NEOTTOLEMO (Νεοπτόλεμος, Neoptolĕmus)
Figlio di Achille e di Deidamia; nacque a Sciro, dove fu educato dal nonno Licomede, re dell'isola. In epoca ellenistica, e soprattutto a Roma, fu chiamato Pirro (da Pirra, il nome di Achille durante il soggiorno a Sciro), nome che troviamo per la prima volta in Teopompo (fr. 232). I Greci, informati dall'indovino Eleno che la presenza di N. era necessaria per la caduta di Troia, mandarono Ulisse a Sciro per decidere il giovane a venire in loro aiuto. Nel Filottete di Sofocle Ulisse è accompagnato da Fenice, in Quinto Smirneo da Diomede. N. parte malgrado l'opposizione di Deidamia e di Licomede. Giunto a Troia riceve da Ulisse le armi del padre (cfr. una tazza del ceramista Brigos) e per il suo valore si mostra degno figlio di Achille. Accompagnato da Ulisse (Sofocle, Filottete), o da Diomede, va a Lemno e persuade Filottete a venire in soccorso dei Greci; uccide Telefo in battaglia e nella gioia della vittoria inventa la danza pirrica; è uno dei guerrieri che penetrano in Troia nel cavallo di legno e nella distruzione della città è il più feroce dei Greci: uccide Elaso, Astinoo, Eioneo, Corebo, Agenore, Astianatte, Priamo e sacrifica Polissena ai mani di Achille. Come preda di guerra ebbe la vedova di Ettore, Andromaca.
Sul suo ritorno abbiamo svariate notizie: nell'Odissea (III, 189), torna nel regno paterno, dopo essere stato per breve tempo re dei Molossi (I, 259), e sposa Ermione, che gli era stata promessa da Menelao. Nei Nosti, per consiglio di Tetide (secondo altri di Eleno), va in Epiro, e, vinti i Molossi, ne diventa re. Secondo i tragici (Euripide e, forse, Sofocle) N. sarebbe invece partito da Troia per portare aiuto al nonno Peleo.
N. non ebbe figli da Ermione; da Andromaca ebbe un figlio, Molosso, da cui prese il nome la regione, o, secondo altri, tre figli, uno dei quali, Pergamo, era creduto il fondatore della dinastia pergamena.
N., andato a Delfi a consultare l'oracolo o a saccheggiare il tesoro delfico, fu ucciso per istigazione di Oreste, geloso a causa di Ermione, che gli era stata promessa. A Delfi si mostravano la tomba di N. e l'altare su cui era stato ucciso e si facevano feste in suo onore.
I tragici greci e latini s'ispirarono particolarmente a due episodî della vita di N.: la partenza da Sciro (Sofocle, Mimnermo, Nicomaco, Accio) e la sua morte (Filocle, Teognide, Sofocle, Euripide, Alessandro d'Etolia, Sosifane, Livio Andronico, Pacuvio, Seneca). Le arti figurate, specialmente la pittura vascolare, preferirono soprattutto rappresentare N. nei varî episodi della guerra di Troia e particolarmente nella distruzione della città.
In Etruria, N., sotto il nome di Nevtlane, fu raffigurato sopra uno specchio (Gerhard, Etrusk. Spiegel, III, tav. CCXXX).
Bibl.: P. Weizsaecker, in Roscher, Lexikon der Griech. u. Röm. Myth., III, pp. 167-76 con una lista, incompleta, dei monumenti sui quali N. è raffigurato; W. Deecke, ibid., III, p. 302; C. Robert, Die griechische Heldensage, III, ii, i, Berlino 1923, pp. 1218-25 e III, ii, 2, 1926, pp. 1453-69.