la media è solo di 12. Il numero dei cantieri italiani è però decisamente superiore a quello del resto d'Europa. Il comparto nautico nazionale, così come accade in altri settori, è caratterizzato da piccole e medie imprese per lo più di tipo artigianale, anche se non mancano esempi di produzioni a carattere industriale. Tra le aziende leader di settore spiccano i gruppi Azimut e Ferretti nel campo degli yacht a motore e Perini Navi e Wally in quello dei maxi yachts a vela. I poli produttivi più importanti in Italia sono: le aree di Forlì-Rimini e di Viareggio; il distretto nautico spezzino e il 'distretto del mare' marchigiano tra Fano e Ancona.
Al settore fanno riferimento varie associazioni di categoria tra cui: l'UCINA, aderente a Confindustria; l'Assonautica (Associazione Nazionale Nautica da Diporto), costituita nel 1971 dalle Camere di commercio italiane; l'Istituto italiano di navigazione, fondato nel 1959, che promuove lo sviluppo delle scienze e delle tecniche della navigazione e ne diffonde la conoscenza.
La flotta
Le unità da diporto formano una flotta molto variegata e di difficile classificazione. Vengono generalmente suddivise per categorie in funzione del sistema propulsivo (remi, vela, motore), dell'uso (sportivo, da crociera) e delle dimensioni. Le imbarcazioni a motore sono catalogate in base alle caratteristiche della carena (dislocanti, semiplananti, plananti), della coperta (open, cabinato, a un ponte ecc.) e dell'apparato motore (fuoribordo, entrobordo, a idrogetto ecc.); quelle a vela in funzione delle caratteristiche dello scafo (derive, keel boats, catamarani, trimarani) e del piano velico (sloop, cutter, ketch, yawl, goletta). Dal punto di vista normativo sono denominate: natanti tutte le unità a remi e le unità di lunghezza inferiore a 10 m; imbarcazioni da diporto le unità di lunghezza fra 10 a 24 m e navi da diporto quelle di lunghezza superiore a 24 m. Per ciascuna di queste categorie sono previsti specifici regolamenti di costruzione, abilitazioni al comando e alla navigazione.
Il parco nautico mondiale conta più di 22 milioni di unità di cui circa l'11% è costituito da imbarcazioni a vela e l'87% a motore. Di queste ultime, i tre quarti sono rappresentati da piccoli scafi con motore fuoribordo o entrofuoribordo.
Le origini del diporto velico sono nordeuropee: gli inglesi importarono dall'Olanda l'arte e la passione per gli yacht e diedero vita, nella seconda metà del Seicento, all'omonimo sport. Gli yacht a vela hanno sempre avuto un forte legame con la tradizione, ma oggi mostrano, soprattutto nei maxi cruisers, processi di trasformazione indotti dall'evoluzione tecnologica e dalla sperimentazione agonistica. L'accessibilità a materiali ad alta prestazione, come i compositi avanzati, permette costruzioni più rigide e leggere. L'evoluzione delle attrezzature di coperta e della strumentazione elettronica facilita la conduzione delle imbarcazioni (easy sailing). Gli alberi in fibra di carbonio, che possono superare gli 80 m, consentono di adottare, anche nei grandi velieri, piani velici a sloop, aerodinamicamente più efficienti di quelli a più alberi (ketch, goletta).
Le piccole unità a vela, derive, chiglie fisse (keel boats), piccoli catamarani, mantengono la vocazione storica per l'addestramento e le attività agonistiche. Sebbene questo settore sia meno dinamico che in passato, alcuni modelli (Laser, Optimist, Hobie Cat) hanno larga diffusione mondiale, formando classi molto numerose. Più vivace appare l'ambito delle tavole a vela (windsurf) che, nate dall'idea di accoppiare, mediante snodo, una tavola da surf e una vela (con boma a wishbone), hanno riscosso un grande successo internazionale soprattutto fra i giovani, dando vita a uno stile velico acrobatico e spettacolare. Uno sviluppo di questo genere è il kite surf, costituito da una piccola tavola trainata da una vela ad aquilone o ala, la cui conduzione richiede particolare prestanza fisica e abilità.
