neoquantitativismo
Indirizzo di pensiero di politica economica sviluppato alla fine degli anni 1970, riconducibile alla scuola di Chicago (➔ Chicago, scuola di) che, richiamandosi alla teoria quantitativa della moneta, sottolinea l’importanza della quantità di moneta per il sistema economico. Il n. afferma l’esistenza di una relazione stabile di lungo periodo tra moneta e livello del reddito, mentre per il breve periodo tale relazione è meno sicura e prevedibile. Ciò implica che l’effetto sul reddito di un impulso monetario si manifesta con ritardi. Inoltre, poiché con tale approccio viene assunta una perfetta flessibilità dei prezzi nominali, variazioni dell’offerta di moneta si traducono esclusivamente in variazioni proporzionali del livello dei prezzi. In tal modo, politiche economiche che perseguono elevata occupazione si traducono in un’accelerazione inflazionistica. Inoltre, all’aumentare dell’inflazione si verifica un aumento delle aspettative degli operatori economici tale da rendere nullo il raggiungimento degli obiettivi di politica economica desiderati. L’importanza della quantità di moneta per la determinazione del reddito nominale nel lungo periodo, l’esistenza di ritardi lunghi e variabili nella trasmissione al reddito di un impulso monetario e l’impossibilità di ottenere uno scostamento permanente dal tasso naturale di disoccupazione portano alla formulazione della più nota regola monetarista di politica economica: la crescita della quantità nominale di moneta costante nel tempo, che assicurerebbe il controllo del tasso d’inflazione nel lungo periodo senza creare nel breve effetti incerti sull’attività reale (➔ monetarismo).