NEGRITOS (sp.: "piccoli Negri")
In senso lato, il termine si applica a un elemento razziale di piccola statura e negroide, un tempo probabilmente diffuso senza interruzioni su un vasto spazio comprendente l'Asia sud-orientale e le terre insulari dell'Insulindia e della Melanesia. Esso si è conservato in tre regioni dell'Asia sud-orientale: negl'indigeni delle isole Andamane, nelle orde dei Semang, erranti nelle foreste degli stati più settentrionali della penisola di Malacca fino verso il confine siamese, e nei Negritos (in senso ristretto) delle Filippine. Questi ultimi, il cui nome è propriamente Aeta, sono sparsi specialmente nelle boscaglie del Luzon settentrionale (provincie di Bataam e Zambales), ma si trovano meno puri e isolati anche in altre parti del gruppo (v. filippine, XV, pp. 294; 295, cartine).
Solo negli ultimi tempi e solo da alcuni autori (Haddon) sono stati aggiunti alle tre popolazioni citate i gruppi a piccola statura della Nuova Guinea e Melanesia e soprattutto fra questi i Tapiro, che sono i soli veri Pigmei (statura inferiore a m. 1,45) fino a ora scoperti in quella regione, ma a cui si possono aggiungere altri gruppi a statura piuttosto piccola (fino a m. 1,53) e che possono essere detti bene pigmoidi, come ad es.: i Goliath, i Kamaveka, i Kai, gl'indigeni dei monti Torricelli, i Pesechem. E. v. Eickstedt ha obiettato contro questa inclusione che i pigmoidi e pigmeici della Nuova Guinea hanno proporzioni corporee diverse e caratteri facciali che li differenziano dai tre gruppi precedenti, ma questa opposizione non pare fondata, giacché lo stesso fatto potrebbe essere obiettato contro l'inclusione dei pigmoidi Babinga dell'Africa nel vasto gruppo dei Negrilli. Del resto occorre pensare che la denominazione di Negri e le congeneri non possono avere un significato rigoroso, ma solo fornire un'indicazione sull'aspetto generico dei gruppi.
Etnografia. - Mentre gli Andamanesi devono al loro isolamento geografico l'aver conservato la loro lingua, Semang e Aeta parlano una forma antiquata i primi di austro-asiatico e i secondi d'indonesiano. Se non si può constatare attualmente una completa omogeneità culturale di questi tre popoli, pure i molti elementi che hanno in comune fanno supporre che un tempo essi possedessero una cultura unica: gli Andamanesi sono notevolmente superiori agli altri gruppi per la conoscenza della ceramica, delle imbarcazioni a bilanciere e delle grandi capanne rotonde; i Semang, e soprattutto gli Aeta, invece, a contatto con vicini ad essi superiori, hanno perduto una parte della loro antica cultura senza tuttavia sollevarsi al livello di quelli. Tutti i Negritos sono cacciatori, raccoglitori e pescatori nomadi e si spostano entro determinati confini. Gli Aeta vivono del miele di api selvatiche, di rettili, rane e pesci, di frutti e radici delle foreste, oltre a qualche cinghiale e cervo. Per lo più i Negritos, come i Negrilli africani, vivono in simbiosi con i loro vicini agricoltori: i Semang, p. es., scambiano il riso con i prodotti della foresta. La capanna originaria è la tettoia-paravento, usata ancora come ricovero provvisorio anche quando si è appreso a costruire capanne regolari. L'abbigliamento consisteva, in origine, per tutti e due i sessi, in una fascia copripudende, fatta di erba o di foglie; gli Aeta hanno adottato poi dai loro vicini il vestito di corteccia d'albero battuta. ll senso dell'adornamento personale è molto sviluppato, il materiale essendo dato da foglie, fiori, conchiglie, coralli, tartaruga e ossa umane. Gli Aeta posseggono anche pettini di bambù con disegni intagliati. Il tatuaggio di cicatrici è molto diffuso.
