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NAVARRA

di Giuseppe CARACI - Nino CORTESE - - Enciclopedia Italiana (1934)
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NAVARRA (A. T., 41-42)

Giuseppe CARACI
Nino CORTESE

Regione storica della Spagna, corrispondente all'ingrosso all'odierna provincia dello stesso nome (10.506 kmq.). Il territorio, che risulta costituito da zone geograficamente piuttosto dissimili, comprende parte del versante meridionale pirenaico, fra il Pic d'Anie e la Rhune, un frammento della depressione basca (valle del Bidasoa), gli alti corsi di alcuni tra gli affluenti di destra dell'Ebro (Aragón, Ega, Arga) e il fianco sinistro della valle di questo stesso fiume, a monte di Tudela. Manca anche l'unità idrografica; tuttavia il corso dell'Aragón, che pure nasce al di fuori dei confini dell'attuale Navarra, ne raccoglie il più delle acque, e le convoglia all'Ebro. Mentre il territorio volto all'Atlantico e le alte terre sul rovescio dei Pirenei hanno clima umido, e conseguente sviluppo di foreste e di praterie (perciò, almeno come regola, allevamenti di bestiame bovino), il largo piano inclinato con cui le pendici pedemontane scendono all'Ebro (Bárdenas), costituito da una potente pila d'incoerente materiale sedimentizio, si presenta come un'arida steppa, solo adatta al pascolo brado transumante, che infatti vi si venne affermando fino ab antiquo. Queste condizioni di suolo e il già ben netto carattere di continentalità che il clima viene assumendo nella parte meridionale della regione, fanno sì che anche il popolamento risulti assai diverso, come intensità e tipo, da zona a zona; in sostanza, però, alla bassa Navarra, che è ormai paese tipicamente mediterraneo, si oppone da un lato il paesaggio delle valli basche (Burunda, Araquil, Baztán), che ricorda la costa cantrabica, e l'alpestre giogaia pirenaica (Roncal, Aezcoa, Roncisvalle), poco popolata e distinta in numerose piccole cellule, ognuna delle quali forma come un'unità a sé. In complesso, la Navarra è uno dei paesi più poveri della Spagna, sia dal punto di vista agrario, sia per le industrie: queste, tuttavia, hanno avuto già un notevole impulso dalle copiose riserve idroelettriche che la regione possiede. Il capoluogo è Pamplona con 42.250 ab.; gli altri centri principali, per lo più mercati agricoli (Tudela, Tafalla, Estella), sono tutti sui corsi d'acqua principali. La popolazione della Navarra, che era di 307.669 ab. nel 1900, ne conta ora (1930) 345.880 (33,3 ab. per kmq.; una delle densità più basse della Spagna).

Bibl.: L. Mallada, Reconocimiento geológico de la provincia de N., Madrid 1882; F. Carreras Candí, Geografía del pais Vasco-Navarro, Barcellona 1921; L. De Urabayen, Geografía humana de Navarra, Pamplona 1929.

Storia. - Il nome di Navarra appare alla fine del sec. VIII e, nella sua origine basca, designa una popolazione vivente in una pianura dominata da montagne vicine. Gli abitanti della regione, che ebbe Pamplona come suo centro, lottarono strenuamente contro i Visigoti, i Musulmani e i Franchi che avrebbero voluto sottometterli al loro potere; ma incerte sono le origini e le vicende dello stato nel primo secolo della sua vita: forse fu creazione di elementi provenienti dalle regioni situate al di là dei Pirenei, e suo primo sovrano sarebbe stato Inigo Arista; certamente fu uno dei più importanti centri della resistenza e poi della controffensiva cristiana contro la dominazione maomettana in Spagna; e di questa lotta si servì per ampliare i proprî confini. Così alla metà del sec. X esso già comprendeva, oltre alla Navarra propriamente detta, il ducato di Cantabria o Rioja, la culla del futuro regno d'Aragona, Sobrarbe e Ribagorza; e ancora di più si estendeva durante il regno di Sancio III el Mayor (circa 1000-1035), perché, traendo profitto dalla morte di García Sánchez, conte di Castiglia, ucciso in León dai Velas, questo sovrano occupò le sue terre e poi mosse guerra a Bermudo III, re di León, e lo costrinse a dare la sorella in moglie a suo figlio Ferdinando, che doveva assumere il titolo di re di Castiglia. Ma breve fu la vita di questo vasto stato, ché Sancio III alla sua morte lo divise tra i suoi quattro figli, e invano tentò di ricostituirlo il primogenito García, che aveva avuto il regno vero e proprio di Navarra ingrandito con la Rioja e con altri territorî castigliani, perché nel conflitto con i fratelli egli cadde ucciso ad Atapuerca (1054). Allora fu segnato il destino della sua monarchia, che, limitata a sud dai due stati d'Aragona e di Castiglia, sorti anch'essi dall'eredità di Sancio III, non solo non ebbe più la possibilità di espandersi a spese dei dominî musulmani riconquistati alla cristianità anche dalle sue armi - infatti Sancio VII ebbe parte predominante nella decisiva vittoria di Las Navas - ma fu costretta a cedere ad Alfonso VIII re di Castiglia gran parte della Rioja (1179), sino allora teatro di contesa con la Castiglia e l'Aragona; e anzi poté continuare a esistere per cinque secoli dopo la morte di Sancio III soltanto per le particolari condizioni della vita interna e per il peculiare indirizzo che ebbe in tale tempo la politica estera di questi due stati, e per il fatto che varie dinastie francesi si susseguirono sul suo trono, le quali spesso resero straniera alla Spagna la Navarra e le assicurarono la protezione della vicina monarchia. Infatti, l'indipendenza finì quando lo stato unitario iberico, saldamente costituito da Ferdinando il Cattolico, poté muovere alla conquista delle ultime regioni spagnole che ancora non ne facevano parte, e la Navarra fu uno dei teatri della guerra più vasta allora sostenuta dalla Spagna contro la Francia.

