neo-
[da νεο-, già usato come primo elemento di composizione, a sua volta derivato dall’agg. gr. νέος «nuovo»]. – Confisso di origine greca ancora oggi impiegato in parole dotte e nella formazione di termini tecnico-scientifici e di parole nuove, con il valore di ‘nuovo, recente, moderno’. In linguistica, è usato per indicare la fase moderna di una lingua antica, come nel s. m. e agg. neogreco o nell’agg. neolatino. In geologia, indica la parte superiore di un determinato periodo geologico, come in neogiurassico invece di giurassico superiore; a volte si trova impiegato in paletnologia per indicare la fase più recente di un’età, come in neoeneolitico. Molto spesso è usato per fare riferimento a persone che si trovino da poco tempo in una determinata condizione (neonato, neofita) o che abbiano recentemente assunto un incarico (neodeputato, neoministro, neosegretario). Spesso esprime la formazione, avvenuta di recente, di ciò che è indicato dalla base lessicale alla quale si unisce (neologismo, neoplasia) e si trova sempre più frequentemente usato anche per indicare posizioni, correnti, dottrine o ideologie riproposte o rivisitate in chiave moderna e attuale (neogiustizialismo, neopopulismo, neoriformismo). In qualche caso può assumere anche un valore sostantivale determinato dal secondo elemento compositivo (neofobo «chi è contrario o avversa ogni forma di novità»).