NEAPOLIS (Νεάπολις)
2°. - Antica città della Sardegna ricordata da Plinio, nell'opera geografica di Tolomeo (iii, 3, 2) e nell'Itinerario di Antonino (84), che la colloca fra Metalla e Othoca sulla via Karalibus-Othocam per oram, e dall'Anonimo Ravennate, che la pone sulla stessa via fra Sartiparias e Othoca.
Unico ricordo della sua esistenza è una chiesa dedicata a S. Maria di Nabùi sulla costa marina un po' sotto al Capo della Frasca. Sebbene fornita di porto (di poco pescaggio e diventato poi stagno), non da questo N. ebbe prosperità, ma dalla vasta rigogliosa campagna. La città si estendeva propriamente per la maggior parte a levante sopra una altura e, per il resto, sulla piana attualmente denominata Bau Arena. Fino a circa cent'anni fa esistevano avanzi del muro di cinta e avanzi di altre costruzioni, vedute dagli eruditi dell'Ottocento, i quali notano che tutto è improntato alla comodità e al senso pratico, ma che vi manca il gusto artistico. In realtà si trattava di case di proprietarî, terrieri che sentivano la necessità di un vivere comodo, ma che vivevano in modo semplice senza raffinatezze. Questa caratteristica era evidente in tutti i ruderi superstiti, fra cui anche i tratti di strada, la cui costruzione, a causa del suolo fangoso e sabbioso, richiedeva una robusta lastricazione, e l'acquedotto. L'acqua era incanalata a otto miglia dalla località Landa de Giaxi, dalle colline di ponente e lungo la valle di Serra Longa e raggiungeva la città attraversando la pianura. Essendo poco abbondante era raccolta in serbatoi a forma di botte, intercomunicanti per mezzo di buchi ed era attinta attraverso una finestrella.
A S sulla via Cornus-Caralis erano sorgenti calde salutari ὕδατα Νεαπολιτανά (Ptolem., iii, 3, 7).
La causa più probabile (fino a quando non se ne trovi una più convincente) della morte di N. furono le incursioni dei Vandali e dei Saraceni, i quali trovarono in quel porto rifugio sicuro, obbligando la popolazione a cercarsi nuove sedi nei latifondi del retroterra. Ebbero così origine i centri abitati ancora oggi esistenti: S. Nicolò di Arcidano, Terralba, Narrubiu, Uras. Secondo il Pais l'importanza di N. sarebbe dovuta alla vicinanza del santuario del Sardus Pater, nume pansardo. Il nome N. potrebbe essere la forma ellenizzata (per effetto dei rapporti commerciali con i Greci di Massalia) di un punico Qart-ḥadasht = "città nuova" in contrapposto ad una "città vecchia" (Othoca?). Secondo lo stesso storico i neapolitani sarebbero diventati, un po' prima di Vespasiano, cives latini.
Bibl.: E. Pais, Storia della Sardegna e della Corsica, Roma 1923, pp. 349, 366; R. Hauslik, in Pauly-Wissowa, XVI, 1933, c. 2123, s. v., n. 9.