NEǴD (o naed; A. T., 91)
Regione naturale dell'Arabia, con carattere di altipiano (e tale appunto è il significato di naǵd in arabo), situata nella parte centrale della penisola, a un'altezza media di 600-900 m., e delimitata a N. dal deserto an-Nefūd, ad O. dal Ḥigiāz e dal ‛Asīr, a E. dalla zona pianeggiante e desertica detta al-Aḥsā' o al-Ḥasā', a S. dal deserto ar-Rub‛al-Khālī e dall'orlo meridionale della vallata ad-Dawāsir. Si trova fra il 20° e il 28° lat. N. e fra il 41° e il 48° long. E. e si estende per circa 900 km. da N. a S., 700 km. da E. ad O., occupando un'area di circa 500 mila kmq.
L'altipiano del Neǵd digrada lentamente da O. ove raggiunge e supera localmente i 1500 m. di altezza, verso E., dove scende a 500 m. nella al-Yamāmah. A N. corre obliquamente la duplice catena del Gebel Shammar (Geb. Agiā, m. 1400 circa) e Geb. Salmā; a S. la catena del Geb. aṭ-Ṭuwaiq e del Geb. al-‛Ariḍ forma come un semicerchio concavo a NO. ed elevato quasi 500 m. sull'altipiano. Geologicamente la regione corrisponde alla parte orientale del nucleo cristallino antico dell'Arabia, sormontato a tratti da vaste placche di rocce vulcaniche più o meno recenti e attorno al quale si adagia su tre lati, come un mantello, la serie delle rocce sedimentarie: arenarie paleozoico-triassiche, formanti coi graniti e gli scisti il Geb. Shammar ed estese in lembi in mezzo alle sabbie della depressione desertica interna; calcari e marne del Giurassico, costituenti la catena semilunare del Geb. aṭ-Ṭuwaiq e del Geb. al-‛Armah; calcari cretacici addossati a queli giurassici nell'al-Biyāḍah e nell'al-‛Armah, e costituenti la catenetta isolata del Geb. at-Teisiyyeh, che ne è la continuazione settentrionale.
Nel suo complesso il paese si presenta come una steppa aperta e pianeggiante, adibita a pascolo di tribù nomadi, in parte passante a zone di deserto sabbioso, in rapporto con l'affiorare delle arenarie paleozoico-triassiche (depressione desertica interna dell'al-Qaṣīm meridionale, dell'al-Washm, del Nefūd aḍ-Ḍāḥī) o di quelle cretaciche nella zona desertica esterna (ad-Dahnā' e aṣ-Ṣammān) che lo delimita ad E., in parte invece ricca di acque sotterranee e suscettibile di colture, con sedi umane fisse e popolazione relativamente densa.
I principali distretti abitati sono i seguenti. A N., nel Geb. Shammar, la valle larga 30 km. e lunga un centinaio, posta tra il Geb. Agiā e il Geb. Salmā, con capoluogo Ḥā'il (m. 1100 circa), cittadina assai ordinata, cinta di mura e dominata dal palazzo dell'emiro con le sue 6 torri. Gli abitanti, 10-12.000, sono dediti all'agricoltura, resa possibile dalla gran quantità di pozzi e di sorgenti. Altri centri abitati dello stesso distretto sono Qefeifah, Mōqaq, Qaṣr, ecc. A E. del Geb. Shammar è il distretto di al-Qaṣīm, entro la valle asciutta del wādī ar-Rumānah, coi centri di ‛Aneizah (10.000 ab.), Bureidah, al-Khabrā, al-Quṣeibah, al-Quwārah, ecc. Sono anche questi villaggi agricoli, con abitazioni costruite in mattoni di argilla seccata al sole: l'alimentazione e l'agricoltura dipendono da pozzi poco profondi e assai copiosi. A SE., sui versanti del Geb. aṭ-Ṭuwaiq, sono fertili distretti con popolazione cittadina: Sedeir è la più settentrionale, al-‛Āriḍ la più meridionale, al-Washm la più occidentale di queste fertili plaghe. Il centro principale è al-Maǵma‛ah, l'antico capoluogo del Sedeir, cittadina cinta di mura e circondata da lussureggianti giardini; altri centri sono at-Tuweim, Gialāgil ed al-Ḥūṭah. L'al-‛Āriḍ ha come centri più notevoli al-Manfūhah, Sadūs, ad-Dari‛iyyah, l'antica capitale dei Wahhābiti, distrutta nel 1817 da Ibrāhīm Pascià, e ar-Riyāḍ la nuova capitale, grande centro di circa 20.000 ab., con una trentina di moschee e ben forniti mercati, circondata da coltivazioni e palmeti. La valle Ḥanīfah, larga e profonda, entro la quale si annidano questi centri, sbocca nelle vaste pianure dell'al-Kharǵ (o al-Yamāmah), pure ricco di numerosi villaggi, il principale dei quali è al-Kharǵ. Il distretto di al-Ḥarīq, col capoluogo omonimo, si trova ai margini del grande deserto meridionale. A circa 200 km. a S. dell'al-‛Āriḍ è il distretto di al-Aflāǵ col capoluogo al-Kharfah, visitato da Palgrave nel 1862; gli abitanti sono più numerosi che negli altri distretti e di origine mista. Ancora a SSO. è finalmente il wādī ad-Dawāsir, lunghissimo, la cui oasi principale è quella di al-Ladām (spesso corrotto in Dam nelle carte). I prodotti principali di tutti questi distretti sono i datteri, i cereali, le frutta, gli ortaggi.
