Vedi NEAPOLIS. - 1 dell'anno: 1963 - 1973
NEAPOLIS
1° (v. vol. v, pag. 388). - Antica città greca della tracia egea, colonia di Thasos fondata su di una penisola rocciosa e fortificata sul pendio della montagna Symbolon dinnanzi a Thasos, sul luogo dell'attuale Kavalla.
Il luogo ha conservato sempre la sua grande importanza strategica "Thermopili " di Macedonia la chiama opportunamente l'archeologo francese L. Heuzey, perché solo di qua passava l'antica strada costiera che collegava l'E con l'O. Non è riportata dalle antiche fonti l'epoca della fondazione di N.; pare però che non sia cronologicamente molto lontana dall'epoca delle lotte dei coloni di Paro per la conquista della regione costiera dinnanzi a Thasos, conosciuta come "Peraia" o "Epiro", dai Thasî. Una generazione più tardi della fondazione di Thasos da parte di Thesekli, il padre del poeta Archiloco, circa alla metà del VII sec., fu fondata la Peraia thasiaca con nuove forze che erano arrivate allora dalla metropoli di Paro; con questi nuovi coloni - forse mille uomini - erano il poeta Archiloco e il suo amico Glauco figlio di Leptini, il coraggioso generale ucciso in guerra sulle coste trace il cui cenotafio è stato trovato durante gli scavi nell'agorà di Thasos. Dopo dura battaglia con le tribù trace molto combattive dei Saiti e dei Sapai, alle quali si riferiscono alcuni brani dei poemi di Archiloco, i Thasi fondarono sulle coste trace una serie di città e di emporî. Tra quelle pòleis doveva essere anche N. come dimostrano i più antichi ritrovamenti datati al VII sec. a. C. La grande quantità di vasi trovati durante gli scavi, provenienti dalle diverse officine dell'antica Grecia, dimostra che durante l'epoca arcaica N. era un porto importante che aveva relazioni commerciali con molte antiche pòleis. Erodoto, enumerando le pòleis greche delle coste trace, da dove era passato l'esercito persiano, non menziona N.; la sua descrizione però non lascia alcun dubbio che da questo luogo sia passato l'esercito di Serse (Herod., vi, 109-112).
Un po' prima del 500 a. C. comincia l'emissione d'argento di N. il che è una prova della sua autonomia durante questa epoca. Le sue monete si dividono in due serie: la prima (circa 500-411 a. C.) ha come tipo principale una terrificante testa di Gorgone e sul retro un quadrato a lati curvi. La seconda serie (411-350 circa a. C.) conserva il gorgonèion come tipo principale, però con espressione più distesa, mentre al posto del quadrato si sostituisce una bella testa della dea della città, la Parthènos, oppure la statua intera con iscrizione.
Dopo la fuga dei Persiani dalla Grecia, N. entra a far parte della prima lega ateniese e il suo nome è nelle liste dei contributi ad Atene dal 454-53 in poi con un contributo fisso di mille dracme all'anno. Durante l'ultimo periodo della guerra peloponnesiaca N. fu fedele alleata di Atene e si trovò in guerra con la sua madrepatria Thasos. Dopo la costituzione di un governo oligarchico a Thasos nel 411-10 a. C., i Lacedemoni con i Thasi assediarono N. senza però riuscire a conquistarla. In questo difficile momento arriva a Thasos lo stratega ateniese Trasibulo con una flotta di trenta triremi risolvendo favorevolmente l'assedio di Neapolis. Durante lo stesso periodo, secondo una legge che è stata trovata nell'acropoli di Thasos, vengono confiscate le ricchezze ai nemici del governo oligarchico, amici degli Ateniesi. Tra questi erano anche due cittadini di N., Dioskourides e Apimanthos (I. G., xii, 8, 263).
