neocomico
(neo-comico), s. m. e agg. Chi o che propone nuove forme di comicità.
• In questo lavoro [«Cinecittà»] che ha solo l’alone (filmato o con scenografie in 3D) dei tempi di Cinecittà, con digressioni, e 3 attori eclettici, e 8 ballerini, e 20 strumentisti, ed effetti di lampadine, appaiono più generiche le caricature, le coreografie, le tirate neocomiche tipo la lectio magistralis in «cinepanettologia», o la gag che confonde la Hepburn con una Vespa, o la parvenza di reality che incombe. Ma la classe di Christian [De Sica] c’è e resiste. (Rodolfo Di Giammarco, Repubblica, 19 gennaio 2014, p. 50, Spettacoli) • 11 brani, di cui solo uno in italiano, e la dichiarata volontà di ribadire le posizioni sul mercato locale, dove i neomelodici non tirano più come prima, sostituiti dai neocomici, e prossimamente anche dai rapper. (Federico Vacalebre, Mattino, 4 febbraio 2014, p. 41, Spettacoli) • L’autore [...] si occupa in particolare di un settimanale udinese, umoristico-satirico, intitolato «Il beffardo» e datato 1920 e dintorni. Nella pubblicazione quasi tutte le settimane compariva Sacile con eventi di vario genere e caricature-vignette firmate Midi pubblicate nella rubrica «Se dise...», in cui lettori e lettrici collaboravano alla beffarda ricostruzione della vita di tutti i giorni. Gli annunci sacilesi, che [Ermanno] Contelli definisce «neo-comici», erano firmati da tale Ciro Borsa. E qui scatta l’interrogativo: chi era Ciro Borsa? Secondo Contelli era il soprannome che veniva dato a Ciro Liberali, un personaggio autorevole dell’epoca. (M. Mo., Messaggero Veneto, 13 dicembre 2015, p. 34, Pordenone).
- Composto dal confisso neo- aggiunto al s. m. e agg. comico.
- Già attestato nella Repubblica del 25 aprile 1985, p. 18, Spettacoli (Angelo Foletto).