È da notare la quasi completa assenza di utensili di pietra nella cultura dei Negritos; mentre gli Andamanesi conoscevano l'ascia fatta con una concliglia, Aata e Semang vivono in uno stadio che si può dire prepaleolitico, in una "età del legno" o "del bambù", se si eccettuano i casi dove il ferro acquistato per baratto ha alterato le condizioni di vita. Come arma da guerra e da caccia domina l'arco semplice di legno. Nell'ordinamento familiare e sociale prevale la piccola famiglia patriarcale e il potere dei capi tribù è poco sviluppato e non esiste affatto l'eredità della dignità di capo. La posizione della donna è buona, e la monogamia è di regola. Le idee e le costumanze religiose degli Aeta sono assai influenzate da quelle dei vicini Indonesiani, e, comunque, poco note nei loro elementi primitivi; dove le condizioni primitive sono meno modificate si rileva che l'animismo e la magia sono poco sviluppati e anche i sacrifici e le preghiere poco praticati. Pare inoltre comune a tutti i Negritos la credenza originaria in un possente dio del cielo concepito come un essere del tutto antropomorfo. Le interessanti tribù degli Aeta sembrano avviarsi rapidamente all'estinzione o ad essere assimilate dai loro vicini. Il loro numero attuale si calcola a 25.000 individui.
In quanto ai gruppi pigmoidi della Nuova Guinea e Melanesia, l'assimilazione linguistica e culturale coi vicini di maggiore statura pare anche più completa, non essendosi rilevato tra essi alcun carattere che li distingua dai Papua dell'interno: sono cioè, come questi, coltivatori alla zappa viventi in gruppi poco numerosi, in capanne su pali e sono in possesso di un'industria litica.
Antropologia. - Dei quattro gruppi ricordati (Andamanesi, Semang, Aeta, Tapiro) il meno bene conosciuto è quello degli Andamanesi, intorno ai quali si attendono i risultati in extenso delle ricerche eseguite negli ultimi tempi da E. v. Eickstedt, che dimorò fra essi. I meglio conosciuti sono forse gli Aeta, grazie alle ricerche americane, dopo il passaggio delle Filippine agli Stati Uniti. E. v. Eickstedt attribuisce ai tre primi gruppi alcuni caratteri in comune, che sono: le proporzioni non estreme del rapporto fra tronco e gambe, la piccolezza della testa, la finezza dei lineamenti, il colorito assai scuro e i capelli a spirale stretta e corti. Lo stesso autore nel suo recente trattato dà alcune misure degli Andamanesi, che egli reputa i meno mescolati fra tutti i Negritos: 10 maschi della Grande Andamana hanno una statura di m. 1,47, un indice orizzontale di 81,4, un indice nasale di 71,6; 22 femmine della stessa provenienza porgono i seguenti valori rispettivi: 138,5; 81,6; 72; 42 maschi della Piccola Andamana dànno: 148,1; 83,5; 73,4; 38 femmine della stessa provenienza dànno: 138,4; 83,1; 75
Il viso è mediocremente lungo, il naso moderatamente largo, diritto, con punta ottusa, lievemente rivolta in alto. Per la sensibile larghezza della mandibola nella regione dell'angolo, per la larghezza della fronte, la faccia assume un aspetto quadrato, raddolcito però da un mento a punta. Il labbro superiore è concavo. Occhi, orecchi, bocca sono piuttosto grandi; labbra non cercinose, anzi spesso sottili. È presente un certo grado di steatopigia. Nella Grande Andamana E. v. Eickstedt menziona l'affiorare di tratti "europoidi". Forse ciò è da attribuire a miscele, accertate del resto ivi e dovute alla presenza di reclusi Birmani e Indiani, deportativi dal governo inglese. Del resto anche nella Piccola Andamana hanno avuto luogo certe miscele con pirati Malesi e Arabi, i quali d'altra parte venivano abitualmente trucidati, come avveniva d'ogni naufrago, dagl'indigeni.
La conoscenza antropologica degli Aeta, iniziatasi con viaggiatori (Schudenberg) e scienziati tedeschi, fra i quali ultimi il Virchow e A. B. Meyer, ebbe un notevole impulso col De Quatrefages, a cui risale il merito di avere posto in luce l'importanza antropologica di questo gruppo. I risultati più esatti ed estesi sono dovuti agli americani Reed, Newton, Kroeber, Bean, Sullivan.
