Vedi NEMEA dell'anno: 1963 - 1963 - 1973 - 1995
ΝΕΜΕΑ (v. vol. V, p. 403 e s 1970, p. 543)
Sistematici scavi archeologici, condotti dalla University of California (Berkeley) tra il 1974 e il 1986, hanno riportato alla luce il Santuario di Zeus di età classica e lo stadio, rivelando inoltre numerosi dettagli riguardo alla storia di Nemea.
Sebbene siano attestati insediamenti relativi al Neolitico iniziale e all'Età del Bronzo sulla collina di Tsoungiza, a O, un'intensa attività umana sembra avere inizio soltanto poco prima della tradizionale data di fondazione dei Giochi Nemei, ossia il 573. Notevolmente prospera nel periodo immediatamente successivo alle guerre persiane, N. subì una violenta distruzione nel tardo V sec. a.C. e i giochi furono trasferiti altrove, probabilmente ad Argo. Il Santuario di Zeus restò in stato di abbandono all’incirca fino al 330 a.C., data in cui i giochi tornarono a N. e furono costruiti il Tempio di Zeus, tuttora visibile, e molte altre strutture, probabilmente grazie all'impulso macedone. A partire dal 270 c.a, tuttavia, i giochi furono nuovamente trasferiti da N. e questa volta sicuramente ad Argo, dove continuarono a essere celebrati per il resto dell'antichità.
L'area sacra di N. presenta delle affinità con quella di Olimpia, con il Tempio di Zeus (A) e il lungo altare (più di 40 m) al centro di un'area aperta circondata da edifici. Lo spazio aperto di N., il cui nome ufficiale era Epipola, ossia «area piatta», ospitava statue, stele iscritte e altari, come pure il bosco sacro di cipressi, dei quali sono state scoperte le fosse delle radici. Più a S, il piazzale era delimitato da una serie di costruzioni paragonabili ai thesauròi di Olimpia, ma in questo caso classificati come òikoi (B-B). Essi sono di cospicue dimensioni (in media 9,52 x 16,81 m) e in molti casi presentano sul retro cucine e sale da pranzo. Tutti sembrano essere stati costruiti immediatamente dopo le guerre persiane. Distrutti o danneggiati nel tardo V sec., i primi otto furono ricostruiti verso la fine del IV sec., ma l’òikos 9 non subì alcuna ristrutturazione.
A S degli òikoi sono due edifici allineati, noti già da lungo tempo. Quello di maggiori dimensioni fu in un primo tempo identificato come ginnasio, tuttavia esso è ora chiaramente riconosciuto come edificio di carattere alberghiero o xenòn (D-D). A O di tale costruzione è la c.d. palàistra, attualmente interpretata come bagno (C); nonostante la sua vasca sia ritenuta un'aggiunta di epoca romana, l'intera struttura (inclusa la vasca), come pure lo xenòn, sono da considerare parti di un unico programma costruttivo databile alla fine del IV sec. e da porre in relazione alla costruzione del Tempio di Zeus.
A O del bagno e al di là del fiume Nemea, è un vasto recinto (30 x 37 m c.a), il cui impianto originario risale al VI sec., ma che fu ricostruito agli inizî del III. Si tratta di un heròon, probabilmente il sito della Tomba di Opheltes menzionata da Pausania (Il, 15, 3). La sua identificazione è stata agevolata dal rinvenimento di una varietà di manufatti artistici; inoltre, una statuetta in bronzo del bambino alla cui memoria fu dedicata la fondazione dei Giochi Nemei ci restituisce i dettagli della sua iconografia.
A S dello xenòn si trova una serie di abitazioni da attribuire, perlopiù, all'ultima parte del IV sec. a.C. Esse sono decisamente ampie e sembra abbiano ospitato personalità che ricoprivano funzioni di carattere ufficiale come i giudici, i sacerdoti dello Zeus Nemeo oppure gli atleti dei giochi. In ogni caso, esse non furono abitate continuativamente.
Lo stadio originario era probabilmente situato nelle vicinanze del Tempio di Zeus; si deve tuttavia al programma costruttivo della fine del IV sec. la fondazione di un nuovo stadio a c.a 400 m a SE del tempio, locazione nota già da lungo tempo (il teatro a volte menzionato in moderni studi non è mai esistito; i riferimenti a esso sono frutto di un'errata interpretazione dell'estremità chiusa e curva - σφενδόνη - dello stadio, precedentemente al suo scavo). Sono stati individuati la linea di partenza all'estremità S dell'antica pista delle gare, un canale idrico che racchiudeva il tracciato e una base per un kamptèr o palo di svolta usato nelle gare su lunghe distanze. Grazie alla scoperta di pietre miliari, poste a intervalli di 100 piedi, è stato possibile stabilire che a Ν la misura di un piede corrispondeva a 0,296 m; la lunghezza della pista dello stadio può essere valutata intorno ai 178 m, sebbene la sua estremità settentrionale sia andata distrutta. Sul lato È del tracciato vi sono i resti del padiglione (seggio?) per gli Hellanodìkai o giudici, mentre lungo il lato O sono tre file di sedili in pietra. Sono questi i soli posti a sedere permanenti, poiché la parte restante del pendio presenta rozze sporgenze tagliate nella roccia a intervalli irregolari. Nonostante il carattere informale di tale sistemazione lo stadio poteva ospitare almeno 30.000 spettatori.
L'entrata allo stadio includeva una galleria voltata, di cui si conserva l'originaria lunghezza (m 36,35), databile non oltre il 320 a.C. Sulle sue pareti si conservano numerosi graffiti, nella maggioranza dei casi nomi di atleti, alcuni dei quali sono noti anche da altre fonti. Questa galleria, come l'intera città, cadde in stato di abbandono in seguito al trasferimento dei giochi ad Argo; le sue estremità gradualmente si interrarono.
N. visse un breve periodo di rinascita nel VI sec. d.C., quando una piccola comunità si sviluppò tra le rovine del Santuario di Zeus. La parte maggiormente degna di nota delle nuove strutture si identifica con la basilica (lunga 35,50 m), costruita con materiali tratti dal Tempio di Zeus, ma innalzata sulle rovine dello xenòn (E). Sono state inoltre rinvenute case, fosse, canali agricoli e dozzine di sepolture risalenti alla stessa epoca. L'invasione delle tribù slave in Grecia, negli anni '80 del VI sec., decretò la fine della comunità.
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