NEALKES (Νεάλκνς, Nealces)
Pittore greco, forse di Sicione, fiorito probabilmente intorno alla metà del sec. III a. C. In grazia dell'amicizia di Arato di Sicione poté salvare un quadro di Melanzio condannato da Arato a esser distrutto. Ebbe inclinazione per il frammentario, l'episodico, pure in quadri di notevoli proporzioni. Plinio, che, come Frontone, lo menziona fra gli artisti più vicini ai primarî, lo dichiara d'ingegno acuto e pieno di risorse nella sua arte.
In un suo quadro, che rappresentava una battaglia navale tra Persiani e Egiziani sul Nilo, per fare intendere che le acque erano di quel fiume e non del mare; ricorse allo espediente di dipingere sul lido un asinello intento a bere e un coccodrillo che lo sta insidiando (Plin., Nat. hist., xxxv, 142). Modernamente si è vista nell'asino un'allusione ad Artaserse Oco (῏Ωχος cambiato in ὄνος), che combatté intorno al 350 per sottomettere l'Egitto ribelle. Indurre da questo l'esistenza di un altro N. più antico non è necessario. Un altro suo quadro rappresentava un uomo che tenta di calmare, fischiando, un cavallo da corsa (il cosiddetto ποππύζων). Su questo quadro N., sfiduciato di poter rendere la schiuma intorno alla bocca e l'ansimare della bestia imbizzarrita, avrebbe scagliato, adirato, la spugna intrisa d'ogni colore, e questa, cadendo sul muso dell'animale, avrebbe da sé prodotto l'effetto ricercato (Plin., Nat. hist., xxxv, 104). Lo stesso aneddoto è raccontato da altri senza il nome del pittore, o riferito ad Apelle. Infine si menziona di lui una Venere (Plin., Nat. hist., xxxv, 142).
Quali allievi di N. sono ricordati sua figlia Anassandra; Erigonos, che era il suo trituratore di colori e che progredì a tal punto da lasciare egli stesso un illustre discepolo: Pasias; forse anche Xenon sicionio.
Bibl.: Un ricordo della scenetta tra l'asino e il coccodrillo si ha in un quadretto ercolanese: Le antichità di Ercolano, Napoli 1757; Pitture, I, tav. XLVIII; H. Brunn, Gesch. d. griech. Künstl., II, Stoccarda 1889, par. 290; F. Münzer, in Hermes, 1895, p. 532 ss.; K. Jex-Blake-E. Sellers, The Elder Pliny's Chapters, Londra 1896, pp. 138, 166, 168, 170; E. Hauler, in röm. Mitt., XIX, 1904, pp. 317-21; J. Six, in Jahrbuch, XXII, 1907, p. i ss.; Recueil Milliet, Textes grecs et latins, I, 1921, pp. 262, 364, 394-96; E. Pfuhl, Mal. u. Zeichn., Monaco 1923, II, par. 795, 883, 888 ss., 982; A. Rumpf, in Thieme-Becker, XXV, Lipsia 1931, p. 369; G. Lippold, in Pauly-Wissowa, XVI, 1933, col. 2105; S. Ferri, Plinio il Vecchio, Storia delle arti antiche, Roma 1946, XXXV, 104, 142, 145; A. Rumpf, Malerei u. Zeichnung, Handb. d. Archäolog., IV, i, Monaco 1952.