Accanto alla popolazione sedentaria dedita all'agricoltura vivono numerosi beduini nomadi o seminomadi, che attendono alla pastorizia, e che l'attuale sovrano Ibn Sa‛ūd, a partire circa dal 1915, cerca di andar riducendo a vita sedentaria in specie di colonie agricolo-militari dette hugiar (al sing. huǵrah). I beduini del Neǵd propriamente detto appartengono in maggioranza ai seguenti grandi gruppi di tribù: Shammar, nella parte settentrionale sino al deserto an-Nefūd, i quali hanno diramazioni anche nella Mesopotamia centrale; Muṭeir della provincia d'al-Qaṣīm ai confini dell'emirato d'al-Kuweit e al Golfo Persico; Ḥarb, nomadizzanti fra Medina e l'al-Qaṣīm, diramazione dei Ḥarb del Ḥigiāz; ‛Oteibah a est del confine orientale del Ḥigiāz fino al centro del Neǵd; Qaḥṭān a sud degli ‛Oteibah. Tutti questi gruppi si suddividono in tribù, sottotribù, ecc. Nella parte sud e sud-est meritano menzione i nomadi al-‛Aǵmān e ‛Āl Murrah. Complessivamente la popolazione del Neǵd propriamente detto è valutata a un po' più d'un milione, di cui quasi metà in sedi fisse (v. arabia).
Dal punto di vista religioso gli abitanti del Neǵd sono musulmani seguaci della scuola o rito ḥanbalita (v.), secondo l'indirizzo teologico di Ibn Taimiyyah (v.); gli avversarî hanno dato loro il nome di wahhābiti (v.), quasi fossero seguaci d'una nuova setta, e tal nome è passato nella letteratura europea, ma è ripudiato dai Neǵdiani. Il diritto musulmano è applicato nel Neǵd in tutta la sua integrità, secondo la scuola ḥanbalita, anche per quel che riguarda il diritto penale e il sistema fiscale della zakāh.
Il solo commercio d'esportazione è costituito dai datteri e dal burro fuso; gli allevamenti dei famosi cavalli arabi si possono considerare ormai scomparsi. All'infuori di qualche incomoda pista automobilistica (soprattutto dalla Mecca ad ar-Riyāḍ), non esistono strade per veicoli.
Politicamente il Neǵd è il nucleo del "Regno arabo sa‛ūdiano" proclamato il 21 settembre 1932, con capitale ar-Riyāḍ, il quale, oltre al Neǵd, abbraccia i seguenti territorî: al-Ḥigiāz (con amministrazione speciale), al-Giawf, al-Aḥsā' (o al-Ḥasā'), Naǵrān, ‛Asīr montuoso, Tihāmah del ‛Asīr. È monarchia assoluta del tipo classico musulmano. Dal 1925 lo stato (escluso il Ḥigiāz) è amministrativamente diviso in cinque grandi provincie o emirati: Neǵd o al-‛Āriḍ (capoluogo ar-Riyāḍ; ne dipendono anche il wādī ad-Dawāsir, Bīshah, al-Khurmah ecc., benché lontanissimi), al-Qaṣīm (capol. Bureidah), Gebel Shammar (capol. Ḥā'il; comprende anche le lontane oasi di Taimā' e Khaibar), al-Aḥsā' (capol. al-Hofhūf), ‛Asīr (capol. Abhā o Ibhā; comprende anche il Naǵrān). Questi cinque emirati si suddividono in emirati minori, ma riguardano solo la popolazione delle città e dei villaggi; le tribù beduine sono costituite in emirati speciali. Non esistono ministeri.
Storia. - Di una storia unitaria del Neǵd non è possibile parlare né nell'antichità né quasi fino ai nostri giorni, essendo questa vasta regione rimasta, per la sua stessa configurazione geografica, prevalentemente sede di nomadi. L'estremo frazionamento in cui il paese era mantenuto dal sistema di suddivisione e d'isolamento geloso delle tribù fu soltanto di tratto in tratto temperato da confederazioni, più o meno temporanee, di queste stesse tribù (quale quella dei Tamīm, una delle maggiori dell'intera Arabia, predominante nella parte meridionale e orientale del Neǵd) e talvolta da tentativi fatti da taluna di esse di imporre la propria egemonia alle altre. Di siffatti tentativi la tradizione storiografica araba conserva traccia alterata e confusa nei racconti intorno a "tiranni" che vollero esercitare l'autorità assoluta sulle libere tribù dei nomadi e che finirono con l'essere debellati e uccisi: tale p. es. Kulaib, il tiranno della tribù dei Wā'il (stanziati all'estremo nord-est del Neǵd). Notizie più abbondanti si hanno intorno al cosiddetto "regno" della tribù dei Kindah, una tribù meridionale stanziata nel Neǵd, la cui supremazia, tra il sec. IV e il VI d. C., è forse in rapporto con le vicende dei regni dell'Arabia meridionale; e nella prima metà del sec. VI il regno dei Kindah fu in rapporti politici con l'impero di Bisanzio, cercante appoggi nell'Arabia settentrionale contro l'impero persiano.
