NEBBIOGENI (o fumigeni)
Anche durante la seconda Guerra mondiale i belligeranti hanno fatto largo uso di sostanze fumigene (v. XVI, p. 166), oggi più comunemente dette nebbiogene. Si può anzi dire che la recente esperienza fa ritenere assai redditizio l'impiego dei fumigeni: a) nelle azioni episodiche, per risolvere situazioni tattiche (accecamento di centri di fuoco nemici, mascheramento di movimenti mediante impiego di bombe a mano e da mortaio fumigene); b) nell'impiego a massa, nel quadro più vasto dell'attacco o della difesa valendosi di speciali truppe e mezzi (apparecchi operanti in funzione del vento, tiri d'artiglieria e mortai con proietti speciali fumigeni); c) nell'impiego statico nel complesso di organizzazioni difensive contraeree e costiere allo scopo di mascherare importanti obiettivi all'offesa aeronavale nemica. Durante il conflitto, particolarmente attrezzato risultò il Corpo chimico degli S. U. che, con l'accorto impiego di fumigeni, ridusse molto l'azione del nemico, limitando le perdite delle proprie truppe.
I mezzi di cui il Corpo disponeva consistevano in mortai rigati da pollici 4,2 (mm. 106,7) a tiro rapidissimo (30 granate al minuto), con munizionamento al fosforo bianco, di cui erano dotati i battaglioni mortai chimici; generatori meccanici tipo M 1 (capaci di annebbiare in 10 minuti la superficie di 1 miglio quadrato), autotrasportati; M 2 (capaci di produrre schermi della lunghezza di 4-5 miglia dello spessore di circa 183 m.), trasportati su Jeep o portati da 2 uomini; vasi fumigeni tipo inglese di libbre 6 (kg. 2,72) e 30 (kg. 13,62), sprigionanti fumo rispettivamente per 6 e 30 minuti; bombe fumigene per aerei da 100 libbre (kg. 45,4); razzi e bombe fumigene a colori diversi da lanciare a mano e col fucile a scopo di segnalazione.
Come sostanza nebbiogena si usa in Italia una mescolanza di cloridrina solforica
e di anidride solforica (SO3) che viene polverizzata, spingendola sotto pressione, attraverso speciali ugelli. Gli apparecchi nebbiogeni, a spalla, su carrelli, su autocarri ecc., constano essenzialmente di un robusto serbatoio di ferro contenente la sostanza da nebulizzare, di una bombola ad aria compressa e di un ugello polverizzatore. Molto pratiche e usate in Italia per gli annebbiamenti sono anche le "candele fumogene".
È opportuno ricordare che la nebbia contenente anidride solforica è acida e quindi il permanere a lungo in essa, è dannoso all'organismo, come pure alle attrezzature, alle armi ed alle munizioni. Per un raggio di circa 400 m. dal punto di emissione, questo tipo di nebbia provoca bruciore agli occhi, pizzicore alla pelle e senso di soffocamento; oltre i 400 m. è più tollerabile.
Le nebbie prodotte da candele fumogene sono invece innocue per gli uomini; solo a breve distanza dal punto di emissione, provocano di solito una leggera irritazione alle vie respiratorie. Una bellissima nebbia bianca e densa viene ottenuta sulle navi polverizzando in grossi ugelli una mescolanza di nafta e vapore d'acqua surriscaldato. Volendo fumo nero, la corrente viene fatta passare attraverso potenti archi voltaici che carbonizzano la nafta.
Per produrre la nebbia dagli aerei la tecnica è diversa secondo il tipo che si vuole ottenere: per avere grosse nubi, adatte ad occultare formazioni aeree, sono necessarî grandi ugelli nei quali il liquido viene polverizzato istantaneamente mediante forte pressione; per ottenere cortine occorre invece che il liquido non si esaurisca subito, ma che possa cadere fin quasi a terra e che la velocità del liquido uscente sia uguale e contraria a quella dell'apparecchio; si ha in questo caso la sensazione che l'aereo chiuda un sipario. Per fare segnalazioni e tracciare segni nell'aria, occorrono invece ugelli piccoli e polverizzazioni immediate.
Come sostanze nebbiogene per gli aerei, in Inghilterra sono usati soprattutto il tetracloruro di titanio ed il pentacloruro di fosforo. In Italia si usa ottimamente anche la comune miscela anidride solforica-cloridrina solforica.
Diamo la composizione di alcune candele fumogene:
Candele a fumo bianco: 1) tetracloruro di carbonio 50%, zinco polvere 25%, zinco ossido 20%, farina fossile 5%; 2) tetracloruro di carbonio 41,4%, zinco polvere 35,4%, clorato di sodio 9,5%, cloruro di ammonio 5,4%, carbonato di magnesio 8,3%; 3) esacloroetano 50%, zinco 25%, ossido di zinco 10%, colofona 5%, nitrato potassico 10%; 4) esacloroetano 50%, zinco 30%, nitrato potassico 10%, bitume 10%.
Candele a fumo rosso: 1) clorato di potassio 15%, rosso di paranitroanilina 65%, lattosio 20%; 2) rodamina 70%, clorato di potassio 30%.
Candele a fumo bleu: indaco 40%, clorato di potassio 35%, lattosio 25%.
Candele a fumo verde: indaco 24%, giallo auramina "O" 15%, clorato di potassio 35%, lattosio 26%.
Candele a fumo arancione: crisoidina 45%, clorato di potassio 25%, lattosio e farina fossile 30%.
Candele a fumo giallo: 1) auramina 30%, nitrato sodico 20%, segatura 50%; 2) auramina 50%, crisoidina 13%, clorato di potassio 37%.
Bibl.: A. Lustig, Fisiologia e clinica dei gas di combattimento, Milano 1934; A. Izzo, Guerra chimica a protezione antigas, Milano 1942; A. M. Prentiss, Chemicals in war, New York 1937; V. Kohlschütter, Nebel, Rauch und Staub, Berna 1918; D. Langhaus, Momente der Nebel, Rauch, Giftkampfstoffe, Berlino 1936.