neoplasia
Formazione di un nuovo tessuto che sostituisce il precedente e che cresce in modo diverso da quello fisiologico. Il termine è usato come sinonimo di tumore e può avere natura benigna o maligna. Si parla di neoplasia quando le cellule di un tessuto iniziano a proliferare in modo caotico e disordinato e non rispondono più ai diversi meccanismi di controllo, né locale, come l’inibizione della proliferazione, né generale. Ciascuna cellula dell’organismo contiene esattamente gli stessi geni e l’attivazione o la mancata attivazione di alcuni di essi piuttosto che di altri determina la sua specifica differenziazione. Ogni alterazione della sequenza del DNA, quando non viene immediatamente riparata, determina una mutazione. La trasformazione di una cellula normale in cellula cancerosa è un processo che avviene a tappe che possono durare anni o decenni in certi casi, nel corso dei quali il tumore diventa rilevabile strumentalmente o clinicamente, a seguito di una particolare sintomatologia; questo spiega perché talvolta la diagnosi di tumore risulta biologicamente tardiva. A seconda del tipo di mutazione e quindi di spinta proliferativa e differenziativa, il tessuto neoformato può assumere caratteristiche di benignità o di malignità. In quest’ultima eventualità, le caratteristiche peculiari sono essenzialmente quelle di poter infiltrare i tessuti circostanti e di poter dare metastasi, cioè di localizzarsi in altri organi, sovvertendo anche in questi la normale architettura, fino a sostituirla. Quando si afferma che il cancro è una malattia genetica, si intende che esso ha alla sua origine un evento genetico somatico (non germinale), consistente in un’alterazione del DNA, presumibilmente di un’unica cellula. Esso va anche considerato come malattia ambientale, che dipende cioè dalle abitudini di vita di una determinata popolazione, di una particolare regione geografica.