Dopo la partenza di Trasibulo e l'apparizione sulle coste trace di Agesandro, con una parte della flotta peloponnesiaca, i Thasî, per una seconda volta, abbattono la democrazia e impongono un governo oligarchico. Nel 407 a. C. si muove di nuovo contro Thasos Trasibulo e a questa spedizione prendono parte tutti gli abitanti di N. che insieme agli Ateniesi assediano Thasos. Gli Ateniesi con due loro decreti iscritti su una stessa stele e datati al 410 e 407 a. C. elogiano gli abitanti di N. per questa loro fiducia, li nominano benefattori e concedono loro diversi privilegi; nel secondo decreto è nominato il tempio della Parthènos a N. ove secondo il decreto doveva essere posta una copia della stele (I. G., i, 2, 108; n. di cat. al Museo Epigrafico E. M. 6598). Alla fine del V sec. o all'inizio del IV appartiene un'altra legge di Thasos secondo la quale viene concesso il diritto di cittadinanza thasia agli abitanti di N. nati da madre thasia (I. G., xii, 8, 264).
Nel 377 a. C., quando arconte di Atene era Nausinichos, N. entra a far parte della seconda lega ateniese.
Nel 361 ci è tramandato il nome del cittadino di N. Pithodoros, "Thearodocho di Asklepios"; un po' più tardi, nel 355 a. C. due ambasciatori di N., Demosthenes, figlio di Theoxenos, e Dioskuoridis, figlio di Ameipsios, sono stati accolti ad Atene con onori eccezionali da parte della Boulè e della Ecclesia del Demos. Il decreto ateniese relativo, scritto sotto l'arconte Elpinos, ci ha conservato l'unica rappresentazione plastica della dea Parthènos di Neapolis. Lo scopo della missione dei due ambasciatori pare che fosse la creazione di una alleanza militare con Atene, perché, dopo i successi del re Filippo II nella regione ad O del fiume Strymon, l'occupazione di Anphipolis, di Oisymis e di Krenides e la distruzione di Calipso e di Apollonia, N. era minacciata seriamente. Con questa sua alleanza N. cercò di resistere contro il re Filippo II, però senza risultato. Filippo II fece una spedizione nel 354 a. C. contro Abdera e Maronea e occupò queste due grandi città trace; nello stesso anno arriva al porto di N. una flotta con 20 triremi ateniesi, comandata dallo stratega Charis e con l'aiuto degli abitanti di N. cerca invano di tagliare la strada del ritorno a Filippo. La fine delle emissioni di N. intorno al 350 a. C., mostra che la città ha perduto la sua autonomia; da allora fu usata come porto della città macedone di Filippi. Infatti dal decreto di Filippi del 243-42 a. C., trovato a Coo, sappiamo che al porto di N. sbarcarono e si imbarcarono i Theoroi che sono andati a Filippi per iniziare i festeggiamenti delle Asklepieie. Il demo di Filippi decise di far accompagnare i Theoroi fino al porto di N. con l'onore di una scorta militare.
Sulle epigrafi di Delfi del III sec. a. C. si menzionano Neopolitani τοί ἐν Θράκᾳ e l'inviato del re degli abitanti di Tracia, Κόρυρος figlio di Ραίζδος a Delfi, era il neopolita Tyrillos. Due thearodòkoi di N. sono riportati su una epigrafe di Delfi del 175 a. C. Nell'anno 189 a. C. passa da N. con l'esercito romano Manlius Vulso, di ritorno dalla spedizione contro Antioco di Siria; nella battaglia di Filippi del 42 a. C., Bruto e Cassio usarono il porto di N. per la loro flotta.
N. era una stazione della via Egnazia e il suo nome è riportato su di un miliario dell'imperatore Traiano 106-7 d. C., trovato fuori Salonicco. Un secondo miliario che porta i nomi di Settimio Severo e Caracalla (198-201) è stato trovato nella stessa Neapolis. Gran parte di un'antica strada che segue il tracciato dell'Egnazia si conserva ancora fuori Kavalla.