Nel 1054 a García IV successe il figlio Sancio IV; ma, essendo stato questo ucciso da un suo fratello bastardo (1076), quei di Navarra offrirono la corona ai re d'Aragona, parenti del morto (Sancio V, Pietro I e Alfonso I), che la tennero sino al 1134, quando l'ebbe García V, nipote di Sancio IV (1134-50), al quale seguirono il figlio Sancio VI e il nipote ex filio Sancio VII (1150-1234). Poi s'iniziò il periodo delle dominazioni straniere: ché, contrariamente alla designazione del re morto, la corona fu data a suo nipote Tibaldo I, conte di Champagne, che in compenso sembra concedesse al paese il Fuero general. La sua casa regnò sino al 1285 (Tibaldo II, Enrico I, Giovanna I), quando, soffocati i tentativi fatti per avere un re di Castiglia, il trono passò a Filippo IV, come re di Francia, marito di Giovanna I, per restare in dominio dei Capetingi sino al 1328. Allora, morto Carlo IV senza eredi, non si volle riconoscere come re Filippo VI di Valois e, poiché il Fuero general dava alle donne il diritto di successione, fu dichiarata regina sua nipote Giovanna II, moglie di Filippo conte d'Évreux. Alla nuova dinastia appartengono anche Carlo II e Carlo III, rispettivamente figlio e nipote ex filio di Filippo (1329-1425). Poi, alla morte di Carlo III, il trono passò a Giovanni, re d'Aragona, come marito di Bianca figlia di Carlo III, il quale l'occupò dapprima insieme con la moglie e poi, dopo la sua morte, da solo, lottando contro il figlio Carlo principe di Viana, legittimo erede della madre. Allora la guerra civile insanguinò il paese, diviso tra i sostenitori del principe e di sua sorella Bianca e i partigiani del re; e ad essa non pose fine neppure la morte di Carlo e di Bianca (1461), perché Pamplona chiuse le porte al sovrano e la rivolta durò anche durante il regno dei suoi successori. Alla morte di Giovanni (1479) salì sul trono sua figlia Eleonora, che aveva sposato Gastone IV di Foix e che regnò pochi giorni, lasciando la corona in eredità al nipote Francesco Febo conte di Foix. La nuova dinastia, però, non diede che questo re; e alla sua morte (1483) gli successe la sorella Caterina moglie di Giovanni d'Albret. Ma ormai, anche per questa rapida successione di dinastie, scarsissimo era divenuto il potere del monarca nel paese, lacerato dalle fazioni e impoverito dalle guerre private che i fueros autorizzavano. Così l'anarchia rese facile e accetta nel 1512 la conquista di Ferdinando il Cattolico, che lasciò soltanto la Bassa Navarra o Navarra francese al D'Albret, cui successero il figlio Enrico II (1517-55) e la nipote Giovanna: questa, moglie di Antonio di Borbone, diede la corona alla casa di Borbone, la quale, salendo sul trono di Francia, doveva annettere a tale monarchia l'ultima parte indipendente della Navarra.

Bibl.: v. spagna: Storia, e B. Sánchez Alonso, Fuentes de la historia española hispano-americana, Madrid 1927. Per l'origine dello stato, cfr.; J. Jaurgain, La Vasconie, Pau 1898; L. Barrau-Dihigo, Les origines du royaume de Navarre in Revue hispanique, 1900, e Les premiers rois de Navarre, ibid., 1906; e specialmente M. Serrano Sanz, Noticias y documentos históricos del condado de Ribagorza, Madrid 1912. Sulla conquista da parte del Cattolico cfr. le opere di P. Boissonnade, Parigi 1893, e P. Ruano, Madrid 1899.

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