Lo sport della vela, gestito a livello internazionale dall'ISAF (International Sailing Federation) e in Italia dalla FIV, è piuttosto eterogeneo e abbraccia molte classi che vanno dal windsurf ai maxi yachts. Le regate si svolgono su diversi tipi di percorso, da quelli costieri di poche miglia fino a quelli oceanici. Le gare si disputano in tempo reale, dove vince chi taglia materialmente il traguardo per primo, e in tempo corretto (in relazione a un handicap), dove vince chi ha il miglior tempo. Alle gare in tempo reale partecipano le imbarcazioni delle classi monotipo, delle classi a formula e delle classi a restrizione. Le prime comprendono scafi identici fra loro (classi olimpiche, J24 ecc.). In quelle a formula rientrano imbarcazioni diverse fra loro, ma aventi la stessa stazza, calcolata in base a una formula che combina determinate grandezze (peso, lunghezza fuori tutto, superficie velica ecc.). A questa categoria appartengono: le classi metriche (6 m, 12 m ecc.) e la IACC (International America's Cup Class) con cui si disputa la Coppa America. Le classi a restrizione sono invece formate da imbarcazioni progettate entro limiti prefissati per alcune grandezze (lunghezza fuori tutto, larghezza, altezza dell'albero ecc.). Ne fanno parte i Transpac 52 e i Volvo 70, classe prescelta per la regata intorno al mondo del 2006.
Le regate in tempo corretto sono invece concepite per far correre scafi differenti per dimensioni e forme, come gli yacht da regata-crociera. Tra i sistemi di stazza per l'attribuzione degli handicap più elementari si ricordano l'Orc Club e l'IRC; tra i più sofisticati l'IMS (International Measurement System), ideato alla fine degli anni Settanta dal MIT Massachussets Institute of Tecnology di Boston: si basa su un algoritmo matematico che tiene conto dei parametri aeroidrodinamici dello scafo e delle vele, nonché delle condizioni di gara (velocità del vento, stato del mare).
La categoria delle classi olimpiche è formata da modelli monotipo che vengono prescelti a ogni edizione. Quelli selezionati sono: le derive per singolo (Finn, Laser e Laser radial); le derive per doppio (470, Skiff 49er); le keel boats per doppio (Star e Yngling); il catamarano per doppio (Tornado); il windsurf Neil Pryde RS:X.
Lo yachting a motore è nato verso la fine dell'Ottocento, e ha trasformato il diporto elitario delle lance a vapore in un fenomeno quasi di massa. La prima applicazione di un motore a scoppio su una lancia risale a G. Daimler (1886), mentre i primi fuoribordo sono stati brevettati dal norvegese O. Evinrude nel 1909.
Nella flotta delle piccole imbarcazioni a motore, oltre ai motoscafi (open boats e runaboats) e i semicabinati (day cruisers), la categoria più in espansione è quella delle imbarcazioni pneumatiche (gommoni). Nate come piccoli battelli di servizio (tenders), pieghevoli e di facile stivaggio, hanno riscontrato un vasto successo commerciale e una rapida metamorfosi raggiungendo dimensioni ragguardevoli. La maggior parte dei modelli monta propulsori fuoribordo o idrogetto su carene rigide a 'V' realizzate in vetroresina.
Le unità con motore entrobordo dotate di sovrastrutture e di sistemazioni interne sono commercialmente denominate cabinati, nelle misure più piccole (fino a 12 m circa), motor yachts, nelle misure più grandi (fino a 24 m) e, infine, super yachts, mega yachts, giga yachts, progressivamente oltre 24 m. I motor yachts a carena planante sono definiti open quando hanno un solo ponte, e flying bridge quando hanno un ponte superiore allestito. I motor yachts dislocanti vengono chiamati navette: in ragione delle sovrastrutture di coperta possono essere a un ponte o più ponti. Tra i dislocanti si trovano i trawlers, ispirati alle soluzioni stilistiche delle navette da pesca, e gli explorers o expeditions, ispirati alle navi pilota. Le imbarcazioni a motore per la pesca sportiva, dette sport fishermen, sono caratterizzate dalla presenza di un ponte di pilotaggio sopraelevato e di una torre metallica con ulteriore timoneria (tuna tower).