A N. nell'autunno-inverno del 49 d. C. sbarcò l'apostolo Paolo diretto a Filippi dove fondò la prima chiesa cristiana (Atti Ap., xx, 5-6). La posizione della città ha conservato la sua importanza strategica anche con Giustiniano, tanto che le sue mura furono tra quelle allora restaurate (Procopio, iv, 3, 4). Nel VI sec. è menzionata nel Συνέκδημο di Ierokis, come una delle 32 province dell'Illirico; l'ultima documentazione pervenutaci del nome di N. si trova in un Takticòn datato tra il 733-746 d. C., (Codex Parisinus, 1555 A). Il nuovo nome è Christoupolis e appare per la prima volta nei documenti dell'inizio del IX sec. (lettera di S. Teodoro Studita; e vita di S. Gregorio Decopolita). Alla città bizantina appartengono due epigrafi metriche che sono state estratte dalle mura e sono esposte adesso nel museo di Kavalla. La prima ci dà notizia della riparazione delle mura della città nel 926; mentre la seconda è la cronaca dell'incendio di N., provocato dai Normanni nel 1185. Le rovine di un muro molto lungo il Teichisma, costruito nel 1306 dall'imperatore bizatino Andronikos II Paleologo, per chiudere il passaggio alle orde dei Catalani, si osservano ancora sulle colline dinnanzi all'attuale città. Il terzo nome della città, Kavalla, conservato finora appare alla seconda metà del XV sec.; per la prima volta è menzionato nel 1470, nel calendario di un ufficiale veneziano di G. Maia degli Angiolello. Al periodo dell'occupazione turca appartiene il monumentale acquedotto, opera di Suleiman il Magnifico, che per sbaglio viene attribuito all'epoca romana.
Le rovine dell'antica città sono pochissime: molto presto una robusta cinta di mura costruita con grandi blocchi di granito, la cui lunghezza arriva a volte fino a m 1,80, circondava la rocciosa penisola di Neapolis. Parte di questa cinta che probabilmente appartiene all'inizio del V sec. a. C. è stata messa in luce dalle ricerche del Bakalakis, nelle zone E, N e O della città; nella parte N le mura si conservano per un'altezza variante tra m 1,50 fino a 4 m, poiché le fortificazioni più recenti dei Bizantini e dei Turchi hanno usato come base le stesse mura antiche.
Molto importante era il tempio della Parthènos poliùchos, probabilmente una trasformazione greca, della Artemide Tauropòlos o Bendìs, con carattere ctonio. La sola raffigurazione plastica conosciuta della Parthènos è un bassorilievo su di un decreto (14080 Museo Arch. Naz.), dove è raffigurata una piccola dea che porta sulla testa un pòlos, con la mano destra sul petto, mentre con la sinistra tesa stringe la mano di Atena. La rigida e arcaica figura della vergine che si trova di fronte alla classica figura di Atena, è molto probabilmente una copia della statua di culto.
Le ricerche nella regione del tempio, durante gli anni 1936-37 e 1959-63, hanno messo in luce muri di costruzioni e parti del peribolo o di un muro di terrazzamento; tracce di fuochi cultuali e di grandi stipi create dopo la distruzione del tempio verso la fine dell'età arcaica. All'inizio del V sec. a. C. un tempio periptero ionico, costruito in marmo bianco di Thasos fu elevato sul luogo dell'antico tempio. Ad esso appartengono diverse membrature architettoniche, capitelli, rocchi di colonna, basi e pezzi di kymàtia ionici trovati nei dintorni del tempio e che sono stati posti ora nella sala di N. al museo di Kavalla. Gli scavi nel tempio della Parthènos fornirono una ricca collezione di vasi e di idoli; i vasi appartengono alle diverse fabbriche, laconica, corinzia, attica, cicladica, rodia, di Chio, di Lesbo e dell'Asia Minore. Tra i ritrovamenti più importanti della zona del tempio, segnaliamo: a) grande anfora "melica" con rappresentazione policroma del ratto di Teti da parte di Peleo. Sul collo del vaso, a destra e sinistra delle due figure principali sono raffigurate le Nereidi che scappano impaurite; sulla pancia del vaso si vede un carro con i due sposi (ultimo venticinquennio del VII sec. a. C.); b) un grande cratere chiota con la caccia al cinghiale calidonio (primo venticinquennio del VI sec. a. C.); c) molti frammenti di una grande anfora attica a figure nere con menadi e satiri che preparano il vino. Questa anfora presenta una somiglianza tematica con l'anfora di Würzburg (eccellente opera del Pittore di Amasis, intorno al 540 a. C.); d) collo di un monumentale cratere attico a figure rosse, con una bella rappresentazione di thìasos dionisiaco, (opera del Pittore del Louvre G. 433, fine del V sec. a. C.). Negli scavi sono state trovate anche molte kỳlikes attiche, miniaturistiche, di tipo Siana, lip-cups, Kassel, band-cup.