La statura rimane, presso tutti i gruppi relativamente puri, sotto 150 cm.; le curve grafiche di essa mostrano cuspidi in corrispondenza di stature superiori, che però sono certo da attribuire a miscela. Il Reed trovò una statura di 146,3 in 31 maschi di Zambales. Il Newton in Negritos puri una di 147 in 147 maschi ed una di 138 in 50 femmine. L'indice cefalico era di 82,2 nei casi di Reed, 82,7 nei maschi e di 83,5 nelle femmine di Newton. Altri valori, fondati però su casi meno numerosi, di Montano, accennano a gradi maggiori di brachicefalia. L'indice nasale sebbene i dati relativi non siano sicuramente attendibili, dimostra chiaramente una forma nasale assai più larga che negli Andamanesi. Sembra che la barba sia spesso discreta, la pelosità corporea invece scarsa. Una capigliatura ondata, come un colore della pelle più chiaro, indicano con certezza una miscela. Occorre aver presente ciò perché la quantità dei cosiddetti Negritos, che presentano caratteri di purezza è ormai relativamente scarsa. Le labbra sono sovente spesse e il labbro superiore talvolta convesso. Il naso è in genere meno ben formato, soprattutto alla radice. Come si vede, i caratteri degli Aeta sono meno simili a quelli degli Andamanesi di ciò che sarebbe opportuno per la tesi sostenuta in generale dagli autori, della comunanza dei tre gruppi Aeta, Andamanese, Semang. I Semang, che sono assai meno numerosi e vivono in sedi più ristrette, sono forse ancora più mescolati. Si può dire, in complesso, che somigliano di più agli Aeta. La loro statura, secondo lo Schebesta, che misurò 164 individui è, nelle medie di gruppo, sempre sotto i 150 centimetri. L'indice cefalico è di 79. L'indice nasale 97, secondo Annandale e Robinson.
Il v. Eickstedt pone in forte dubbio l'esistenza dei residui negritici nell'India anteriore, affermati da moltissimi autori, ma non altrettanto dice di alcuni di quelli denunciati per l'Indocina. Il gruppo dei Negritos della Nuova Guinea è rappresentato tipicamente dai Tapiro, nelle montagne dell'ovest della Nuova Guinea Olandese. Ma il tipo rimane press'a poco lo stesso in tutti i gruppi di piccola statura, di cui abbiamo nominati alcuni, e, secondo molti autori (Bijlmer, Weule, Speiser), è uguale a quello dei circostanti Papuani, il che al Sera non pare accettabile, per le differenze sensibili dei caratteri fisionomici. La statura nei Tapiro è in media 145 cm.; l'indice cefalico è di 79,5, variando però da 67 a 85. Il naso è diritto e ha un indice medio di 83, quindi basso, con estremi da 65,5 a 94. La pelle è più chiara di quella dei Papuani, avendo, alcuni individui, quasi un colore giallo. La barba è bene sviluppata, come la pelosità corporea. Il capello è fortemente crespo. Il labbro superiore è molto alto e convesso. Inoltre il Neuhauss attribuì al tipo pigmoide della Nuova Guinea in genere un tronco assai lungo in confronto della gamba. Secondo lo stesso autore, l'orecchio sarebbe largo e corto con lobulo sessile. Risulta chiaramente da questa breve descrizione che quest'ultimo gruppo è molto diverso dai tre precedenti. La maggior parte degli autori è incline all'ipotesi che occorra fare due gruppi distinti, uno per i pigmoidi asiatici e uno per quelli della Melanesia. Lo stesso Haddon, che li ha riuniti sotto il nome di Negritos, è incline a questa opinione. Il Sera ritiene che ciò non sia sufficiente e che i tre gruppi asiatici non possano essere accomunati.
Un'altra grossa questione, ancora aperta, è quella dei rapporti che intercorrono fra i Negritos e i Negrilli di Africa. Si tratta cioè delle stesse forme e in tal caso da dove esse sarebbero originarie, dall'Africa o dall'Asia? Ovvero si tratta di un fenomeno di convergenza di sviluppo, da un fondo primitivo comune? Un'altra grossa questione, ancora assai dibattuta, è quella del rapporto di questi pigmoidi con le razze di alta statura, ma questa questione è di carattere assai più generale e investe anche altri tipi umani.
Bibl.: Sui Negritos delle Filippine, v. A. L. Kroeber, Peoples of the Philippines, in Amer. Mus. of Nat. Hist., Handbook Series, VIII, 1919; W. A. Reed, Negritos of Zambales, in Ethn. Survey Publ., II, parte 1ª, Manilla 1904; M. Vanoverbergh, Negritos of Northern Luzon, in Anthropos, XX (1925) e XXIV (1929). Per gli altri gruppi v. andamane; nuova guinea; semang. Per il problema antropologico, v. A. F. Wollaston, Pygmies and Papuans, Londra 1912 (Tapiro); E. v. Eickstedt, Die Negritos und das Negrito Problem, in Anthrop. Anzeiger, IV (1926), con bibl. precedente e Rassenkunde und Rassengeschichte der Menschheit, Stoccarda 1933.