Ancora più variegato appare il panorama delle unità per la motonautica agonistica che, suddivisa in varie discipline, è regolamentata a livello internazionale dalla UIM (Union International Motonautique) e a livello nazionale dalla FIM (Federazione Italiana Motonautica).
Le gare del Circuito, la specialità più vecchia, si svolgono su percorsi posizionati su specchi d'acqua riparati (idroscali, laghi, canali fluviali ecc.). Vi prendono parte imbarcazioni appartenenti a varie classi tra cui le Formula 1, 2, 700, 500, 350, 250. I catamarani più grandi hanno motori di 3000 cm3 e raggiungono velocità oltre i 220 km/h. Le classi A sono invece spinte da elica aerea. Nella disciplina Offshore, praticata in mare aperto con catamarani o monocarena (entrobordo o fuoribordo), competono le classi 1, 2, 3. Gli scafi più lunghi, che arrivano a 13,40 m, sono spinti da due motori di oltre 1000 CV e raggiungono velocità oltre i 230 km/h. Vi alloggiano due membri di equipaggio (timoniere e trottleman), chiusi in un cupolino e dotati di respiratore in caso di capovolgimento. La categoria Pro Vee è riservata a imbarcazioni monocarena di dimensioni tali da essere stivabili in un container da 40 ft. Tra le competizioni della specialità Diporto, cui accedono tutte le imbarcazioni omologate CE o l. 11 febbr. 1971 nr. 50, va ricordata la Pavia-Venezia, la gara in linea più lunga del mondo: nata nel 1929, si disputa nelle acque del Po ed è la manifestazione motonautica più seguita in Italia. Nella specialità Aquabike gareggiano le moto d'acqua Ski (cilindrate fino a 800 cm3 e velocità oltre 90 km/h), che si conducono in piedi, e le Runabout (cilindrate fino a 1200 cm3 e velocità oltre 110 km/h), che si governano in posizione seduta.
La categoria dei natanti a remi o a propulsione mista è rivolta a una n. costiera o balneare. In questo ambito, oltre a canoe, iole, kajaks, lance, pattini e mosconi, si trovano i gozzi che, ispirati a modelli tradizionali della pesca, hanno avuto molte declinazioni e larga diffusione nel diporto.
Materiali e processi
Per quanto concerne la costruzione, i dati UCINA del 2004 evidenziano come i materiali più utilizzati siano i compositi plastici (90% delle unità prodotte), e in particolare la vetroresina, che è il più economico. Seguono il legno (2,2%), il tessuto gommato (1,1%), l'acciaio (0,6%), la lega leggera (0,5%), e altri ancora (5,6%). I materiali compositi plastici sono realizzati mediante l'accoppiamento di una matrice (resina sintetica) e di un rinforzo (particellare o fibroso). Le resine sintetiche termoindurenti più utilizzate per le ottime qualità di leggerezza sono: le poliesteri, le epossidiche, le viniliesteri e le fenoliche. I rinforzi di maggior uso sono le fibre di vetro, di carbonio e quelle aramidiche (kevlar). Vengono lavorate in vari spessori e sotto forme differenti: macinate (in polveri o granuli), in filati continui (rovings), in feltri (mats), o tessute con vari tipi di trame. I numerosi processi produttivi che utilizzano i compositi plastici si possono suddividere in manuali, per piccole serie, e automatizzati, per grandi produzioni. Tra i primi, il più usato per la facilità realizzativa è lo stampaggio per contatto (hand lay-up). Consiste nel posizionare manualmente delle fibre sullo stampo e impregnarle di resina mediante rulli e pennelli (stratificazione), lasciando poi l'insieme a indurire (polimerizzazione). Un'evoluzione dello stampaggio per contatto prevede l'utilizzo di tessuti già impregnati di resina (prepreg) che permettono di ridurre i tempi di produzione e ottimizzare le quantità di materiale nella stratificazione. Per realizzare prodotti con caratteristiche e prestazioni più elevate si utilizza la formatura per sacco sottovuoto (vacuum bag), che consiste nel ricoprire il composito già posizionato nello stampo con una membrana (o sacco) che viene sigillata ai bordi. Successivamente si aspira l'aria contenuta nel sacco che, comprimendosi contro lo stampo, esercita una pressione tale da garantire una perfetta adesione fra gli strati del composito, migliorandone il rapporto resina-rinforzo. Tra i processi più innovativi è da segnalare lo SCRIMP (Seemann Composite Resin Infusion Molding Process), tecnica a infusione che elimina totalmente le emissioni nocive di sostanze volatili durante la lavorazione. Si tratta di una forma automatizzata dello stampaggio sottovuoto: le stuoie vengono posizionate nello stampo asciutte e sigillate ai bordi con il sacco. Solo in seguito, contemporaneamente all'aspirazione dell'aria, la resina viene fatta affluire per l'impregnazione dei tessuti attraverso tubi collocati in punti strategici dello stampo.
