NECROMANZIA (gr. νεκρομαντεία; ma νεκρόμαντις accanto a νεκυόμαντις; lat. necromantīa)
È, come dice il nome, quella forma di divinazione che consiste nel consultare i morti talvolta può consistere in un esame del cadavere; come presso quelle genti dell'Australia centrale che, in base alla direzione presa dagli umori prodottisi nella putrefazione, ricercano l'uccisore. Ma in senso proprio è così chiamata l'evocazione degli spiriti o anime dei trapassati, specie allorché venga evocata l'anima di chi praticava la divinazione anche in vita. Di questa forma si hanno esempî nell'etnografia attuale di tutte le parti del mondo e, nell'antichità, di ogni tempo e luogo: dall'America precolombiana alla Babilonia (evocazione dell'anima di Enkidu nella dodicesima tavola dell'epopea di Gilgamesh), presso gli Ebrei (evocazione dell'anima di Samuele ad opera dell'indovina di Endor, I Re [Samuele], XXVIII, 7 segg.) e presso i Greci, dove tuttavia l'episodio della consultazione di Tiresia da parte di Ulisse (Odissea, XI) non è un vero e proprio esempio di necromanzia, in quanto che si tratta, non solo di evocazione, ma di visita all'Ade. Tuttavia questo episodio fornì il modello primo non solo alle discese agl'Inferi, ma anche alle apparizioni provocate (è questo l'elemento che distingue la necromanzia dal sogno) dei defunti nella letteratura posteriore; e la necromanzia divenne una delle operazioni magiche enumerate nei cataloghi di cui si compiacquero i poeti romani dell'età imperiale: tanto che in italiano, e specialmente nell'epica cavalleresca, "negromante" è senz'altro sinonimo di "mago".