La collezione degli idoletti, comprende kòrai (idoletti e vasi plastici), vestite con chitone e himàtion, con una gamba leggermente avanzata, tengono con una mano il chitone mentre con l'altra stringono sul petto un uccello o un piccolo animale; figure femminili sedute o dee con alto pòlos sulla testa, figure di nani, protomi femminili, figurette di animali o di uccelli, che appartengono al VI sec. a. C. I tipi degli idoletti di N. che si fabbricano in grande quantità a Thasos, mostrano una influenza della coroplastica rodia e attica. Sono stati trovati anche pochi idoletti femminili appartenenti all'età ellenistica.
Dalla regione del santuario della dea provengono un rilievo appartenente alla hierà tràpeza con la rappresentazione di una sfinge davanti ad un'anfora (metà IV sec. a. C.), un ex voto marmoreo che raffigura un naìskos thesauròs e tre epigrafi dedicatorie, due alla Parthènos e la terza ad Artemide Opitaìda (IV-II sec. a. C.).
Al centro della città attuale, è stato trovato un tesoretto di monete che appartengono ad imperatori del 138-244 d. C.
Il nuovo museo di Kavalla, costruito nel 1963, contiene oltre alle antichità di N. anche le collezioni di sculture, idoletti, vasi, gioielli e altri ritrovamenti che provengono dagli scavi di Anfipoli, di Avdira e delle colonie di Thasos Oisimi, Galipso e Srymi oltre a quelli di diverse altre località della Macedonia orientale e Tracia. Nel museo sono esposte anche le antichità di epoca neolitica e dell'Età del Bronzo rinvenute nei diversi stanziamenti della regione e soprattutto nello stanziamento di Dikili-Tash.
Bibl.: F. von Hiller, in Pauly-Wissowa, XVI, 1933, c. 2110, s. v.; G. Bakalakis, Νεάπολις, Χριστούπολις, Καβάλα, in ᾿Αρχ. ᾿Εϕ., 1936, p. i ss.; P. Collart, Philippe, ville de Macédonie, Parigi 1937, p. 102; J. Pouilloux, Recherches sur l'histoire et les cultes de Thasos, I, 1954, pp. 109 ss.; 142 ss.; G. Bakalakis, ᾿Εκ τοῦ ἱεροῦ τῆς Παρϑὲνου ἐν Ν., in ᾿Αρχ. ᾿Εϕ., 1938, pp. 106 ss.; id., Ναυκρατικὰ ὄστρακα ἐκ Καβάλαω, in ᾿Αϕιέρωμα εἰς Κ. ῎Αμαντον, pp. 155 ss.; id., Τραπεζοϕόρο ἀπὸ τό ἱερὸ τῆς Παρϑένου, in Ellenikà, XV, pp. 324 ss.; D. Lazaridis, ῎Αρτεμις ᾿Οπιταΐς ἐξ ἐπιηραϕῆς τῆς Ν., in Makedonikà, II, 1941-52, p. 263; K. Romiopoulos, ᾿Ερυϑρόμορϕη οἰνοχόη, in ᾿Αρχ. Δελτίον, XIX, 1964, p. 73 ss. I ritrovamenti intorno al tempio della Parthènos sono stati pubblicati in Πρακτικά, 1937, pp. 59 ss.; ᾿Αρχ. Δελτίον, 1961-62, XVII, pp. 235 ss.; 1963, XVIII, pp. 257 ss.; 1964, XIX, p. 370 ss.; 1965, XX, p. 466 ss.; 1967, XXII, pp. 417 ss.; sulla via Egnazia: P. Collart, Une refection de la vie Egnatia sous Traian, in Bull. Corr. Hell., LIX, 1935, pp. 395 ss.; sui rapporti con Atene: B. Merrit-A. Adrews, Athens and Neapolis, in Ann. Brit. Sch. Athens, XLVI, 1951, pp. 200-209; sulle iscrizioni: M. N. Tod, Greek historical Inscriptions, II, Oxford 1946; G. Bakalakis, Guida del Museo di Kavala, 1969.