Il design
Il design rappresenta per le imprese nautiche un fattore strategico nella competizione commerciale e assume una particolare visibilità soprattutto nel settore delle imbarcazioni da diporto prodotte in serie o custom made. Lo yacht design affronta tematiche molto articolate ed è caratterizzato da una ricerca progettuale interdisciplinare che spazia in vari ambiti: dall'ingegneria all'architettura, dall'ergonomia al marketing. Dal punto di vista ingegneristico, le imbarcazioni, specialmente quelle a vela, sono macchine complesse che si muovono tra due fluidi (aria e acqua), sollecitate da carichi statici e dinamici. Il loro studio coinvolge molte discipline tra cui l'architettura navale (studio della resistenza al moto della carena), l'aerodinamica (efficienza delle appendici e delle vele), l'ingegneria strutturale e la tecnologia dei materiali. In questo campo la competizione sportiva e l'evoluzione dell'informatica hanno un ruolo importante nell'innovazione. La progettazione degli scafi per la Coppa America o per le grandi regate oceaniche è sviluppata da teams che possono disporre di risorse per la sperimentazione di nuovi materiali o per i costosi test aero-idrodinamici in galleria del vento e in vasca navale. La diffusione degli strumenti informatici del progetto, oltre a trasformare radicalmente le tecniche di rappresentazione, ha reso accessibili software di analisi computazionale CFD (Computational Fluid Dynamics) che calcolano le forze aero-idrodinamiche intorno allo scafo e alle vele, e programmi semplificati di previsione della velocità VPP (Velocity Prediction Program).
Sul terreno dell'innovazione dei linguaggi formali il design gioca un ruolo chiave specialmente nel settore dei motor-yacht in cui si registrano spesso fenomeni di osmosi con altri settori industriali come l'arredo e l'auto o con l'architettura. Se le trasformazioni più macroscopiche in atto riguardano la dimensione delle imbarcazioni e l'introduzione di nuove tecnologie, la sfida nel mercato globale sta spingendo le imprese verso una visione più sistemica del prodotto. Infatti la domanda, specialmente nello yacht di alta gamma, non è più rivolta solo allo yacht in sé, ma anche al servizio connesso con tutte le fasi d'uso: dal reperimento di equipaggi qualificati, all'assistenza in mare, all'accoglienza a terra. Le aziende più organizzate, che mirano alla fidelizzazione del cliente, cercano di ampliare le quote di mercato abbinando alla costruzione l'offerta di un sistema integrato di servizi.
Il designer nautico in Italia ha competenze molto differenziate. La forma di organizzazione più diffusa è lo studio professionale, mentre all'interno delle aziende si inseriscono figure con mansioni specialistiche che operano dal semplice disegno tecnico all'ingegnerizzazione del prodotto. Tra le associazioni di categoria si ricorda l'Aspronadi (Associazione Progettisti Nautica da Diporto), nata nel 1973. La specificità del progettista nautico è stata di fatto privata del valore abilitante dalle norme europee che hanno istituito varie classi di progettazione attribuendone la responsabilità al costruttore.
In Italia sono attivi vari percorsi didattici finalizzati alla formazione di designer e tecnici di cantiere in grado di gestire la complessità dell'intero ciclo produttivo, dal progetto alla costruzione, di scafi e dei relativi componenti e accessori. Tra questi sono i corsi di laurea in Design navale e nautico, istituiti nel 2005, dalle sedi consorziate Politecnico di Milano e Università di Genova.
