neologia
neologìa s. f. – Settore della lessicologia che studia i criteri e le modalità di formazione di parole o espressioni nuove e i nuovi significati assunti da parole già esistenti, analizzando costantemente l’evoluzione e l’innovazione del lessico di una lingua. La parola n. è un adattamento italiano del s. f. francese néologie, documentato dall'inizio del 18° sec. e a sua volta ricavato dalla giustapposizione dei confissi di origine greca néo- (in it. neo- «nuovo») e -logie (in it. -logia «studio sistematico, trattazione»). Richiamando la distinzione tra parole («discorso, atto linguistico») e langue («sistema linguistico») teorizzata dal linguista svizzero Ferdinand de Saussure, il linguista e lessicografo francese Bernard Quemada distingue la n. del discorso, quella che testimonia i primi usi di un neologismo nella produzione linguistica orale o scritta, contribuendo a redigerne l'atto di nascita, dalla n. del sistema linguistico, che studia le parole nuove lessicalizzate, ovvero le neoformazioni che hanno cominciato a radicarsi nell'uso e quindi a essere registrate nei dizionari, offrendo materiali per l'analisi e la verifica della coerenza dei loro meccanismi di coniazione con le regole proprie del sistema linguistico. L'arricchimento del lessico della lingua italiana e delle altre lingue di cultura occidentali si realizza principalmente attraverso la formazione di parole nuove per mezzo di elementi lessicali preesistenti, del cambiamento di categoria grammaticale e funzione sintattica di parole già in uso, dello slittamento del loro significato o dell'acquisizione di denominazioni provenienti da altre lingue, che possono anche subire alcune modificazioni necessarie per conformarsi al sistema linguistico che le riceve. I neologismi ottenuti per derivazione, quelli cioè che derivano da parole già esistenti, si ricavano mediante la modificazione della sola forma di una parola; per accorciamento, cioè attraverso l’abbreviazione della parola stessa (per es., corto in luogo di cortometraggio); con l’aggiunta di affissi (siano essi prefissi, suffissi o entrambi, come nei casi di extraistituzionale, orrorismo, sbianchettare); per adattamento da parole straniere (deregolazione, dall’ingl. deregulation); come deacronimici, mediante la trascrizione della pronuncia delle singole lettere che compongono acronimi o sigle (essemmesse, da SMS). I neologismi per composizione, quelli che nascono dalla combinazione di due o più unità lessicali preesistenti, si possono ottenere tramite l’aggiunta di confissi, ovvero di elementi lessicali dotati di significato autonomo ‒ che sono perlopiù formanti colti perché tratti dal patrimonio delle lingue classiche ‒, siano essi prefissoidi (come in cardiocentro) o suffissoidi (idrogenodotto). È possibile, però, trovare anche nuove espressioni formate tramite l’ellissi di un elemento lessicale originariamente presente (come nella locuzione colloquiale da paura, «tale da fare paura» o mediante la riduzione delle parole che compongono una locuzione alle sole lettere iniziali, come nel caso di acronimi o sigle (per es.: ENAC, Ente nazionale per l’aviazione civile; SGR, Società gestione risparmio). Quando si sottrae parte di una o più parole collegate tra loro, si produce quel fenomeno che i linguisti chiamano tamponamento, grazie al quale il neologismo assume le caratteristiche di una forma grafica univerbata (diversabile per diversamente abile). Può accadere, infine, che si determini il cambiamento di una proprietà grammaticale o della funzione sintattica di un’unità lessicale, dando luogo in questo caso al fenomeno della transcategorizzazione (come nel caso dell'agg. palmare che assume la funzione di s. m. per fare riferimento a un «calcolatore o telefono cellulare evoluto tecnologicamente che sta nel palmo di una mano»). Sul piano semantico, un neologismo può avere origine da parole già esistenti, attraverso figure retoriche come: l’antonomasia (per es. calimero, «chi è ingiustamente oggetto di scarsa considerazione», dal nome del pulcino nero ideato per l’animazione pubblicitaria da Nino e Toni Pagot); la metafora (gamba, «componente partitica di fondamentale importanza nel sostegno di una coalizione politica»); la metonimia (Eurotower, «la Banca centrale europea, che ha sede a Francoforte nell'Eurotower»); l’onomatopea (tic tac) o l’enfasi espressiva (dibbattito, gggiovane). È da considerare pertinente alla sfera della semantica anche l’introduzione nel lessico comune delle forme note come dialettalismi (fanagottone, dal milanese fanigutùn, «fannullone») o forestierismi (parole prese in prestito da lingue straniere, come nel caso di bookshop, «libreria»). È anche possibile ridefinire semanticamente un’unità lessicale mediante la specializzazione del suo significato generico all’interno di un ambito specifico (è il caso di campana, «contenitore di forma simile a una campana destinato alla raccolta differenziata dei rifiuti»). Tra i neologismi semantici rientra anche un tipo del tutto particolare, quello dei calchi lessicali, espressioni che traducono e ricalcano letteralmente locuzioni di origine straniera (come azione collettiva, dall'ingl. class action; bolla speculativa, dall’ingl. speculative bubble; notte bianca dal fr. nuit blanche). L’aspetto più interessante di questo processo consiste nel fatto che la neoformazione risulta tanto naturale e ben inserita nel sistema linguistico da non essere sempre riconoscibile, e quindi riconducibile al modello di provenienza.