NEHALLENIA
Divinità nordica, protettrice dei marinai e dei viaggiatori, custode delle merci preziose, delle navi, ecc. In onore di questa dea fu eretto un tempio nel II o III sec. d. C. situato nelle vicinanze dell'attuale Domburg in Olanda, in località vicinissima al mare. Il nome della dea ed il suo tempio non sono ricordati dagli scrittori antichi. Il tempio fu scoperto nel 1646 in seguito ad una tempesta marina che erose il suolo e che riportò alla luce un gran numero di pietre, di altari ed altri oggetti.
Anche nel II e III sec. la parte S-O dell'Olanda era, come ora, intersecata da canali; forse una foce navigabile, non lontano dal santuario di N. può aver dato accesso al Mare del Nord e nelle vicinanze poteva esservi un porto; è certo che ceramiche importate dalla Gallia e monete romane (coniate tra il 68 ed il 273) trovate presso il santuario lo indicano come luogo di traffico di una certa prosperità, il che è attestato anche dalle iscrizioni sugli altari, generalmente ex voto di mercanti.
Il gran numero di altari ci fa inoltre vedere il luogo come centro religioso, il che implica la necessità nelle vicinanze di un villaggio, le cui case, forse, erano di legno. Nei dintorni non esistevano cave di pietra e sembra probabile che il materiale per il santuario venisse da Metz, trasportato attraverso Reno e Mosella; tegole e mattoni con il marchio della flotta romana operante nel basso Reno e nel Mare del Nord denunciano l'esistenza di un porto. Gli altari (28 alla dea e 12 ad altre divinità) presentano tipi iconografici in un continuo dialogo tra il gusto locale e le concezioni formali greco-romane. Da un confronto con un altare di N. (il 17° in Hondius-Crone) ed uno dedicato alla dea Isenbucaega, lo Hahl data l'altare di N. al 222, data ritenuta fondamentale per la cronologia degli altri monumenti. Il Koethe invece li colloca tra il 269 ed il 273, basandosi sul materiale numismatico. Questi altari forse erano fabbricati non sul posto ma in ben note fabbriche di Colonia e Bingen: infatti due altari in onore della stessa dea sono stati scoperti a Colonia. Tutti questi altari hanno una forma di mensa caratteristica: in essi la dea appare seduta su un trono coperto da un baldacchino a forma di conchiglia molto lavorata; su quattro altari essa appare in piedi, sugli altri seduta. Nella prima posizione essa indossa una lunga tunica coperta da un mantello; seduta, veste un abito drappeggiato; una caratteristica la differenzia da tutte le altre dee: un corto mantello sulle spalle, forse un indumento indigeno proprio dell'isola di Walcheren. Su alcuni altari al fianco della dea è un cane, cui si deve attribuire probabilmente un significato simbolico. Su varî bassorilievi appaiono mele, pere, melograni che mostrano un altro aspetto della dea come divinità della vegetazione apparentandola a Copia, Fortuna e altre. Notevole ed interessante un frammento raffigurante un tavolo a tre gambe sul quale è una specie di natura morta composta di una testa di animale, due fette di pane e tre mele. Su altri bassorilievi sono figurati Nettuno, Ercole, Giove, una Vittoria. Per la ricostruzione del tempio abbiamo pochissimo materiale; le descrizioni delle rovine riaffiorate nel 1646 dànno l'idea di una pianta rettangolare. Alla fine dell'influenza romana tra il 300 ed il 6oo la zona fu soggetta a fortissime maree che portarono alla formazione delle dune che sommersero la costruzione.
Bibl.: A. W. Byvanck, Excerpta Romana, II, L'Aja 1935, 21-36, pp. 151-156; III, 1947, p. 154; L. Hahl, Zur Stilentwicklung der provinzialrömischen Plastik, in Germanien und Gallien, Darmstadt 1937; H. Koethe, in Germania, XXIII, 1939, p. 130; A. Hondius-Crone, The Temple of Nephalenia at Domburg, Amsterdam 1955 (con tutte le illustrazioni).