Aspetti normativi
Dopo un lungo periodo caratterizzato dalla frammentarietà e disorganicità degli interventi legislativi, si è giunti al varo di un testo di legge unico che ha dato alla materia un'organicità normativa. La n. è regolamentata dal Codice della nautica da diporto (d. legisl. 18 luglio 2005 nr. 171), che recepisce le direttive europee che la riguardano (94/25/CE e 2003/44/CE). Nonostante ciò il testo unico non contiene tutta la normativa inerente al settore. Vengono disciplinate separatamente alcune materie quali: la sicurezza per la navigazione da diporto (d. m. 5 ott. 1999 nr. 478 e, per le navi da diporto, d. m. 21 genn. 1994 nr. 232) che regolamenta soprattutto le dotazioni di sicurezza in funzione del tipo di navigazione (acque interne, entro 300 m dalla costa, entro 1, 3, 6, 12, 50 miglia, senza alcun limite); le patenti nautiche (d.p.r. 9 ott. 1997 nr. 431), che sono richieste per la navigazione oltre le 6 miglia dalla costa, per motori con potenza superiore ai 40,8 CV (30 kW), per motori con cilindrate superiori a determinati valori, quando si esercita lo sci nautico; i titoli professionali per il personale imbarcato sulle unità adibite al noleggio e sulle navi da diporto (d. m. 10 maggio 2005 nr. 121). In attesa del Regolamento di attuazione che si occuperà di tutte le procedure amministrative non contemplate nel Codice, resta in vigore la l. 11 febbr. 1971 nr. 50.
Infrastrutture e riserve naturali. - Le infrastrutture e le riserve naturali rappresentano un fattore strategico per lo sviluppo del settore. Dal punto di vista legislativo le infrastrutture portuali per il diporto si distinguono in: porto turistico, per la n. maggiore, approdo turistico, per la n. minore, e punto di ormeggio, caratterizzato dalla totale rimovibilità delle opere. Secondo le stime a livello europeo elaborate nel 2005 dall'UCINA con il contributo dell'ICOMIA (International Council of Marine Industry Associations), i porti turistici in Italia, inclusi i porticcioli e le marine, sono 105, rispetto ai 1000 della Svezia, 500 del Regno Unito e 376 della Francia. Per numero di ormeggi risulta al primo posto il Regno Unito (225.000), seguito da Francia (224.000), Svezia (200.000) e Italia (128.000). Tra i maggiori porti turistici italiani per numero di ormeggi si ricordano Riva di Traiano con 1182 ormeggi, Marina di Pescara con 900, Punta Ala con 893, Marina di Nettuno con 850, Porto di Roma con 808, Sanremo Portosole con 791 e Porto Cervo con 720. Complessivamente, però, il numero dei porti turistici e degli ormeggi presenti lungo le coste italiane risulta inadeguato rispetto alla domanda esistente nel Mediterraneo, che viene attratta da altri Paesi, più accoglienti dal punto di vista degli approdi e dei servizi, come Spagna, Francia e Croazia. A questo riguardo, il dibattito sulle carenze infrastrutturali indica la necessità di una rete di approdi e servizi più dinamica e non più orientata solo allo stazionamento. Infatti, con la diffusione nel Paese di una maggiore coscienza ambientale, si osserva un sensibile sviluppo del turismo nautico sostenibile, capace di tenere conto delle esigenze sia di carattere economico sia di tutela ambientale del patrimonio marino italiano. Per assicurarne la protezione e promuoverne la valorizzazione sono state istituite alcune aree marine protette. In Italia ne esistono 26, ognuna suddivisa in tre zone: A, di riserva integrale; B, di riserva generale; C, di riserva parziale. La più antica (1973) è quella di Miramare, sul golfo di Trieste.
bibliografia
P. Ottone, Piccola filosofia di un grande amore: la vela, Milano 2001; CENSIS (Centro Studi Investimenti Sociali), Il rapporto sull'economia del mare 2002, Milano 2002; UCINA, La nautica in cifre. Edizione 2005, Genova 2005.