L'unificazione dell'Arabia per opera di Maometto stabilì un certo ordine nelle condizioni anarchiche del Neǵd (ordine che si riassumeva nell'esazione regolare dell'imposta religiosa), ma subito dopo le grandi conquiste arabe, provocando l'emigrazione di forti contingenti, rese sempre più deserta la regione e ne impoverì, con la vita economica, anche quella politica: i beduini ripresero ben presto le abitudini di brigantaggio, che nei secoli successivi si esercitarono specialmente ai danni delle carovane di pellegrini provenienti dal ‛Irāq per la strada che il califfo Hārūn ar-Rashīd, al principio del sec. IX, aveva munita di stazioni di tappa e di custodie, ma che, col decadere del califfato, divenne sempre più malsicura. Il Neǵd fu quindi, nel corso della storia islamica, luogo di rifugio e di concentrazione di fuorusciti e di ribelli: dapprima di Khārigiti, più tardi (sec. X) di Carmati.
Nemmeno quando il resto dell'Arabia fu sottomesso a un governo regolare ed energico (come il Ḥigiāz sotto gli Ayyūbidi), la conquista stabile del Neǵd fu possibile; vani furono, al pari dei precedenti, i tentativi compiuti ripetutamente dagli Ottomani.
Il Neǵd riprende una parte degna di nota nella storia generale del mondo islamico soltanto alla fine del secolo XVIII, col propagarsi del movimento dei Wahhābiti, che in esso trovò il suo centro, e dal quale partì in forma di rinnovato entusiasmo religioso, e in parte anche nazionale, la spinta al tentativo di unificazione dell'Arabia sotto la dinastia dei Sa‛ūd. Ma, vinto dagli Egiziani, inviativi dal sultano di Costantinopoli, fatto prigioniero e giustiziato, nel 1818, l'emiro Abdallāh ibn Sa‛ūd, il Neǵd, dopo aver sofferto crudelmente dell'invasione, finì col sottrarsi nuovamente, in pratica, al dominio diretto della Porta ottomana, e in esso esercitarono la supremazia sulle tribù nomadi due dinastie wahhābite, quella dei Banū Rashīd, emiri della potente tribù degli Shammar, con capitale a Ḥā'il, e quella, assai stremata, dei Banū Saūd con capitale ad ar-Riyāḍ. La prima, in una serie di lotte in cui ebbe l'appoggio della Porta, riuscì ad abbattere la seconda occupandone perfino nel 1891 la capitale; ma ben presto i Banū Sa‛ūd tornarono alla riscossa, sotto la guida di ‛Abd al-‛Aziz, l'attuale re dello "stato arabo sa‛ūdiano", noto in Europa col nome di Ibn Sa‛ūd, il quale nel 1902 riconquistò la sede del suo stato, nel 1913 sottrasse ai Turchi la provincia costiera al-Aḥsā' e nel 1920-21 annullò la dinastia rivale e incorporò lo Shammar ai proprî dominî. Da allora la storia del Neǵd si confonde con quella di Ibn Saǵūd e con quella d'altri paesi d'Arabia. Il Neǵd, che soltanto dal 1871 aveva dato ufficialmente il proprio nome a un distretto (sangiaq) dell'impero ottomano dipendente dal vilāyet di Bassora, divenne nel 1921 un unico emirato indipendente, che, verso sud-ovest assorbì la parte montuosa del ‛Aṣīr soggetta alla dinastia Āl ‛Ā'iḍ. Nel 1924-1925 i Neǵdiani conquistavano il Ḥigiāz, quindi collegato con il Neǵd in forma d'unione personale sotto lo scettro d'Ibn Sa‛ūd, che nel gennaio 1926 assunse il titolo di re del Ḥigiāz e sultano del Neǵd, mutato nel 1927 con quello di re del Ḥigiāz e Neǵd e dipendenze; finché, avvenuta la piena unione politica dei due paesi, tutti i territorî dipendenti da Ibn Sa‛ūd furono denominati "regno arabo sa‛ūdiano" (mamlakah ‛arabiyyah sa‛ūdiyyah) con decreto del 18 settembre 1932 entrato in vigore il 21. La capitale del regno continua ad essere ar-Riyāḍ, benché il centro effettivo della vita politica sia la Mecca. Nell'aprile-maggio 1934 il regno sa‛ūdiano ha occupato tutta la zona costiera (Tihāmah) del Yemen, sino ad al-Ḥodeidah inclusa, ed anche la regione del Naǵrān, contesa in questi ultimi anni fra il Neǵd e il Yemen. Un accordo tra il regno sa‛ūdiano e il Yemen ha regolato la questione.
Bibl.: v. arabia; ibn sa‛ūd; wahhābiti.