neopatrimonialismo
s. m. Nuova forma di patrimonialismo, di mancanza di distinzione tra potere politico e economico.
• C’è un serio rischio di ritorno indietro rispetto al progetto di costruire un’Europa senza confini per le imprese e per il lavoro, se quel progetto non consente di aumentare ricchezza e tutele per tutti. Anche se è da escludere che quel progetto possa riuscire meglio ai singoli Stati, i quali potrebbero invece dar vita a forme di «neopatrimonialismo», ossia a «un nuovo capitalismo politico, con la proprietà dei beni controllati dalle paretiane classi politiche» (Sapelli, «La crisi economica mondiale», 2008). (Lorenzo Zoppoli, Repubblica, 8 marzo 2009, Napoli, p. I) • La Nigeria, come molti paesi africani, soffre della «maledizione delle risorse» per cui le ricchezze del territorio invece di aiutare lo sviluppo del paese diventano oggetto di contesa politica. Una struttura sociale di questo tipo è nota come «neopatrimonialismo» o «democrazia a somma zero». Il vincitore prende tutto favorendo la propria base elettorale a discapito dell’opposizione, esacerbando così il conflitto per le elezioni, che diventano di primaria importanza. (Foglio, 26 aprile 2011, p. 3) • La guerra fredda (poi, repentinamente, caldissima) con l’ex delfino reprobo Raffaele Fitto, le fibrillazioni interne al partito e le oscillazioni sulla linea (con l’ormai acclarata impossibilità, o mancata volontà, di farsi «alternativa di campo» rispetto al PdR) e i guai sul fronte dell’impero aziendale con Mediolanum (non andrebbe mai dimenticato quanto Fi risenta della sua natura riconducibile all’ideologia postmoderna del «neopatrimonialismo») hanno indotto Silvio Berlusconi a «sparare forte» per ritornare al centro della discussione, come prova la sua uscita (nel corso dell’intervento telefonico al seminario del «governo ombra» di Gianfranco Rotondi) sul fatto che «non siamo più in una democrazia». (Massimiliano Panarari, Piccolo, 13 ottobre 2014, p. 2).
- Composto dal confisso neo- aggiunto al s. m. patrimonialismo.
- Già attestato nella Stampa del 24 ottobre 1996, p. 25, Società e Cultura (Carlo Grande).