Nazari di Calabiana, Luigi
Prelato e uomo politico (Savigliano, Cuneo, 1808 - Milano 1893). Elemosiniere privato di Carlo Alberto (1847), vescovo di Casale (1847), fu nominato senatore del Regno sabaudo nel 1848 e fu arcivescovo di Milano dal 1867 al 1893. Appartenente all’ala conciliatorista del cattolicesimo, avversò il dogma dell’infallibilità papale proclamato nel Concilio Vaticano I. Da lui prende nome la cosiddetta crisi Calabiana: nel novembre 1854 Cavour aveva presentato un progetto di legge per la soppressione delle corporazioni religiose e l’abolizione della manomorta. Sostenuto con forza dai clericali piemontesi, Calabiana assunse allora l’impegno, a nome di tutto l’episcopato e con l’appoggio di Vittorio Emanuele II, di versare allo Stato la somma che si sarebbe ricavata dall’esecuzione della legge, a condizione che il progetto venisse ritirato. Presentata la proposta in Senato (aprile 1855), Cavour si dimise, lasciando ogni responsabilità al re. La reazione delle forze liberali e dell’opinione pubblica laica costrinse però Vittorio Emanuele a richiamare al governo Cavour e a firmare la legge sulle corporazioni (maggio 1855). La crisi Calabiana rappresentò un momento decisivo della politica liberale del Regno sabaudo: segnò infatti il completamento del cammino intrapreso con le leggi Siccardi del 1850.