NEARCHOS (Νέαρχος)
1°. - Ceramista e ceramografo attico operante nei decennî intorno alla metà del VI sec. a. C. La sua opera sembra limitata a cinque vasi firmati dai quali peraltro risulta documentata la sua attività di pittore e di vasaio. E poiché d'altra parte esistono alcune decine di raffinate coppe miniaturistiche firmate dai suoi figli Tleson ed Ergoteles, è possibile ricostruire uno sviluppo prospero e continuato dell'industria familiare per più generazioni, conclusa con l'indubbia prova di successo costituita dalla dedica della grande Kore di Antenor (v.) sull'Acropoli. Poiché d'altra parte quest'ultima è da datare intorno al 525-520 non è sicuro che l'offerta sia da riferire al N. di cui trattiamo, piuttosto che ad un suo ugualmente prospero nipote (opinioni opposte sono state formulate dall'epigrafista A. Raubitschek e da J. D. Beazley).
È da ritenere che N., in un primo tempo pittore, si limitasse più tardi come Euphronios alla parte direttiva dell'atelier. Una eco delle forme minute e del raccontare diffuso dell'età di Sophilos e di Kleitias rimane nel raffinatissimo arỳballos di New York con figurazione della battaglia tra i pigmei e le gru. Tuttavia le espressioni più alte dell'artista sono da cogliere nei due skỳphoi frammentari dell'Acropoli n. 611 e 612. Nei frammenti dell'uno rimangono immagini vivide e lampeggianti di una gigantomachia con grandi figure superbamente costruite e mosse. Il frammento maggiore dell'altro, in cui rimane Achille che attende ai suoi cavalli, nella sua grave e serena staticità rappresenta un momento artistico di altissima emozione. È questo, secondo J. D. Beazley, il primo esempio della scena della preparazione del carro, uno di quei semplici atti quotidiani che per i Greci, certo sulla scia della tradizione epica, risultano pieni di significato e di elevata poesia. Ma in più, tra i bellissimi cavalli e la figura dell'eroe, N. ha saputo suggerire rapporti di così pacata, malinconica tenerezza, che ricordano da presso il motivo omerico della affettuosa compassione degli animali per il breve destino di Achille.
Bibl.: E. Pfuhl, Malerei und Zeichnung, Monaco 1923, p. 269; J. C. Hoppin, Black-fig., p. 172; G. M. A. Richter, in Am. Journ. Arch., XXXVI, 1932, p. 272; id., in Journ. Hell. Studies, LII, 1932, p. 272; M. Z. Pease, in Hesperia, IV, 1935, p. 229; A. Rumpf, Sakonides, Lipsia 1937, p. 19; J. D. Beazley, Development, p. 40 ss.; A. Raubitschek, Dedications from the Athenian Akropolis, Cambridge Mass. 1949, p. 232, n. 197.